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La freschezza della gioventù trascina il Ponchielli

MALIPIERO La Cimarosiana STRAUSS Concerto n. 1 in MI bemolle maggiore per corno e orchestra op. 11 DVOŘÁK Sinfonia n. 7 in RE minore, op. 70 corno Julius Kettschau Jugendsinfonieorchester Berlin,direttore Knut Andreas

Cremona, Teatro Ponchielli, 4 aprile 2025

Serata sinfonica che va a integrarsi tout court con il concerto inaugurale della Stagione “Crescendo” (Lorenzo Viotti) e l’appuntamento del 28 marzo (Michele Mariotti), sul podio Knut Andreas alla testa della Jugendsinfonieorchester Berlin am Georg-Friedrich-Händel-Gymnasium(importante realtà sinfonica giovanile che raccoglie nelle proprie fila musicisti provenienti dalle migliori orchestre tedesche).

Dobbiamo dire subito che quando ci si aspetta di ascoltare il programma dichiarato, e dunque promesso, sulla brochure generale e poi si assiste a un parziale cambio, beh, si resta non poco contrariati! Infatti, al posto della celestiale Quarta Sinfonia di Gustav Mahler sono stati inseriti i “Cinque frammenti sinfonici” de La Cimarosiana, usciti dalla penna del Nostro Malipiero (primo omaggio alla musica strumentale italiana del “glorioso passato”), accanto alla nostalgica Settima Sinfonia del boemo Dvořák (compositore che con Mahler, in verità, condivide la comune origine sotto il Regno di Boemia, all’epoca parte dell’Impero d’Austria).

Una serata fresca, con tanti giovani non solo in orchestra, ma anche tra il pubblico del “Ponchielli” di Cremona e il respiro di un clima spensierato, direi. L’apertura “neoclassica” su musiche di Domenico Cimarosa, rilette da Gian Francesco Malipiero, ha conferito un tocco sbarazzino a un programma di tutto rispetto. Come nella migliore tradizione sinfonica europea, sono seguite due pagine dimostrative: un concerto e una sinfonia. Il giovane cornista Julius Kettschau, che l’anno prossimo compirà vent’anni, si è egregiamente destreggiato nel “wagnerismo classicheggiante” del Concerto n. 1 per corno e orchestra di Richard Strauss, il quale proprio all’epoca della composizione (1883-1885) doveva avere avuto all’incirca l’età del solista berlinese, in gran spolvero durante la serata del 4 aprile. Come anticipato la Settima Sinfonia di Dvořák, che ha interamente occupato la seconda parte del programma, è stata proposta in luogo della Quarta Sinfonia di Mahler. Non ci è dato sapere il perché di questa scelta (forse una defezione del soprano solista per il Lied che chiude la Sinfonia?), ma, a conti fatti, ritengo che la scelta di offrire una sinfonia romantica non proprio conosciutissima (almeno non tra le più famose di Dvořák), ha contribuito a portare la compagine orchestrale in un terreno sonoro meno “minato” di altri. Anche il tipo di scrittura, in cui tutte le famiglie strumentali sono timbricamente equilibrate fra loro, in virtù di un’orchestrazione da manuale, ha permesso ai giovani talenti musicali di presentarsi asciutti, trasparenti e precisi laddove i passi d’orchestra lo hanno richiesto, ma anche di esibire raffinati sentimentalismi – in verità ben centellinati – per il tramite di Knut Andreas, direttore-demiurgo con funzione didascalica e ammaestratrice. Alla primavera si perdona tutto, o quasi, anche l’asprezza di qualche frutto ancora acerbo, poiché è nell’attesa dell’estate che si consuma il momento più intenso della vita: che la Jugendsinfonieorchester Berlincontinui a crescere assecondando studio e talento, fino ad arrivare al punto in cui le giovani parti potranno spiccare il volo nella consapevolezza di un mestiere che è Arte, e che non si esaurisce mai, nemmeno dopo il millesimo concerto!

Michele Bosio

Data di pubblicazione: 7 Aprile 2025

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