KODÁLY Danze di Galánta RACHMANINOV Concerto n. 1 per pianoforte e orchestra in fa diesis minore op. 1 BARTÓK Concerto per orchestra, BB 123 (SZ 116) pianoforte Alexandre Kantorow Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, direttore Thomas Guggeis
Torino, Auditorium Rai Arturo Toscanini, 20 aprile 2023
Il giovane direttore d’orchestra tedesco Thomas Guggeis sale sul palco senza dar segno di badare ai calorosi applausi che lo accolgono, già immerso com’è nella temperie della serata; sferra quindi l’attacco del movimento introduttivo alle cinque Danze di Galánta che Kodály compose nel 1933 (Galánta è il nome del piccolo borgo sito nell’attuale Repubblica Slovacca, grossomodo a metà strada tra Vienna e Budapest, in cui il compositore trascorse diversi anni della sua infanzia) e il pubblico si trova improvvisamente avvolto da intriganti atmosfere orientali (secondo l’accezione ancora ottocentesca), atmosfere sontuosamente disegnate dagli archi, e ben più dagli archi che dalla bacchetta di chi li conduce, il quale in particolare nella prima fase del concerto non sempre è parso tenere veramente in pugno la situazione.
Negli ultimi quindici anni abbiamo avuto modo di seguire l’evoluzione dell’Orchestra Sinfonica della Rai con una certa frequenza e costanza, potendo apprezzare la maturazione e il rafforzamento dell’identità sonora ed estetica di quella che tuttavia già un tempo era una compagine robusta ed esperta, duttile e versatile. In queste danze kodaliane l’orchestra guidata da Guggeis mostra prontezza e ottima articolazione ritmica, nonostante il gesto non sempre fluido dello stesso direttore tedesco. Le brevi danze del compositore ungherese sono seguite dal Primo concerto di Sergej Rachmaninov, che il pubblico non ha la possibilità di ascoltare con molta frequenza, per usare un eufemismo (non soltanto il pubblico Rai o quello torinese in genere), composizione giovanile, anzi adolescenziale del pianista-compositore russo, poi ripresa in mano da un Rachmaninov quarantenne che tra le altre cose ne riformulerà parzialmente la concezione virtuosistica, facendo tra l’altro intravedere meglio l’autore dei ben più celebri ed eseguiti Secondo e Terzo concerto. A eseguire questo Primo concerto è un pianista esordiente sul palco Rai (come Guggeis del resto) ma già noto al pubblico internazionale da almeno qualche anno, cioè da quando nel 2019 ottenne la medaglia d’oro al concorso Čajkovskij: si tratta del francese Alexandre Kantorow, che ascoltiamo dal vivo per la prima volta e che ci ha davvero ben impressionato; sin dalle prime battute l’impressione è quella di trovarsi al cospetto di un musicista dall’ottimo controllo dei mezzi tecnici, un suono pieno e mai pestato, un artista assai dotato e istintivo ma di un istinto temperato dalla professionalità e da una tecnica ferratissima. Il movimento centrale esordisce con un’atmosfera che ha qualcosa di wagneriano, tanto per la natura dell’incipit del corno quanto per l’ambientazione creata dall’intervento degli archi (mentre nella versione giovanile l’esordio era affidato al clarinetto). Dopo il primo, funambolico movimento, è proprio nell’Andante che Kantorow coglie la possibilità di mettere in mostra un lirismo pieno ma tuttavia non eccessivo, non retorico, talvolta quasi fosse un modo di suonare Rachmaninov con sguardo rivolto, poniamo, a Ligeti, un Rachmaninov che per certi aspetti è stato considerato e persino criticato sostanzialmente quale scampolo di un Romanticismo sopravvissuto sino al XX secolo. Ad ogni modo Kantorow esprime qui un cantabile sobrio, mai però freddo. Nel complesso si tratta di un’esecuzione brillante e misurata.
E veniamo al brano conclusivo, quello presumibilmente più impegnativo per Thomas Guggeis, e cioè il Concerto per orchestra di Bartók, che il pubblico Rai può ascoltare dopo l’intervallo e dopo cinque anni dall’ultima esecuzione (ciò che avvenne nel novembre 2018 sotto la guida di Heinz Holliger). Guggeis è certamente un direttore preparato ma tuttavia ancora per certi versi acerbo, forse eccessivamente prudente, addirittura scolastico in certi frangenti. Certo, si tratta di una bacchetta ancora molto giovane (è nato nel 1993) ma tuttavia questa sera non mi pare abbia messo in campo il carisma e la sicurezza già mostrata da alcuni colleghi suoi coetanei o di poco più anziani. D’altra parte si percepisce in Guggeis un musicista che sa quello che fa; proveremo a tenerlo d’occhio.
Marco Testa
Foto: PiùLuce