BEETHOVEN Sonata per violino e pianoforte n. 5 op. 24 “La primavera” RAVEL Tzigane. Rhapsodie de Concert SARASATE Fantasia sulla Carmen op. 25 violino Anna Tifu pianoforte Giuseppe Andaloro
Milano, Conservatorio, Sala Verdi, 24 giugno 2020
Mentre le piazze sono affollate dal popolo degli aperitivi e della movida, per tacere dei deliri della folla calcistica, assiepata a strati come se nulla fosse successo in questi mesi, la Sala Verdi del Conservatorio di Milano (1580 posti) deve limitare a 200 persone la propria capienza, con gli spettatori talmente distanziati da rendere piuttosto surreale la situazione: così da costringere la valorosa Società dei Concerti, che con questo appuntamento è ripartita (il concerto aveva appunto il sottotitolo “Daccapo”), a proporre l’esibizione del duo Tifu-Andaloro sia alle 17:45 che alle 20:45, come se fossero le proiezioni di un film, e a non stampare programmi di sala perché potenziali vettori di contagio (giuro, non scherzo). Pazienza, passerà anche questo. Ma per il resto, solo note — appunto — positive: non solo i due musicisti si sono mostrati in forma smagliante a livello digitale e forti di un’intesa maturata in tanti anni di lavoro comune, ma mi sono parsi maturati e totalmente a loro agio. Subito, con la celebre Primavera beethoveniana, non solo si ammirava la lucentezza timbrica e la scioltezza del fraseggio della Tifu, ma si avvertiva anche che la differenza di personalità con il suo partner — più incline all’uniformità e all’eleganza di fraseggio lei, più interessato a sottolineare increspature e asperità lui — era proprio quello che dava spinta continua alla linea musicale. Il secondo movimento, l’Adagio molto espressivo, era uno squisito, tenero trasecolare fra accenni e increspature, perfetto contrasto al brevissimo Scherzo che, nel suo formicolante incedere, sembra anticipare Mendelssohn: e il Finale guizzante, sereno, quasi sorgivo nel suo procedere, era l’ovvia conclusione di un’esecuzione davvero da ricordare.
Anche nella Tzigane di Ravel, che il duo Tifu-Andaloro ha inciso in CD per Warner, l’esecuzione mi è parsa più matura rispetto al passato: mantenuto immacolato l’armamentario virtuosistico di corde doppie, armonici e pizzicati con la sinistra, la violinista sarda trova qui accenti più spontanei, un colore più intenso e un senso del canto in perfetto equilibrio tra improvvisazione zingaresca e la relativa cristallizzazione raveliana. La Carmen di Sarasate è, ovviamente, uno showpiece: ma ascoltarlo con tale impeto e tale brillantezza riscatta senza dubbio qualsiasi obiezione sul valore di questa musica. Al grandissimo successo, sono seguiti i bis (in realtà annunciati già all’inizio del concerto…): il finale della Seconda sonata di Ysaÿe per la Tifu, una curiosa trascrizione à la Rachmaninov di Bohemian Rhapsody per Andaloro e — dedicata ad Ezio Bosso — la Méditation dalla Thaïs di Massenet, molto eloquente nella bellezza di legato e portamenti e molto elegante nell’assenza di eccessivi sdolcinamenti. Appuntamento alla settimana prossima col duo Fliter-Dressler.
Nicola Cattò