IVES The Unanswered Question MOZART Concerto per pianoforte e orchestra n. 23 in la maggiore K 488 BRAHMS Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 73 Filarmonica della Scala, direttore e pianoforte Lahav Shani
Milano, Teatro alla Scala, 23 maggio 2022
Acclamatissimo debutto sul podio della Filarmonica per Lahav Shani, fautore di un programma complesso e ricco di riflessioni filosofiche che vanno oltre l’aspetto musicale, per affacciarsi sulle eterne domande dell’uomo di fronte alla complessità della vita.
Questo vale fin dal primo brano proposto, di raro ascolto, una delle opere più enigmatiche del genio di Charles Ives: The Unanswered Question, titolo noto agli appassionati per esser stato utilizzato da Leonard Bernstein per un ampio ciclo di lezioni dedicate all’approccio musicale. Ives struttura il brano suddividendo su tre livelli la costruzione artistica del pezzo: agli archi il muto etere celeste della sapienza, alla tromba l’eterna domanda, ai fiati il caos della ricerca intellettuale. L’approdo finale ad una ennesima domanda cui non scaturisce più alcun suono, lascia il tutto in una sospesa angoscia.
L’esecuzione, sin dal pianissimo iniziale, pur inframmezzata dai brusii in sala degli ultimi ritardatari, è stata densa e ben concentrata: parco il gesto di Shani, attenta l’orchestra, equilibrata nelle sezioni senza alcuna sbavatura nei passi solistici.
Il concerto in la maggiore di Mozart potrebbe portare in una diversa dimensione, più elegante, raffinata, salottiera. Il secondo movimento, invece, spiazza l’ascoltatore costringendolo a seguire il compositore austriaco in uno dei suoi angoscianti percorsi sul confine tra l’essere e il nulla che, di tanto in tanto, caratterizzano le sue composizioni, dando l’impressione di un momentaneo stacco dalla realtà per librarsi su vette verso le quali è difficile adattarsi. Lahav Shani si presenta quale solista oltre che direttore, dando buona prova delle proprie qualità di interprete al pianoforte: un suono perlaceo, rotondo, ottimo fraseggio, ben calato nello stile mozartiano, pur non eccedendo in virtuosismo laddove si sarebbe potuto lasciar coinvolgere maggiormente. Eccellente, invece, l’esecuzione orchestrale, con una impostazione cui, oggi, si è meno abituati: archi sonori, con un vibrato corretto, ma non assente, fraseggio ricercato, timbro dal gusto tipico mozartiano.
Con la Seconda sinfonia di Brahms la sonorità cambia ancora, diventa carica di inflessioni malinconiche, con archi che si accendono di corrusca passione e di meditata riflessione, ottoni bruniti, legni declinanti sempre verso la nostalgia: è un Brahms tutto giocato sui chiaroscuri, delicato e dolce dei movimenti centrali, più intenso nel primo e di sfavillante giocosità nel finale. La lettura di Shani è più rivolta verso la fine dell’Ottocento, tardo romantica, poco bucolica o liederistica, come altrimenti si potrebbe ascoltare.
Applausi convinti ed entusiastici sull’ultimo accordo della sinfonia e numerose chiamate da parte del pubblico, che ha dato così un caloroso benvenuto al musicista israeliano, del quale si confida di ascoltare nuove prove nelle prossime stagioni.
Emanuele Amoroso
Foto: Hanninen