MOZART La Clemenza di Tito, ouverture K 621 BEETHOVEN Concerto n. 3 in do minore op. 37 per pianoforte e orchestra MENDELSSOHN Sinfonia n. 4 in la maggiore op. 90 «Italiana» pianoforte Ying Li Nordwestdeutsche Philharmonie, direttore Leslie Suganandarajah
Milano, Sala Verdi del Conservatorio, 9 ottobre 2024
La Fondazione La Società dei Concertiha affidato a Ying Li l’apertura della stagione 2024/25. La giovane pianista cinese vinse tre anni fa il Premio Internazionale Antonio Mormone organizzato dalla Fondazione stessa. C’era quindi attesa per il suo confronto con il Terzo di Beethoven, un monumento del concertismo tout court. Beethoven utilizza lo strumento solista in modo del tutto personale, mai scontato e pure imprevedibile aprendo indiscutibilmente la via al concertismo romantico. Il pianoforte diventa così un personaggio a tutto tondo in grado di colloquiare e rivaleggiare con l’orchestra, e questo in un modo che mai si era sentito prima. Ying Li ha affrontato il Concerto in do minore con una certa vivacità e chiarezza trovando nelle parti più liriche un cantabile sobrio, mai esibito anche se non sfumatissimo. Le idee musicali fluivano con naturalezza, ma una certa frenesia e impazienza nella resa dei passaggi più rapidi in scale e arpeggi trasmetteva la sensazione che la pianista si adagiasse in una sorta di decorativismo di fondo. E questo lo si è notato un po’ in tutta la sua performance, che ha evidenziato comunque un indubbio dominio della tastiera e una attitudine a ripiegarsi nell’intimo. Anche il bis, il Notturno in do minore op. 48 n. 1 di Chopin, ha confermato le sensazioni riscontrate nell’interpretazione beethoveniana, a proposito della quale Ying Li ha avuto il pregio di stabilire un’intesa con un direttore, Leslie Suganandarajah, vitale ed energico e con un’orchestra molto presente. In tal senso il Terzo di Beethoven, che è a tutti gli effetti un concerto sinfonico, necessita di una collaborazione fattiva tra solista e direttore che non possono esimersi dal costruire un rapporto di fiducia e scambio.
Leslie Suganandarajah, nato in Sri Lanka si è trasferito presto in Germania con la famiglia fuggita dal suo paese durante la guerra civile. Dopo varie esperienze nei teatri tedeschi, da 5 anni è direttore musicale del Landestheater di Salisburgo. Da noi direi che fino a questa serata era abbastanza sconosciuto. Ed è quindi stata una piacevole sorpresa scoprirne le qualità tecniche e di comunicativa. Dotato di un bel gesto ampio e preciso ha condotto la preparata Nordwestdeutsche Philharmonie con esuberanza e dinamismo, senza mai perdere di vista gli aspetti formali delle pagine eseguite. L’Italiana di Mendelssohn concepita durante il fatidico viaggio del compositore nella terra dove fioriscono i limoni, secondo l’autore stesso era «la musica più gaia che avesse composto». Il direttore fa sua questa frase e ci restituisce un’interpretazione prima di tutto solidissima nella struttura, compatta nel suono e anche spensierata e ritmicamente energica. Ma sono le diverse battute in contrappunto che costellano un po’ tutti i movimenti della sinfonia ad aver trovato in Suganandarajah un interprete ideale, lucidissimo nella gestione delle entrate ed equilibrato nel controllo dei crescendo per accumulo. Alla fine le forme classiche non vengono mai intaccate pur risultando infarcite di spirito romantico. Un equilibrio che si è notato anche nel brano che ha aperto la serata, l’Ouverture dalla Clemenza di Tito. Disinvolto e scanzonato, infine, il bis concesso, l’Allegro con spirito che chiude la Sinfonia n. 88 in sol maggiore di Franz Joseph Haydn.
Massimo Viazzo