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GLUCK Orfeo ed Euridice, V. Pitts, T. Raftis, S. Frigato; Orchestra e Coro del Teatro Lirico di Cagliari direttore George Petrou, regia e costumi Nicola Berloffa, scene Aurelio Colombo, luci Valerio Tiberi, coreografia Luigia Frattaroli.
Cagliari, Teatro Lirico, 11 novembre 2021
L’Orfeo ed Euridice di Gluck è una delle poche opere settecentesche presente con una certa regolarità nei cartelloni lirici europei fin dalla sua prima messa in scena a Vienna nel 1762. Tra revisioni e rimaneggiamenti, tuttavia, negli oltre 250 anni che ci separano dal suo debutto, l’opera ha sostenuto mutamenti così consistenti e variegati da dover precisare doverosamente a quale Orfeo ed Euridice ci si riferisce quando si parla del capolavoro gluckiano. Quattro sono infatti le fondamentali versioni: l’edizione viennese originale del 1762, protagonista il castrato Gaetano Guadagni; la rielaborazione approntata dallo stesso Gluck nel 1774 per il pubblico di Parigi, con traduzione del testo in francese; la revisione di questa seconda versione, operata da Berlioz nel 1859 (in cui la parte di Orfeo viene trascritta per contralto) e la versione stampata da Ricordi nel 1889 con ritraduzione in italiano della seconda versione e svariate aggiunte e rifacimenti.
Accantonando la pretesa di veder eliminati i rischiosi problemi connessi alla ricreazione di un lavoro tanto complesso, è stata la versione di Ricordi (la più usata, nonostante le modifiche apportate) a essere impiegata a Cagliari in occasione del sesto appuntamento di “Autunno in musica 2021”, l’attività musicale del Teatro Lirico di Cagliari che sostituisce gli spettacoli pianificati e poi cancellati della Stagione concertistica e della Stagione lirica e di balletto.
Le 7 recite in programma dell’Orfeo ed Euridice prevedevano un nuovo allestimento del Lirico di Cagliari, con la regia e i costumi di Nicola Berloffa. Ben sostenuto da Aurelio Colombo (scene), Valerio Tiberi (luci) e da Luigia Frattaroli (coreografia), Berloffa – autore anche dei costumi settecenteschi – ha scelto una chiave espressiva molto sobria, consentendo a protagonisti, coro e danzatrici di muoversi tra pochi elementi immersi in una scena enigmatica e rigorosa, al centro della quale scorreva una pedana mobile che, nel suo fluire, evocava un tempo “altro”. Il risultato è stato eccellente, risolvendo modernamente i problemi posti da un labirinto filologico quanto mai insidioso, perché l’Orfeo di Gluck non è più un’opera per una piccola corte tardo-rinascimentale, ma un lavoro destinato alla grande corte di Vienna di Maria Teresa d’Austria, la cui politica intendeva riformare ogni aspetto della vita civile e quindi anche il teatro musicale.
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Un ritorno alle logiche dell’opera alle sue origini, per questa prima testimonianza della cosiddetta Riforma gluckiana dell’opera seria, che mette anche un freno alle inverosimiglianze barocche e seleziona drasticamente il numero dei cantanti in scena, proponendo uno stile di canto più lineare e più favorevole alla comunicazione dei sentimenti e delle azioni. Un’opera rivoluzionaria, dunque, diretta in modo duttile dal direttore greco George Petrou, considerato uno dei più sensibili interpreti del repertorio barocco. Petrou, al suo debutto a Cagliari, ha optato per un pregevole bilanciamento tra sonorità maestosamente neoclassiche e ritmo inquieto, cangiante, ricco di ombreggiature anche nelle campate più ampie della preziosa partitura. Molto apprezzata la prova dell’Orchestra e del Coro del Lirico (guidato da Giovanni Andreoli), interlocutori decisivi di Orfeo e capaci entrambi di esprimere un’intensa drammaticità.
Al centro del dramma dominava ovviamente l’Orfeo di Victória Pitts, interprete determinata ma mai eccessiva, di ottime qualità timbriche e accurata nella preparazione musicale: le sfumature, gli accenti, le singole pause, esprimevano tutto l’amore che guida l’azione del tenace protagonista. In questo affresco tanto affascinante quanto complesso da realizzare, dove tutto è giocato sulle sfumature delle interpretazioni sonore e visive, ha svolto un ruolo coinvolgente l’elegante Theodora Raftis (Euridice) mentre Silvia Frigato (Amore) ha sfoderato esuberanza e musicalità.
Repliche fino al 20 novembre per un’opera da non perdere, che ha riscosso un grande consenso di pubblico.
Myriam Quaquero
Foto: Priamo Tolu