CHAILLY Guida per l’orchestra da camera sul Ricercare del X tono di Giovanni Gabrieli STRAVINSKI Concerto in MI bemolle “Dumbarton Oaks” PROKOFIEV Sinfonia n. 1 in RE op. 25 “Classica” MOZART Sinfonia in RE K 385 “Haffner” Orchestra UniMi, direttore Michele Gamba
Milano, Aula Magna dell’Università Statale, 30 novembre 2021
La ventiduesima stagione dell’Orchestra dell’Università degli Studi di Milano è iniziata festosamente in un’Aula Magna traboccante di pubblico, lasciandosi alle spalle un lungo periodo di concerti in streaming nel silenzio sinistro di una sala vuota. A questo senso di festa e ritrovata convivialità ben si prestava il programma del concerto, affidato alla bacchetta del trentottenne milanese Michele Gamba, tutto scatti ritmici e piacevolezze melodiche, tra le nervature d’acciaio della Sinfonia “Classica” di Prokofiev, la luminosa stilizzazione barocca — ma un barocco illusorio e straniato — del Concerto “Dumbarton Oaks” di Stravinskij e la vitalità contagiosa della Sinfonia “Haffner” di Mozart.
In apertura c’era una piccola rarità inedita di Luciano Chailly, la Guida per l’orchestra da camera sul Ricercare del X tono di Giovanni Gabrieli, a conferma non solo dell’interesse dell’Orchestra UniMi per il Novecento, storico e contemporaneo, ma anche della disponibilità ad avventurarsi in repertori poco e pochissimo frequentati, ritagliandosi uno spazio nell’affollato contesto della vita musicale milanese.
L’Orchestra UniMi è una buona compagine, che mostra qualche scompenso nell’insieme e qualche incertezza quando la tessitura è molto scoperta, ma suona con freschezza e con vivacità e non solo per l’età media dei suoi componenti, decisamente bassa. Ascoltandola si avverte la gioia di fare musica e proprio su questo ha puntato Michele Gamba, cercando innanzitutto la fluidità del fraseggio senza perdersi in un’eccessiva ricerca dei dettagli. Lo si è avvertito già nel brano di Chailly, una trascrizione di una pagina tastieristica realizzata per l’Orchestra dell’Angelicum e proposta grazie alla collaborazione con l’Associazione “NoMus – Milano”, una trascrizione molto semplice ma suggestiva nella sua trasparenza timbrica, in particolare nelle battute iniziali, sospese in una sorta di immobilità estatica. Se è semplice nella struttura, la Guida di Chailly non è in realtà semplice da eseguire, perché la rarefazione dell’orchestrazione mette a nudo ogni singolo intervento strumentale e costringe i musicisti a un’attenzione estrema: se qualche incertezza c’è stata, l’esecuzione è stata comunque convincente ed in molti passaggi anche affascinante negli impasti timbrici.
Nella Sinfonia “Classica” di Prokofiev Michele Gamba ha proceduto per sottrazione, limando le spigolosità ritmiche del primo movimento ed attenuandone anche la carica vitale: le prime battute in effetti sono apparse un poco fiacche, ma il direttore evidentemente non ha voluto correre il rischio di far deragliare l’orchestra. È stata un’interpretazione insolitamente dal fraseggio insolitamente morbido e leggero, in particolare in un secondo movimento suggestivo per il legato e in un finale che se non era scintillante come di solito si ascolta era vivace e pungente, soprattutto grazie al calibratissimo dialogo tra i fiati.
Questo approccio è stato ancora più evidente in una pagina già stilizzata e trasparente di suo come il Concerto “Dumbarton Oaks” stravinskiano, le cui dinamiche venivano centellinate con discrezione da un direttore capace di trovare nel secondo movimento suggestive atmosfere timbriche, aiutato anche dalla bella acustica dell’Aula Magna di via Festa del Perdono (perdonabili le ruvidezze che si avvertivano ogni tanto in chiusura di frase da parte degli archi), e capace rendere in modo quasi calligrafico tutta la trasparenza del Con moto conclusivo.
Con la “Haffner” mozartiana l’Orchestra UniMi ha infine preso il volo in un’interpretazione vivace oltre che scorrevole, come se al termine del concerto Gamba avesse deciso di allentare le briglie per lasciare correre l’orchestra. Anche in questo caso si è posta particolare cura agli impasti timbrici come dimostravano il misterioso attacco dello sviluppo del primo movimento e un Minuetto che è stato assertivo e solare ma senza essere né troppo sonoro né troppo pomposo. Il finale era pieno di gioia e di luce, come deve essere per la “Haffner” e come doveva essere in una serata che per l’Orchestra UniMi segnava un doppio inizio, la nuova stagione e la ripresa dei concerti con il pubblico in sala.
Luca Segalla.
Foto: Cristina Potocean