COLASANTI L’ultimo viaggio di Sindbad (racconto musicale in sette quadri, su libretto di Fabrizio Sinisi, ispirato a testi di Erri De Luca) R. Frontali, P. Antognetti, R. Abbondanza, V. Capezzuto, G. Misseri, D. Cappiello, E. Balbo, A. Rossi, A. Vestri; Orchestra del Teatro dell’Opera, Coro della Scuola di Canto Corale del Teatro dell’Opera, direttore Enrico Pagano, regia Luca Micheletti
Roma, Teatro Nazionale, 20 ottobre 2024
Apprezziamo da anni Silvia Colasanti quale compositrice che dir interessante è dir poco, stanti alcuni esiti nel campo del teatro musicale (il suo preferito) che a suo tempo ci hanno stupito e affascinato insieme: e pensiamo, tra l’altro, a quei lavori d’ispirazione mitologica, quali Il minotauro e Proserpina, da noi visti al Festival dei Due Mondi di Spoleto nel 2018 e nel 2019. Ora il Teatro dell’Opera di Roma (in una con il Romaeuropa Festival) le ha commissionato una nuova partitura, da darsi in prima assoluta al Teatro Nazionale di Roma: L’ultimo viaggio di Sindbad, tratto per mano di Fabrizio Sinisi da un testo di Erri De Luca. La storia del capitano di un vecchio battello arrivato al suo ultimo viaggio, con un carico di uomini, donne e bambini, intuitivo specchio di uno dei grandi drammi del nostro tempo. A mettere in scena la nuova produzione è stato chiamato Luca Micheletti, baritono e regista, impegnato per la prima volta all’Opera di Roma in tal ultima veste. Sul podio un altro debuttante per l’istituzione, il giovanissimo direttore Enrico Pagano.
Premettiamo che il Teatro Nazionale (già celebre a Roma come Supercinema, una delle sale cinematografiche tecnicamente più all’avanguardia fino alla fine degli anni Ottanta), pur essendo oggi la seconda sala dell’Opera di Roma, come a suo tempo il Teatro Brancaccio, con quel palcoscenico stretto e alto, malissimo si adatta alle esigenze d’una messa in scena operistica (ben ricordiamo il Saül di Flavio Testi nel 2008, cui solo l’astuzia di Pier Luigi Pizzi poté dar accettabile esito). Qui o altrove, comunque questo Ultimo viaggio di Sindbad non è cosa semplice né ad ascoltarsi, né a visualizzarsi. La varia e dolente umanità che viaggia sulla nave d’un Sindbad ormai senile e i sentimenti individuali e corali di cui essa è portatrice, vengono raffigurati ed espressi in un parlato e/o cantato non sempre attraente e al fondo anodino: fatta beninteso salva la bella ninna-nanna della Madre. E molti dei compiti drammatici vengono passati all’orchestra. Lo si fa da tempo e non stupisce più di tanto. Il punto è invece che il linguaggio dei sette quadri di quella che la Colasanti chiama “via crucis laica” (laica, ma non troppo, con due ampie citazioni di Salmi in ebraico nel testo) è decisamente frammentato, non trova insomma coerenza in un’unità di stile e di gesto espressivo. Fa eccezione la (britteniana?) presenza di un mare che, ora calmo ora tempestoso, sembra l’unico a mostrarsi con continuità di fisionomia. Tutto il resto (grandi e piccini, coro e solisti, attori e cantanti) è parso assemblato in modo poco profondamente scolpito, se non talora diluito e dispersivo. Forse l’argomento in oggetto (migrazioni, migranti, tragedie, sfondi di politica nazionale e internazionale) è ancora troppo attuale, troppo di cronaca, per trarne già una metafora d’arte.
A tutto ciò non ha giovato una regia di Luca Micheletti complicata al punto da render ancor più inintelligibile l’azione e da sommergere persone e cose in un buio ove le luci erano rade e mai suggestive. Sì che alla fine un’atmosfera di lugubre cupezza finiva per esser l’esito più immediatamente tangibile dell’intero spettacolo, ivi compresi quei cimiteriali personaggi in giro per la platea nel finale dell’opera, pur latori di una delle pagine migliori dell’opera, il bel coro “Siamo gli innumerevoli”.
Un artista dell’importanza di Frontali era persino sovradimensionato per Sindbad, Roberto Abbondanza (l’uomo della preghiera) è stato come sempre impeccabile e gli altri discreti. Assai attenta e sensibile, forse la cosa migliore della serata, ci è parsa la direzione di Enrico Pagano, un giovane romano che si va affermando un po’ ovunque e che qui ha mostrato gesto incisivo e bella scienza del colore orchestrale.
Tanti, tanti applausi di tanti, tanti parenti dei bambini della Scuola di canto corale dell’Opera e di un cospicuo pubblico femminile. Ma non solo…
Maurizio Modugno
Foto: Fabrizio Sansoni