PUCCINI La Bohème C. Pavone, G. Mazzola, D. Tuscano, J. N. Martínez, W. Hernandez, A. Lopez, E. De Geronimo, B. Nogara, F. Toso, S. Lovato, R. Capovilla, Orchestra di Padova e del Veneto, direttore Alvise Casellati Coro lirico del Veneto, maestro del coro Giuliano Fracasso coro di voci bianche A.LI.VE, maestro del coro Paolo Facincani regia Bepi Morassi scene e costumi Fabio Carpene Light design Jenny Cappelloni
Treviso, Teatro Comunale «Mario Del Monaco», 27 ottobre 2023
Ha registrato il tutto esaurito la prima della Bohème al Comunale di Treviso, avvenuta venerdì 27 ottobre, con la quale è stata inaugurata la locale stagione operistica (l’unica replica è stata prevista per domenica 29 ottobre) e bisogna riconoscere che è stato uno spettacolo degno dell’occasione, come lo stesso pubblico ha riconosciuto tributando autentiche (e meritate) ovazioni a tutti gli interpreti, nonostante il cast avesse subito una vistosa modifica: infatti il previsto tenore Stephen Costello ha dovuto essere sostituito da Davide Tuscano a causa di una improvvisa indisposizione. Ciò nonostante la rappresentazione non ne ha affatto risentito, dato che il Tuscano (già vincitore in alcuni importanti concorsi internazionali, tra i quali il «Toti Dal Monte»), nei panni del protagonista Rodolfo, ha dimostrato di essere all’altezza della situazione, grazie ad una notevole presenza scenica e ad una voce assai generosa, del tutto rispondente al non facile ruolo, come hanno dimostrato gli acuti limpidi e sfolgoranti delle arie a lui destinate (a cominciare dalla celeberrima Che gelida manina), oltre ad una personale partecipazione all’evolversi della tragica vicenda. In ogni caso la palma deve essere assegnata alla dolente Mimì del soprano Claudia Pavone: un’interprete a tutto tondo, perfettamente calata nel proprio ruolo e dotata di una vocalità assolutamente versatile, oltre ad una non comune sensibilità e, quindi, sempre coinvolgente e credibile. Del resto la Pavone (già memorabile Violetta nella Traviata) si era imposta in numerosi concorsi internazionali, tra i quali il «Maria Callas Verona» (2013) e il «Ferruccio Tagliavini» di Graz. La sua Mimì, tradotta con grande naturalezza, oltre che con voce morbida e flessibile, ha davvero commosso profondamente il pubblico grazie alla sua capacità di rendere particolarmente trepidanti le vicissitudini del personaggio (merita di essere segnalata almeno la sua vibrante, appassionata Sì, mi chiamano Mimì, anche se non meno efficaci sono stati i numeri d’insieme con Tuscano). Altrettanto riuscita e perfettamente calata nel proprio ruolo la Musetta di Giulia Mazzola, sempre molto spontanea, giustamente vivace e sbarazzina, dotata di una voce assai gradevole, anche nella tessitura più acuta. Non meno interessanti il Marcello di Jorge Nelson Martínez, lo Schaunard di William Hernandez e il Colline di Alejandro López, tutti dotati di belle voci, morbide e pastose, oltre ad una condotta globale aderente ai caratteri dei personaggi e alle situazioni sia umoristiche che drammatiche. Meritano poi una menzione particolare il Coro lirico del Veneto e, ancor più, il coro di voci bianche A.LI.VE., i quali oltre a voci molto curate, hanno dato prova di notevole spontaneità ed esuberanza nelle scene d’insieme. La direzione, affidata ad Alvise Casellati, a capo dell’Orchestra di Padova e del Veneto, è risultata sostanzialmente rispondente alle peculiarità della raffinata scrittura pucciniana, anche se non sono mancate alcune discontinuità, a causa di una evidente oscillazione nelle soluzioni agogiche, causando qua e là alcuni eccessivi rallentamenti. In ogni caso le finezze timbriche dell’orchestrazione, così come i potenti squarci drammatici, sono stati ben colti, dando vita ad una tavolozza mediamente efficace. La regia di Bepi Morassi è stata finalizzata a tradurre l’intera vicenda con il giusto realismo (sempre suggerito comunque e non eccessivamente esibito), evidenziando alcuni necessari richiami alla Parigi dell’epoca: il tutto attraverso un ambiente vasto ed articolato, ove la soffitta nella quale si muovono i protagonisti risulta parte di qualcosa di più esteso ed articolato, oltre che circondata da un «mondo» animato e brulicante. In definitiva ne è scaturita una Bohème godibilissima, ricca di momenti non poco toccanti.
Claudio Bolzan