PROKOFIEV Ouverture su temi ebraici in do minore op. 34 MENDELSSOHN Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 in sol minore op. 25 BEN-HAIM Sinfonia n. 1 pianoforte Ying Li Stuttgarter Philharmoniker, direttore Dan Ettinger
Conservatorio di Milano, Sala Verdi, 7 giugno 2023
Un programma prezioso, finalmente lontano dalla solita successione di limitatissimi “cavalli di battaglia” che vengono ripetuti all’infinito in troppe stagioni concertistiche, è stato proposto in chiusura di stagione dalla Fondazione La Società dei Concerti, che ha visto la partecipazione di un’ottima orchestra come i Filarmonici di Stoccarda e la vincitrice della prima edizione del Premio Mormone, la pianista cinese Ying Li. La quale, più che nel Secondo di Rachmaninov che le aveva garantito la vittoria in quella serata scaligera di due anni fa, trova nel Primo di Mendelssohn una partitura ben più adatta per farne risaltare le doti (quantomeno attuali): Ying Li, infatti, non è certo una pianista di grande potenza o dalla palette coloristica diabolicamente sfumata, ma è dotata invece di una digitalità di invidiabile brillìo e di una cantabilità insieme sobria e intensa. Ecco quindi che il vorticare virtuosistico dei due movimenti esterni del Concerto mendelssohniano la trovano non solo tecnicamente prontissima, ma capace di mettere in mostra un gioco perlato e una certa sorridente nonchalance che sono adattissime a cogliere lo spirito della pagina; e, al contrario, l’Andante centrale ne enfatizza la capacità di affondare nel tasto con gusto e pienezza di canto, senza mai esagerare in sentimentalisimi fuori luogo. Peccato che Dan Ettinger abbia insistito a mio avviso in maniera eccessiva su sonorità incalzanti, su fraseggi infuocati e in genere nella creazione di un clima survoltato che non solo spostava il perfetto equilibrio Biedermeier del Concerto, ma metteva la sua solista talvolta in difficoltà (soprattutto per i pesi sonori). Grande successo per la pianista cinese, coronato da un’ottima esecuzione della trascrizione di Rachmaninov dello Scherzo dal Sogno di Mendelssohn.
Dopo l’intervallo, una vera chicca (non so dire se si sia trattato di una prima milanese o addirittura italiana: il sospetto è forte), ossia la Prima sinfonia di Paul Ben-Haim, compositore nato a Monaco di Baviera nel 1897, allievo di Friedrich Klose, assistente di Walter e Knappertsbusch, e poi emigrato in Palestina nel 1933 (per gli ovvi motivi). Scritta tra il 1939 e il 1940, questa partitura (recentemente riportata alla luce anche da Lahav Shani in un’incisione DG) in tre movimenti vede una solidità di impianto tardo-romantico fusa ad un uso pervasivo di melodie mediorientali, specie nel movimento centrale. Musica di qualità, a tratti un po’ ingenua nella sua tonante retorica, dall’orchestrazione sovrabbondante (clarinetto basso, controfagotto, ottoni, percussioni…) e non sempre in maniera motivata, ha bisogno di un’orchestra di ottima qualità e di un direttore che ne esalti le potenzialità: esattamente quello che ha trovato in Dan Ettinger e nei Filarmonici di Stoccarda, più inclini alla sintesi che al dettaglio, ma sempre compatti, estremamente professionali e a tratti travolgenti. Un’esecuzione certo diversa da quella citata di Shani (più raffinata e stratificata) ma forse più adatta a nascondere certe ingenuità della partitura. E infine, a completare un programma tutto a tema ebraico, non posso non ricordare la pagina con cui la serata si è aperta, ossia l’Ouverture su temi ebraici di Prokofiev, presentata nella sua seconda versione: un piccolo gioiello di malizia e intensità espressiva.
Nicola Cattò
Foto: Camilla Borò