PUCCINI Madama Butterfly A. Pérez, S. Pirgu, M. Comparato, E. Petti, P. Antognetti, I. Song, L. Ulloa; Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo, direttore Dan Ettinger regia Ferzan Özpetek scene Sergio Tramonti costumi Alessandro Lai luci Pasquale Mari
Napoli, Teatro di San Carlo, 12 settembre 2023
La notizia che il giudice del lavoro di Napoli ha rimesso in sella Lissner arriva a poche ore dall’inizio di questa Butterfly, e diventa (ma solo per un po’), l’argomento delle chiacchiere tra i corridoi della platea. I commenti sono tutti tra l’ironico e il disincantato (la battuta sui due Papi gira alla grande), senza picchi polemici, come a dire: ci si può attendere di tutto ormai, nel Gran Teatro Italia (cit. Alberto Mattioli).
Poi, dopo un doveroso minuto di silenzio dedicato al giovane musicista Giovanbattista Cutolo, ucciso pochi giorni fa a Napoli per futilissimi motivi, si passa all’allestimento di Özpetek, regista italo-turco ogni tanto prestato all’opera (questa produzione risale al 2019).
La sua lettura del personaggio di Cio-Cio-San rimane piuttosto inconsueta: una giovane, ingenua adolescente che l’amore trasforma improvvisamente in una donna consapevole e fiera della sua dignità di donna e ancor più della sua sessualità, indotta in questo dalle arti seduttive di Pinkerton.
Nel duetto del finale primo con l’ufficiale di marina, il regista ci mostra plasticamente questa metamorfosi, presentandoci i due amanti che fanno l’amore praticamente nudi. Una scena realizzata con naturalezza, niente affatto conturbante, che ha ricevuto un caloroso applauso.
Tuttavia, indipendentemente da questa interpretazione poco convenzionale (ma ormai quale regia d’opera lo è più?), Madama Butterfly è così popolare e amata che in ogni produzione sia il pubblico che gli artisti sono sempre completamente presi dalla toccante tragedia. Özpetek, insieme al direttore Ettinger, ha agevolato questo coinvolgimento, permettendo al pubblico di immergersi nella musica e nella storia in modo totale.
Le scenografie di Sergio Tramonti erano attraenti, richiamando con intelligenza ambientazioni giapponesi: due imponenti pareti in movimento, l’oceano in tempesta sullo sfondo e un’atmosfera esotica e affascinante amplificata dall’abile uso delle luci di Pasquale Mari. Anche i costumi, creati da Alessandro Lai, erano credibilmente veri.
Al debutto nella parte, il soprano Ailyn Pérez ha incominciato in modo un po’ incerto, e con qualche sfumatura leggermente aspra nel tono. Poi è cresciuta e ha dimostrato l’abilità e l’energia necessarie per rimanere in scena per l’intera opera: in occasione dell’aria più attesa “Un bel dì vedremo” ha ampiamente risposto alle aspettative del pubblico, come anche nella toccante scena con Sharpless, in cui il console le fa capire che Pinkerton non tornerà.
La Pérez dimostra un’ottima tecnica unita ad un timbro di buona qualità, e risponde vocalmente più alle esigenze drammaturgiche del regista di una donna volitiva, che a quella delicatezza di ingenua sognatrice (con conseguente, più attenuata vocalità) a cui altre interpreti ci hanno abituato. Ma non si sa mai, è una lettura del personaggio che può anche fare adepte in futuro.
Il tenore albanese Saimir Pirgu ha mostrato ancora una volta di essere a suo agio nel ruolo di Pinkerton, con un bel timbro pieno, fraseggi e acuti ben padroneggiati, specie in “Dovunque al mondo”. Buona anche l’armonia con la Pérez. Ha reso il personaggio più sfaccettato rispetto alla rappresentazione tradizionale. Alla fine, il Pinkerton di Pirgu sembrava sinceramente sopraffatto dai suoi rimorsi e dalla sua mancanza di valori, rendendo la sua interpretazione più intimisticamente autentica.
Ernesto Petti ha offerto la sua elegante voce baritonale al ruolo di Sharpless, dandone una lettura più articolata e profonda, meno superficialmente caricaturale di come a volte si fa; il suo console compassionevole fa da contraltare all’insensibilità di Pinkerton, con una vocalità e una recitazione misurate e coerenti.
Marina Comparato ha fornito una interpretazione di grande spessore di Suzuki, aggiungendo al ruolo di amica devota un’attrazione quasi sensuale per Cio-Cio-San, tratto che si rifletteva naturalmente in una vocalità corposa, ed una emissione e un timbro sempre di grande pregio.
Il basso Ildo Song ha dato vita all’imperioso Bonzo, mentre Paolo Antognetti ha interpretato l’astuto Goro, il mediatore matrimoniale. Laura Ulloa, ha delineato Kate Pinkerton con le poche battute concesse al personaggio, con una buona presenza drammatica.
Per quanto riguarda l’esecuzione musicale, Dan Ettinger ha diretto con mano ferma e spedita la partitura di Puccini, che spazia tra una varietà di stili e forme. Il direttore ha enfatizzato l’atmosfera orientale attraverso l’uso sapiente dei volumi e delle agogiche, seguito da orchestra e coro del San Carlo in ottima forma.
Lorenzo Fiorito