Giacomantonio 100°– Progetto artistico musicale in occasione del Centenario della morte del compositore Stanislao Giacomantonio 1923-2023
La Leggenda del Ponte (nuovo allestimento ed edizione critica a cura del Conservatorio di Cosenza)
Una settimana all’insegna di nuove, fresche e variegate iniziative quella appena trascorsa, ovvero la conclusione dell’anno accademico presso il Conservatorio di musica “Stanislao Giacomantonio” di Cosenza, istituto di alta formazione artistica, diretto dal compositore calabrese Francesco Perri. Banditi i luoghi comuni: una fucina di giovani talenti, si direbbe, poiché sono gli studenti a parlare; e quando gli iscritti sfiorano il migliaio (attestandosi intorno ai novecento circa), si corre volentieri il rischio di essere travolti da una sana ventata di proposte musicali. A titolo puramente esemplificativo cito ciò a cui ho potuto assistere direttamente: De Bonis Music Festival (mostra, concerti e masterclass intorno alla liuteria chitarristica calabrese, presso Villa “Rendano”); Cosenza Groove Festival (sesta edizione dedicata alla musica d’insieme per strumenti a percussione, presso Casa della Musica); Crescendo (concerto dei giovani borsisti, premiati dal Conservatorio per le loro particolari doti musicali: lo scrivente era in commissione) e – dulcis in fundo – la prima rappresentazione, in edizione critica a cura degli allievi di composizione (seguiti dal maestro Giancarlo Rizzi), de La Leggenda del Ponte, opera in un atto, diviso in otto scene, di Stanislao Giacomantonio (1879-1923), di cui quest’anno ricorre appunto il centenario della morte. La prima stesura dell’opera – che aveva in origine come titolo Fior d’Alpe (atto unico tratto dal racconto di Teresita Friedmann Coduri, su libretto di Filippo Leonetti) andò in scena per la prima volta presso il “Comunale” di Cosenza il 5 maggio 1913, riscuotendo grande successo di pubblico e critica, così da attirare l’attenzione dell’editore milanese Sonzogno, il quale stipulò un contratto con il compositore calabrese per la cessione della proprietà dell’opera. Sia Giacomantonio che Leonetti continuarono a lavorare all’opera, apportando significative modifiche. Cambiarono anche il titolo, infatti Fior d’Alpe diventò La Leggenda del Ponte, per evitare l’omonimia con Fior d’Alpe di Alberto Franchetti, andata in scena “alla Scala” nel 1894. Dopo varie vicissitudini giudiziarie che videro contrapposti Giacomantonio e Sonzogno, l’opera venne rappresentata – congiuntamente a Pagliacci di Ruggero Leoncavallo – il 5-7 dicembre 1922 presso il “Carcano” di Milano. I personaggi de La Leggenda sono tre: Berta e Floriano, giovani pastorelli, e Angelarosa, nonna di Berta. È presente anche il coro (Martucci, Condello, Misiti, De Carlo, Maiolino, Bonofiglio, Roberto, Chiriaco, De Rose, Zecheng), con tanto di voci bianche (dirette per l’occasione da Letizia Butterin). La sera del 25 ottobre, presso quel gioiellino che è il Teatro “Rendano” di Cosenza, tutte le forze del Conservatorio – solisti, coro e orchestra, rigorosamente nella loro totalità allievi del “Giacomantonio” – hanno dato vita a un dittico di tutto rispetto, per non dire entusiasmante. Infatti, La Leggenda è stata preceduta da Suor Angelica di Giacomo Puccini, entrambi dirette dal maestro Fabrizio Da Ros, con la regia di Federica Carnevale e il coordinamento artistico di Maria Carmela Conti (docenti interni del Conservatorio di Cosenza). Per praticità – non certo per mancanza di rispetto nei confronti del cast totalmente al femminile (Cariati, Martucci, Facondo, Benvenuto, Condello, De Carlo, Maiolino, Misiti, Gabriele, Pasqua, Mishurina, Peilin), la mia attenzione si è concentrata su Francesca De Blasi. Una Suor Angelica davvero convincente, dotata di una vocalità pura, a proprio agio con una scrittura tutt’altro che intuitiva e un’orchestrazione “impressionista”, molto poco convenzionale. L’organico strumentale ha brillato per l’equilibrio dei piani sonori – una texture musicale che non perdona – ma dalla cui prova, in virtù di intonazione e colore entrambi efficaci, l’Orchestra del Consevatorio è uscita a testa alta, eccome! La seconda parte della serata – attesissima – data la fama “verista” del genius loci, ha galvanizzato il folto pubblico, regalando momenti di rara intensità poetica, grazie alla meravigliosa voce sopranile di Mariagiorgia Caccamo, una Berta perennemente in bilico tra l’amore adolescenziale per Floriano (Fabio Napoletani) e il viscerale affetto per Angelarosa (Bina Facondo). Menzione particolare, la diabolica rappresentazione del Maligno per opera di Eleonora Pasqua. Quando l’Amore travalica ogni finitezza umana, allora arriva a congiungere anche le ataviche discordie che separano due paesi, due fazioni, due culture, due estremi, gettando – con il proprio gratuito sacrificium – un ponte (da qui il titolo dell’opera) così solido da costruire un nuovo futuro tutto da raccontare.
Michele Bosio
Suor Angelica, immagini:
La leggenda del ponte, immagini