La comunicazione spontanea, originale quanto efficace del team dell’Associazione Classical Rights (ragazze milanesi ben al di sotto dei venticinque anni) si è declinata nei giorni precedenti al Festival “Il diritto di suonare” soprattutto sui social media; nei video di presentazione le giovani organizzatrici chiedevano ai passanti, per le vie di Milano, di fare i nomi di compositrici del presente e del passato o di direttrici d’orchestra. Le risposte hanno rivelato una generale impreparazione sull’argomento, e proprio per colmare queste lacune il Festival si proponeva, nel corso delle tre giornate di svolgimento (7-9 giugno) di contribuire all’abbattimento degli stereotipi di genere nell’ambito della musica d’arte. Tutti gli appuntamenti sono stati preceduti da interessanti prolusioni in cui il pubblico ha avuto modo di ascoltare gli esiti di alcune ricerche in cui si evidenzia quanto la musica sia ancora appannaggio prevalente della componente maschile. Nessuna grande orchestra, ad esempio, può vantare più del 40% di professoresse in organico, ed è ben noto che la maggior parte dei direttori d’orchestra siano uomini.
Nasce dunque da un gruppo di attente organizzatrici, guidate da Ginevra Costantini Negri, l’esigenza di portare questo messaggio di inclusione ed uguaglianza nel corso di un Festival che rappresenta un unicum nel panorama italiano. Nel corso di tre intense giornate il Festival ha portato esecutrici ed esecutori in alcuni luoghi deputati all’esecuzione musicale (Fabbrica del Vapore, Teatro dal Verme, Amici del Loggione del Teatro alla Scala) ma soprattutto ha gioiosamente invaso la città con flash mob annunciati online e con appuntamenti all’aperto in luoghi meno noti delle periferie urbane (Villa Litta, il Parco Trotter, Villa Scheibler) che hanno visto un notevole afflusso di pubblico. Il Festival, che è stato realizzato con il patrocinio e la collaborazione del Comune di Milano e dell’Accademia Teatro alla Scala ha avuto nella serata del giorno 8 al Teatro Dal Verme il suo culmine. Attesa per il suo debutto milanese (prima donna di colore a dirigere in città) Glass Marcano (una vera diva in Venezuela, ancora relativamente poco nota in Europa) ha trascinato il folto pubblico in un’esecuzione piena di energia della Quarta sinfonia di Ciaikovski, alternata a brani di compositrici contemporanee (Johanna Doderer, Florence Price); da ricordare la prova semplicemente impeccabile dell’Orchestra dell’Accademia del Teatro alla Scala, che ha saputo seguire la direttrice con esemplare pulizia di suono e precisione. Un Festival divertente ed emozionante che ha coinvolto numerosi esecutori di alto livello (Trio Kaufman, Maat Sax Quartet, Quartetto Monet, Emanuele Raviol, l’ensemble Ad Astra e numerosi altri) ma ha soprattutto mostrato la via per una divulgazione musicale consapevole, inclusiva ma mai pedante. Auspichiamo nuove edizioni, magari alla scoperta di grandi compositrici del passato (molte le lombarde), segnalando che, a coronamento dell’attività organizzativa e per l’alto valore sociale della manifestazione, il Presidente Sergio Mattarella ha conferito al Festival la prestigiosa Medaglia di Rappresentanza della Repubblica.
Raffaele Voltore