Roma è diventata una delle principali capitali europee della musica contemporanea. Lo confermano il festival 2014 dell’associazione Nuova Consonanza, tenutosi dal 12 novembre al 15 dicembre e la nuova stagione di musica contemporanea al Parco della Musica presentata che si dipanerà in 12 appuntamenti sino a giugno 2015.
In termini puramente quantitativi, a Roma si eseguono almeno tante ore di musica contemporanea quante a Berlino, e certamente più che a Parigi. Soprattutto, l’offerta è più diversificata a Roma che altrove a ragione di numerosi istituti di cultura e accademie straniere, spesso nate per ospitare studiosi di archeologia e storia, ma che hanno aperto le porte, e le loro borse di studio, a musicisti di tutto il mondo. Si svolgono numerosi festival (uno di musica elettronica ed elettroacustica, molto frequentato da giapponesi, coreani e cinesi, nella sala neoclassica del cinquecentesco conservatorio di Santa Cecilia, tra Piazza del Popolo e Via Margutta). C’è una “stagione” ospitata in quella che fu la residenza di Giacinto Scelsi, affacciata sul Palatino.
Tra i festival il più importante è proprio quello di Nuova Consonanza, giunto alla cinquantunesima edizione: quando alcuni anni fa, la mano pubblica italiana fece mancare il piccolo contributo che concede alla manifestazione, le ambasciate, gli istituti di cultura e le accademie straniere presenti a Roma, fecero a gara perché l’evento si tenesse, anche a ragione della pressione dei compositori e degli artisti dei loro Paesi che lo privilegiano come luogo di incontro e di confronto. E il festival ebbe luogo, con grande successo.
Quest’anno, il programma ha incluso concerti (16 in programma), mostre-installazioni d’arte, seminari e workshop di composizione, masterclass, incontri con gli artisti e due giornate in collaborazione con l’università “La Sapienza” di Roma per gli incontri con Salvatore Sciarrino e Ivan Fedele, due fra i compositori più stimati e di consolidata fama in Italia e all’estero. Ho seguito i concerti del 12, 16, 19 novembre e del 2 dicembre. Altri impegni, anche e soprattutto fuori Roma, mi hanno impedito una partecipazione maggiore alla sempre interessantissima manifestazione.
Il festival è iniziato con tre iniziative di livello internazionale: un concerto di “musica spettrale” a Villa Medici sul Pincio (sede dell’Accademia di Francia), una maratona di opere e concerti dalle 16.30 alla mezzanotte a Villa Aurelia sul Gianicolo (sede dell’Accademia Americana) e un concerto di musica elettronica all’Istituto Goethe (una delle sedi della cultura tedesca a Roma). A Villa Medici si è ascoltata musica “spettrale” francese, la scuola con la quale Parigi dagli anni Ottanta si è contrapposta al “costruttivismo” post-weberniano di Darmstadt (che faceva grande impiego di elettronica), protagonista, nelle sue accezioni più nuove, al Goethe. A Villa Aurelia, oltre a un focus sulla contemporanea americana, una fiaba musicale e un’opera in un atto (quindi anche teatro in musica), anche una vasta gamma di concerti nelle varie sale della splendida dimora rinascimentale estense.
Si è trattata dunque di una manifestazione a tutto tondo che ha consentito di cogliere nuove tendenze non solo in Italia, ma nei principali Paesi e di vedere “dove la nave va”. Una volta abbattute le pregiudiziali ideologiche delle varie scuole che hanno caratterizzato il Novecento, i compositori vivono un momento di libertà stilistica. È questo l’aspetto che occorre maggiormente sottolineare. Lo si è già colto nell’autunno 2013al Festival Enescu di Bucarest nella sessione dedicata alla European Contemporary Orchestra, un progetto europeo che mette insieme due formazioni note di musica contemporanea note ed affermate (la Telémaque di Marsiglia e Musique Nouvelle di Bruxelles) con alcuni strumentisti e cantanti italiani. Due maestri concertatori si sono alternati, Jean-Paul Dessy e Raoul Lay. Sono state presentate sei prime mondiali, esito di una serrata selezione, di compositori di vari Paesi (Pierre- André Charpi, Liviu Danceanu, François Narboni, Ted Heame, Martjin Padding, Adrian Iorgulescu). Varie osservazioni si potrebbero fare: anzitutto che la dodecafonia ormai appartiene al Novecento storico, mentre l’orientamento generale pare in favore del minimalismo; che l’elettroacustica e l’elettronica sono funzionali alla parte strumentale ed a quella vocale dal vivo (ad esempio gli echi corali nel lavoro di Charpy; che si nota una grande attenzione al descrittivismo (il suono delle onde nella composizione dell’imbarcarsi verso l’aldilà di Narboni, i ritmi concitati della vita urbana in quella di Iorgulescu).
Il Festival di Nuova Consonanza 2014 ha confermato la caduta dei muri tra le varie pregiudiziali ideologiche e scuole. Un fenomeno che ormai coinvolge la musica di tutto il mondo.
Giuseppe Pennisi