MAHLER Das Lied von der Erde BEETHOVEN Sinfonia n. 5 in do min. op. 67 tenore Tuomas Katajala baritono Georg Nigl Orchestra Sinfonica di Milano, direttore Andrey Boreyko
Milano, Teatro alla Scala, 10 settembre 2023
L’irrazionale, inspiegabile ed imprevedibile, destabilizza l’animo umano. Chiunque, postosi di fronte ad un evento non valutabile secondo le logiche di sicurezza cui ci si aggrappa nel quotidiano, avrebbe reazioni di panico e disperazione. Ancor più se l’imprevisto si presentasse ripetutamente nella vita della stessa persona. La creazione della quale Gustav Mahler non potette ascoltare mai l’esecuzione pubblica raccoglie, nel testo, tutto un nutrito elenco di situazioni spiazzanti, grottesche, surreali, lascito di un uomo che dalla vita non ha più alcuna aspettativa, non solo personale, ma totale: la scimmia che si affaccia col suo riso beffardo, il ponte capovolto, la barca argentea sotto la luce della luna, il cavallo e cavaliere che procedono nel loro galoppo sfuggendo al saluto, l’ebbrezza del vino e l’oblio che ne deriva, la fissità statuaria di alcune figure, tutto concorre agli ultimi sospiri sospesi dove il contrasto tra suono e parola si fa ancora più straniante.
Qualsiasi sia la scelta interpretativa delle compagini coinvolte, partendo dal direttore, ai singoli strumentisti e alle voci soliste, l’esecuzione porta a convergere sempre più sul finale, quasi a spogliarsi di tutto quanto ha valore per rarefarsi man mano.
Posto ad inaugurazione della ricca stagione sinfonica dell’Orchestra Sinfonica di Milano, nel tradizionale appuntamento d’apertura alla Scala, Das Lied von der Erde ha ricevuto una lettura stilizzata, per nulla viscerale, anzi aspra e lucida nel rigore che l’ha contraddistinta. Andrey Boreyko ha preferito inserire il discorso mahleriano in quel passaggio che dal terzo atto del Tristan und Isolde conduce alle pagine liederistiche di Webern e tale è stata anche l’interpretazione delle voci soliste, il tenore Tuomas Katajala e il baritono Georg Nigl (in luogo del più usuale mezzosoprano cui è affidata la parte), così da sembrare, le due voci maschili, una sorta di monologo dello stesso Mahler. Ottime le prime parti orchestrali cui il pubblico ha tributato un generoso e convinto applauso.
Nella seconda parte del concerto, la celeberrima Sinfonia in do minore di Ludwig van Beethoven è stata oggetto di una lettura snella e nitida, quasi memore più di Haydn che dei tormenti romantici cui spesso è stata associata. Nonostante l’orchestra si presentasse ben più ricca di strumentisti rispetto a quanto si è ora abituati a notare sul palcoscenico, l’intera esecuzione è scorsa con leggerezza e pulizia, quasi a contraltare rispetto all’implacabile sprofondare nell’abisso cui si è assistito nella prima parte.
Pari, entusiastici tributi hanno accolto il trionfare degli accordi finali, colmando del consueto affetto l’Orchestra Sinfonica di Milano e il suo direttore residente, Andrey Boreyko. Un’inaugurazione, quindi, che apre alla curiosità di seguire il prosieguo della stagione, la quale ha come momento di maggior attesa un ricco Festival Mahler non solo dedicato alle pagine sinfoniche e liederistiche, ma anche ad alcune perle cameristiche che meritano l’ascolto e la conoscenza.
Emanuele Amoroso
Foto: Angelica Concari