BEETHOVEN Sinfonia n. 4 in si b magg. op. 60; Sinfonia n. 5 in do min. op. 67; Sinfonia n. 6 in fa magg. op. 68 “Pastorale” Orchestra Mozart, direttore Daniele Gatti
Milano Conservatorio G. Verdi, Sala Verdi, 20 settembre 2023
L’inaugurazione della 159esima stagione della Società del Quartetto di Milano è occasione per aggiungere una seconda tappa al progetto di integrale beethoveniana per le cure di Daniele Gatti a capo dell’Orchestra Mozart. Tappa densa sia per le tre sinfonie in programma, sia per il percorso culturale che da tale ascolto scaturisce.
Raggruppare in una sola serata Quarta, Quinta e Sesta Sinfonia riassume in poco meno di due ore le tematiche che hanno costituito il percorso compositivo del musicista tedesco.
La ricerca convinta condotta sulla forma sonata, sulle strutture della sinfonia cosiddetta classica, sull’esposizione e sviluppo dei temi e sul ritmo, nonché i significati extramusicali, sociali e culturali in primis, dai quali e per i quali le stesse pagine sono state create, trovano adeguata esemplificazione nelle pagine proposte, riferentesi ad un periodo di intenso fervore intellettuale e creativo.
Daniele Gatti traccia questo itinerario con la perizia di chi sa di poter chiedere alla propria orchestra non solo raffinatezze virtuosistiche, ma anche la capacità di cogliere, durante l’esecuzione, ulteriori sfumature sulle quali variare ed inventare al momento senza il rischio di errori e sbavature.
La Sinfonia in si bemolle maggiore sin dal suo incipit sospeso ha tutto il nitore classicheggiante proprio cui è ispirata, portato all’estremo nello scatenarsi della combinazione tra ritmo e accenti che continuano a spostare sempre più in avanti il discorso musicale quasi fosse uno splendido destriero in corsa tra settecenteschi palazzi e raffinati giardini. Di tale esuberanza, Gatti e l’Orchestra Mozart rendono tutto lo splendore, sostenuto principalmente dalla sezione degli archi e fiati in dialogo e competizione dai quali scaturisce la gioia di fare musica insieme.
Cambio radicale di atmosfera con la Sinfonia in do minore: l’orchestra assume un timbro corrusco, nessuno spazio al divagare, ma una concentrazione totale sull’incedere irrefrenabile verso il terzo movimento che apre le porte agli ottoni del quarto e ad un’esplosione di intensità totalmente diversa dalla precedente sinfonia.
Ennesimo cambio di atmosfera con la “Pastorale”, dove la narrazione si fa limpida, elegante, tranne nel celeberrimo temporale, più intellettuale che descrittivo, una sorta di interruzione all’interno di un raffinato discorso di illuminati ragionamenti.
L’Orchestra Mozart ha la sapienza di riuscire ad equilibrare le singole qualità di ciascun componente in un discorso organico compatto: il paragone con i musicisti da camera è abusato, forse, ma può rendere al meglio la sensazione che traspare all’ascolto. Vi è un incessante rincorrersi di sguardi tra i vari strumentisti delle singole sezioni e tra sezioni stesse, un ammiccare sereno, giocoso quasi, sostenuto dalla bacchetta di Daniele Gatti che si diverte a scatenare o trattenerne il vigore interpretativo.
Una inaugurazione che ha saputo catturare il pubblico nonostante l’impegno richiesto, coronata da applausi festosi ad ogni intervallo e con chiamate plurime al termine sia per il direttore, amato nella sala del Conservatorio d’origine degli studi e dei primi successi sul podio, che per tutti gli strumentisti.
Emanuele Amoroso