RACHMANINOV Concerto per pianoforte e orchestra n. 3 in do minore op. 30 PROKOFIEV Romeo e Giulietta, estratti dalle Suites n. 1 op. 64 bis, n. 2 op. 64 ter e n. 3 op. 101 pianoforte Giovanni Bertolazzi Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, direttore Dmitry Matvienko
Firenze, Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, Sala Zubin Mehta, 7 settembre 2024
A poche ore dalla conferenza stampa con la quale ha annunciato l’intera sua programmazione per l’anno a venire, il Teatro del Maggio ha riaperto i battenti dopo la pausa estiva per dare avvio alla fase finale dell’attuale stagione con un concerto sinfonico reso particolarmente attraente dalla presenza di due giovani interpreti di grande talento e dalla curiosità di uno strumento particolare. Cominciando da questo, il pubblico molto numeroso convenuto alla Sala Mehta si è trovato di fronte a un pianoforte dalle dimensioni decisamente inconsuete, addirittura il più lungo finora mai realizzato. Si tratta del «Grand Prix 333» progettato e costruito a mano dal maestro vicentino Luigi Borgato che supera di mezzo metro i normali gran coda ed è provvisto di cinque pedali, i due aggiuntivi atti a ottenere il frazionamento lungo la tastiera del sollevamento degli smorzatori. Su questo maestoso strumento Giovanni Bertolazzi, che sette anni fa, appena diciannovenne, era stato protagonista della sua presentazione al pubblico, ha eseguito il Terzo Concerto di Rachmaninov, capace di esaltarne tutta l’ampiezza e la ricchezza di suono. Quasi superfluo soffermarsi sulla statura tecnica di un pianista che ha alle spalle oltre quaranta premi in importanti concorsi, anche se il controllo totale e la scioltezza con la quale ha dominato le mille insidie di uno dei cimenti virtuosistici più disperanti del grande repertorio, peraltro in questo caso da lui affrontato per la prima volta, già bastavano a suscitare ammirazione. Ciò che maggiormente ha colpito nella sua esecuzione è stato però un taglio interpretativo piuttosto lontano da quanto spesso è dato ascoltare, giocato sull’intensità del canto e la mobilità espressiva degli accenti più che sulla foga oratoria e la potenza di affondo. Una lettura ricchissima di colori, ispirata e commossa ma sempre lucidissima nel cogliere le componenti di organicità strutturale di un capolavoro troppo spesso considerato solo per l’effetto spettacolare della sua scrittura pianistica. In questo caso Bertolazzi ha poi avuto la fortuna di poter collaborare con un direttore dalla tecnica altrettanto autorevole con il quale ha evidentemente saputo stabilire una collaborazione perfetta. Il bielorusso Dmitry Matvienko, primo premio nel 2021 al concorso «Malko» di Copenaghen, impostosi in Italia l’anno scorso con la fortunata edizione romana dell’ultima opera di Janáček, debuttava a Firenze con questo concerto e non ha mancato di dimostrare la sua bravura già nella densità corposa e avvolgente di suono con la quale ha incorniciato in Rachmaninov la prova del solista aderendo come un guanto alle sue scelte di tempi e fraseggi.
Un talento che ha trovato piena conferma nella seconda parte della serata occupata da una scelta di undici brani dalle tre Suites che Sergej Prokofiev ricavò dal balletto Romeo e Giulietta, assemblati in modo da dipanare una logica successione narrativa. Concentrandosi proprio sul senso teatrale dei singoli pannelli Matvienko ne ha accentuato i contrasti d’atmosfera nella violenza parossistica degli sbalzi dinamici e nel mordente ritmico come nel calore appassionato delle effusioni liriche. Un’esecuzione forse un po’ ruvida e bisognosa di qualche rifinitura nei dettagli, ma di una fisicità e di un impatto drammatico irresistibili, alla quale l’Orchestra del Maggio, attualmente in forma eccellente, ha contribuito con una compattezza dell’insieme, uno smalto timbrico e una fantasioso protagonismo delle prime parti davvero notevoli. Il grandissimo successo ha spinto Bertolazzi ad aggiungere fuori programma la Valse triste di Franz von Vecsey nel pirotecnico arrangiamento pianistico di György Cziffra e al termine altrettanto entusiasmo ha accolto Matvienko e l’orchestra, invitata a settori a ricevere le ovazioni del pubblico.
Giuseppe Rossi
Foto © Michele Monasta-Maggio Musicale Fiorentino