Il viaggio russo di Bruce Liu a Vicenza

CIAIKOVSKI Le Stagioni Op. 37a CIAIKOVSKI/WILD Danza dei quattro cigni SKRJABIN Sonata in FA# n. 4 Op. 80 PROKOFIEV Sonata in Sib n. 7 Op. 83 pianoforte Bruce Liu

Vicenza, Teatro Comunale, 4 dicembre 2024

Unica tappa italiana del nuovo tour del pianista Bruce Liu, che lo porterà nei prossimi mesi a suonare nei maggiori teatri europei, asiatici e americani. Nato a Parigi da genitori cinesi e cresciuto a Montreal, si è imposto nel 2021 vincendo il Concorso Chopin di Varsavia; da allora una carriera in piena ascesa, il debutto nelle più prestigiose sale da concerto e con le più importanti orchestre di mezzo mondo e un contratto esclusivo con Deutsche Grammophon. Ultima uscita discografica proprio con Le stagioni di Ciaikovski, che non a caso sono in programma in tutti i prossimi concerti del giovane pianista.

Proprio con le miniature scritte dal compositore russo tra la fine del 1875 e il 1876, quando era impegnato con l’orchestrazione del Lago dei cigni, si è aperto il concerto vicentino. Consapevole che si tratta di pezzi salottieri, tecnicamente non impegnativi, Bruce Liu sceglie di eseguire i primi sei pezzi, da “Gennaio” a “Giugno” nella prima parte e gli altri sei nella seconda: scelta condivisibile anche perché non si tratta certo di un polittico unitario come lo sono i grandi lavori schumanniani — solo Richter si azzardava di eseguirne un pezzo qui e là, non curandosi delle relazioni tra i diversi pannelli — ma di una raccolta di circostanza. L’approccio di Liu è improntato alla massima raffinatezza, con sonorità di incantata bellezza e guizzi di sofisticato virtuosismo, ma dimentica in parte quella dimensione salottiera per cui nacque la raccolta e quelle improvvise malinconie così profondamente russe che qui e là sembrano squarciare la fragilità dei singoli pezzi. Meglio gli riescono i quadretti di genere come “Settembre. La Caccia” o “Novembre. Troika”, rievocazione della slitta russa a tre cavalli.

Dopo un incandescente esecuzione della “Danza dei quattro cigni” dal Lago dei cigni” nella trascrizione per pianoforte di un mago della tastiera come il pianista americano Earl Wild — e qui il pianista franco-cinese ha fatto vedere di che pasta è fatto — è seguita, in questo programma interamente dedicato al pianismo russo tra fine Ottocento e inizio Novecento, la Quarta Sonata in fa diesis maggiore op. 30 di Alexander Skrjabin. Pagina del 1903, articolata in due movimenti, un “Andante” e un “Prestissimo volante”, si caratterizza per l’atmosfera ondeggiante tra elevazioni mistiche e improvvise discese in abissi infernali, popolati da creature che la fantasia del compositore immaginava, e di cui la musica tenta di restituirci l’idea. Un pianismo ed un’estetica, quella di Skrjabin, che richiedono non solo magistero tecnico superiore, ma una piena identificazione con il mondo viscerale e visionario di questo musicista e la capacità di creare un suono e un fraseggio carico di sensualità, che si lasci andare ad un pensiero musicale eccentrico. In Bruce Liu vi è solidità tecnica, un fraseggio mobile e sempre interessante, capace di far emergere le derivazioni chopiniane presenti in questa Sonata, ma siamo lontani dalle esecuzioni capaci di far vibrare le corde del filosofo, poeta e mistico Skrjabin. Fors’anche per ragioni anagrafiche.

In chiusura Bruce Liu piazza una delle composizioni più complesse e tecnicamente impegnative della letteratura pianistica del Novecento, e una delle più amate dai pianisti: la Sonata n. 7 di Sergej Prokofiev, seconda del cosiddetto trittico delle “Sonate di guerra”, terminata a 1942 a Tbilisi, in Georgia, dove il compositore era stato evacuato insieme ad altri artisti per sfuggire all’assalto nazista. Le tre sonate, unite per l’intensità e la somiglianza di materiali tematici e delle procedure formali, esprimono i tragici avvenimenti di quegli anni. Violenti contrasti, aggressività, toni eroici conferiscono a questa composizione una grande carica espressiva: sembra di assistere alla lotta di un’intera nazione contro l’invasore e contro l’ingiustizia e nel celebre “Precipitato” finale il piombare nel vortice infernale della violenza.

Bruce Liu interpreta la composizione con un incredibile facilità tecnica, con colori di smagliante lucidità e con una precisione ritmica di straordinaria precisione. Esemplare il finale con l’ossessiva ripetizione del basso in un crescendo di quasi incontenibile intensità. Siamo lontani da una lettura barbarica e percussiva, perché in questo interprete c’è sempre la massima attenzione alla bellezza del suono.

Cosa che si è sentita in maniera evidente nei due bis chopiniani — il Valzer n. 19 in la minore opera postuma e la Fantasia-Improvviso op. 66 — nei quali si sono ascolti quella brillantezza digitale e immacolata bellezza del suono che sono le caratteristiche migliori di questo pianista.

Teatro gremitissimo e applausi scroscianti.

Stefano Pagliantini

Data di pubblicazione: 9 Dicembre 2024

Related Posts