PROKOFIEV Concerto n. 3 per pianoforte e orchestra BEETHOVEN Sinfonia n. 3 “Eroica” pianoforte Daniil Trifonov Filarmonica della Scala, direttore Daniel Harding
Milano, Teatro alla Scala 21 maggio 2018
Sono rare le occasioni le occasioni nelle quali si fa Musica con la M maiuscola. Ma quando capitano vanno cerchiare in rosso. È accaduto l’altra sera alla Scala, in una serata da non dimenticare al termine della quale i meriti artistici vanno equamente distribuiti tra solista, direzione, orchestra (l’ordine delle citazioni non ha una valenza gerarchica). A chi come il sottoscritto non aveva mai ascoltato dal vivo il ventisettenne pianista russo la sua esecuzione dell’impervio Concerto n. 3 di Prokofiev è apparsa di una bellezza travolgente e raffinata insieme. Se è vero che solo chi è in possesso di una tecnica pianistica superba possa affrontare una pagina qualsiasi di quello che per una certa critica americana degli anni Venti-Trenta era un “barbaro cosacco dalle dita d’acciaio”, è anche vero che a questa qualità va affiancata la capacità di dare un senso creativo allo spettacolare virtuosismo sparso a piene mani in quella partitura (l’ingresso del solista nel primo tempo e dalla ripresa del tema sino alla fine nell’ultimo). In Trifonov la musicalità della quale è in possesso per dote naturale gli ha consentito di sottrarsi al pericolo di un virtuosismo muscolare fine a se stesso del quale, al contrario, si è servito per esaltare tutte le sfumature ritmiche, timbriche e, perché no, squisitamente sonore della scrittura di Prokofiev. Le cinque variazioni del movimento centrale marcato Andantino ne sono state una prova lampante, in quanto a ognuna è stato conferito il carattere che le appartiene: lirico, grottesco, sospeso e così via.
Per un esito così felice dell’esecuzione di Trifonov decisivo è stato il contributo della direzione di Harding, che alla guida di una Filarmonica in forma smagliante in ogni sua sezione ha presentato nella seconda parte del concerto una Eroica superba, al punto da fare dell’ultimo tempo da molti direttori esasperatamente “pompato” una pagina ricca di sottigliezze armoniche, dinamiche e agogiche. Da sottolineare infine la raffinatezza con la quale Harding non non solo ha affrontato i molti passaggi cameristici della partitura ma ha sottratto la Marcia funebre: Adagio assai del secondo movimento alla retorica che spesso ne appiattisce i tratti diversi che pure la caratterizzano (dalla meditazione alla fanfara alla fuga). Un’Eroica dunque finalmente restituita alla sua bellezza, grandiosa e intima insieme, con il contributo decisivo di una Filarmonica quale da tempo non si è avuta la fortuna di ascoltare.
Ettore Napoli
(Foto: G. Hanninen)