
Tutte le notti, tutte le notti mi svegliavo… Opera per la memoria dedicata ai martiri delle Fosse Ardeatine. Testo Sandro Cappelletto musica Matteo D’Amico Matilde Bernardi (voce recitante), Patrizia Polia, Giulia Peri e Chiara Osella (voci femminili), David Simonacci (violino), Michele Chiapperino (violoncello), Luca Cipriano (clarinetto), Marco Scolastra (pianoforte); direttore Fabio Maestri
Roma, Teatro Palladium, 24 marzo 2025; DAMS Music Festival in collaborazione con l’Accademia Filarmonica Romana e con Zetema
Non capita spesso che la musica si faccia testimonianza civile ed etica, ricordo perenne in pietra sonora di tragici avvenimenti. Ma quando questo avviene, e con una sinergia di qualità, si esce rassicurati che il drammatico passato non possa più ripetersi. E la musica contribuisce alla memoria determinando emozioni e riflessioni postume eternamente valide. Lo dimostra sin dal titolo questa quarta edizione del DAMS Music Festival che suona “Musica e/è libertà”.
E meglio non poteva darsi sul tema dell’opera inaugurale del DAMS Music Festival 2025 (24-29 marzo), calibrato con maestria da Luca Aversano, musicologo raffinato e dinamico direttore del Dipartimento di Filosofia, Comunicazione e Spettacolo dell’Università di Roma Tre, ospitato nel Teatro Palladium, palcoscenico della terza università romana, nel cuore del popolare quartiere della Garbatella.
Nel giorno del barbaro eccidio (24 marzo 1944) seguito all’attentato di via Rasella, dopo 81 anni si ricorda in musica quel tragico avvenimento che, per una vile rappresaglia, costò la vita a 335 persone rastrellare frettolosamente tra Regina Coeli e le carceri di via Tasso a San Giovanni. Il fil rouge della narrazione, snocciolata con bravura e partecipazione dalla giovane attrice Matilde Bernardi, è il vivido racconto, desunto dal documentato volume di Alessandro Portelli (L’ordine è stato già eseguito), della figlia di una vittima che evoca come in un cupo flashback tutta la vicenda sino al faticoso ritrovamento e riconoscimento dei corpi martoriati. La narrazione, stilata con mano esperta da Sandro Cappelletto, si apre a squarci vocali (a tre voci femminili) con testi eterogenei in latino, greco ed ebraico dai Salmi, dalla Bibbia ma anche inaspettatamente dalle Troiane di Euripide (il lamento di Ecuba) e con una rasserenante citazione dell’Arianna a Nasso di Hofmannsthal.
La musica di D’Amico, affidata a un violino, un violoncello, clarinetti assortiti e un chiaroscurato pianoforte (Marco Scolastra), è potente, evocativa, intessuta di filiformi brandelli tematici, cupamente intrisa del dramma. Il segreto della felice riuscita, oltre alla diligente e puntuale direzione dell’esperto Fabio Maestri, è proprio nella felice commistione di elementi diversi (parola recitata, parola cantata, suono di assortiti strumenti) in uno studiato equilibrio di crescente pathos. D’Amico, che festeggia ora le sue 70 primavere, riesce difatti come compositore ad essere contemporaneo ma al contempo comunicativo, avvalendosi anche di testi ben calibrati. Alla fine, non sono mancati applausi misti a commozione. Purché la storia continui ad insegnare.
Lorenzo Tozzi