Il trionfo di Nadine Sierra nel “Roméo” al San Carlo

GOUNOD Roméo et Juliette N. Sierra, J. Camarena, G. Buratto, A. Arduini, C. Piva, M, Kurmanbayev, M. Ciaponi, A. Vestri, A. Dell’Omo; Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo,direttore Sesto Quatrini regia Giorgia Guerra scene Federica Parolini costumi Lorena Marín luci Fiammetta Baldiserri videoproiezioni Imaginarium Studio

Napoli, Teatro di San Carlo, 15 febbraio 2025

Il Teatro San Carlo ha ospitato una produzione di Roméo et Juliette di Gounod che sembra destinata a rimanere a lungo nella memoria degli spettatori. E non solo perché questa messinscena, coprodotta da ABAO Opera di Bilbao e Opera di Oviedo, (debuttò a Bilbao nel 2023), ha rappresentato, curiosamente, la prima rappresentazione dell’opera a Napoli dalla sua prima a Parigi nel 1867.

La regia di Giorgia Guerra (anche lei debuttante a Napoli) ha privilegiato la chiarezza narrativa, permettendo al dramma di svilupparsi attraverso una drammaturgia essenziale ma suggestiva, senza forzature né esagerazioni, anzi creando un’atmosfera poetica e contemplativa, con l’ausilio di una scenografia senza fronzoli. La scena era uno spoglio contenitore senza riferimenti temporali, al cui centro incombeva una torre, simbolo dell’oppressivo clima di odio tra famiglie rivali, che diventa camera e balcone di Juliette ed alla fine pietra tombale che cala sui due giovani. Già il prologo col coro, primo momento cruciale dell’opera, ha sancito il tono lirico dell’allestimento, introducendoci ad esso quasi con amorevole premura. Dalle scene di Federica Parolini, con videoproiezioni dell’Imaginarium Studio, alle luci di Fiammetta Baldiserri fino ai costumi d’epoca di Lorena Marín, tutto ha contribuito a definire con sobrietà l’identità visiva dello spettacolo, supportando la visione della regista

Il fulcro su cui si è fondata la serata è stata la straordinaria interpretazione di Nadine Sierra della giovane, sventurata amante. La sua Juliette ha tracciato un complesso arco emotivo, dalla freschezza dell’amore giovanile al destino tragico. La sua voce ha dato vita a ogni sfumatura del personaggio, combinando virtuosismo tecnico e profondità interpretativa in una sintesi che ha catturato il pubblico dalla prima all’ultima nota.

L’eccellenza tecnica della Sierra si è manifestata in ogni aspetto della sua performance, dalla padronanza del controllo vocale alla straordinaria precisione nei passaggi di coloratura più complessi. La prova del soprano si è sviluppata attorno a due momenti chiave, che hanno messo in luce la sua capacità di evoluzione drammatica. Nell’aria “Je veux vivre”, la Sierra ha catturato l’essenza della giovane Juliette con una freschezza che è andata oltre la mera esecuzione tecnica. La sua voce ha dipinto il ritratto di un’adolescente piena di vita e speranza, preannunciando quasi l’imminente tragedia. Ma il momento più intenso è arrivato nel quarto atto, con “Amour, ranime mon courage” (bissata a grandissima richiesta), dove la Sierra ha rivelato una Juliette trasformata: una giovane donna che affronta il suo destino con tragica determinazione. La sua esecuzione ha trasmesso sia la fragilità che la forza interiore del personaggio, creando un momento di straordinaria intensità drammatica.

Ciò che ha reso la sua interpretazione particolarmente degna di nota è stata la sua capacità di stabilire una connessione intima con ogni spettatore. La sua presenza scenica, combinata con un’eccezionale capacità di recitazione, le ha permesso di incarnare Juliette in tutte le sue sfaccettature: dalla vulnerabilità adolescenziale alla tragica determinazione.

Javier Camarena è stato un Roméo tecnicamente solido e misurato. Il personaggio disegnato dal tenore è cresciuto nel corso della performance, mostrando una buona sinergia con la Sierra, essenziale nei momenti chiave dell’opera. Pur non raggiungendo livelli eccezionali, Camarena ha trasmesso efficacemente la passione e la ribellione del giovane contro le famiglie rivali.

IIl resto del cast vocale si è distinto per coerenza e qualità di resa, da Marco Ciaponi, che ha offerto un Tybalt di grande effetto combinando pregevolezza vocale e presenza scenica, a Caterina Piva che ha incarnato uno Stéphano vivace e vocalmente agile, da Antimo Dell’Omo che ha dato vita a un convincente Paris, ad Alessio Arduini che ha confermato il suo talento nel ruolo di Mercutio.

E ancora, Gianluca Buratto ha plasmato un Frère Laurent con molte sfaccettature, modulando sapientemente la sua voce da sfumature intime a sonorità più profonde, mentre Annunziata Vestri ha impressionato come Gertrude, con una buona presenza scenica. Dignitoso il Capulet di Mark Kurmanbayev.

Il maestro Sesto Quatrini ha condotto l’orchestra attraverso una lettura dello spartito elegante ed emotivamente coinvolgente, creando un tessuto sonoro che ha supportato efficacemente lo sviluppo drammatico dell’opera. L’orchestra ha mostrato profondità di suono ed equilibrio tra le sezioni ed anche il coro, preparato da Fabrizio Cassi, ha contribuito con voci ben amalgamate e calzante presenza scenica.

Lorenzo Fiorito

Data di pubblicazione: 18 Febbraio 2025

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