BEETHOVEN Sinfonia n. 9 in re min. op. 125 soprano Heather Engebretson mezzosoprano Lucia Cirillo tenore Moritz Kallenberg baritono Christian Senn Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico di Milano, maestro del coro Massimo Fiocchi Malaspina direttore Thomas Guggeis
Milano, Auditorium, 1° gennaio 2023
Auditorium al gran completo, nel primo giorno del 2023, per l’ormai tradizionale appuntamento di fine anno con l’ultima sinfonia beethoveniana. Il pubblico convenuto è stato non solo copioso, ma in assorta concentrazione durante l’ora abbondante di esecuzione. Merito principale spetta a Thomas Guggeis, il direttore tedesco, con studi compiuti anche presso il Conservatorio milanese, che ha saputo catturare l’attenzione grazie ad una sapiente gestione degli equilibri interni ai singoli movimenti e del loro rapportarsi in vista dell’esplosione corale finale.
L’incipit stesso, leggibile ed ascoltabile in plurime e disparate versioni, ha dato la cifra interpretativa di tutta la sinfonia: misterioso, ma lineare, tutto risolto nei valori musicali, grazie ad un gesto di parca precisione che andava a sollecitare i singoli scatti tematici e ritmici. Non si è assistito ad una tumultuosa creazione del mondo, ma ad un costruirsi, accentuarsi, risolversi di nodi lungo tutti i primi tre movimenti, in attesa dell’accennare, sussurrato dai violoncelli, del celebre tema. Il punto di arrivo ben chiaro nella mente di Guggeis è stato proprio l’esplicarsi del finale. Dalla frase dei violoncelli è andata man mano accrescendosi la volontà liberatoria, sino all’esplosione sempre più convinta del coro e alla coda finale, festosa e dirompente sulla quale il pubblico non ha potuto far altro che trattenere il fiato, concedersi ancora un impercettibile secondo di pausa per poi salutare, entusiasta, coro, solisti, orchestra e direttore.
Il reparto solistico, messo come sempre a dura prova dalla scrittura cui Beethoven sottopone le voci, si è disimpegnato senza problemi al pari del Coro, ben equilibrato nell’amalgamarsi delle sezioni, dal timbro caldo e rotondo anche nei passaggi di maggior esposizione. L’Orchestra Sinfonica di Milano ha dato ulteriore prova delle sue notevoli qualità, con menzione particolare per gli ottoni e timpani, virtuosistici non solo dal punto di vista tecnico, ma soprattutto interpretativo, capaci di raffinatezze d’espressione ai limiti dell’udibile, e raggiunte con una sicurezza stupefacente. Archi smaglianti che hanno saputo modificare il bel timbro solare caratteristico verso una maggior brunitura, grazie alle precise indicazioni di Guggeis.
Trionfatore della pomeridiana d’inizio anno, Guggeis merita tutti gli elogi ricevuti: dominio totale della partitura, eccellente capacità di trasmettere una propria visione così oggettiva e meditata all’orchestra, intelligenza non solo esecutiva ma anche tecnica, gestuale, visiva, con la volontà di sapere gestire non solo le masse orchestrali, ma i propri stessi mezzi direttoriali, lasciando nulla al caso o all’esteriorità, ma riuscendo ad essere dentro la partitura per tutta la durata della sinfonia.
Il bis degli ultimi minuti della sinfonia non ha fatto altro che riscaldare il cuore e l’animo di tutti i presenti, ricolmando tutti di applausi festosi.
Un inizio anno che lascia la mente ricca e stimola a nuovi ascolti.
Emanuele Amoroso
Foto: Angelica Concari