Concerto della Cappella Musicale Pontificia “Sistina” (musiche di Palestrina, Di Lasso, Allegri, Anerio) direttore Massimo Palombella
Genova, Teatro Carlo Felice, 16 novembre 2015
Dal Coro della Cappella Sistina promana inevitabilmente un fascino particolare, in ragione del modo significativo in cui l’istituzione attraversa la storia della musica: innanzitutto ovviamente per l’aneddoto secondo cui Mozart quattordicenne avrebbe trascritto a memoria il Miserere di Allegri (eseguito all’epoca soltanto nella Sistina, a luci spente, nell’ambito dell’Officium Tenebrarum della Settimana Santa) “trasgredendo” il divieto di copiatura concernente un’opera del resto da sempre avvolta in un’aura di mistero. Un alone esoterico alimentato anche dopo la pubblicazione della partitura da parte di Charles Burney, in quanto questa mancava della tradizionale ornamentazione tramandata oralmente all’interno della Cappella pontificia, e in certo qual modo accentuato dalla sospensione delle esecuzioni del Miserere in Sistina per ben 141 anni, fino al 2011. Proprio per l’aura leggendaria e carica di storia che circonda il complesso papale e l’antica tradizione di cui è portatore, è stato singolare sentire il suo direttore Massimo Palombella, presentando l’unico bis del concerto, annunciare che questo (l’Agnus Dei I della Missa Papae Marcelli) costituiva un’anticipazione del prossimo CD della Cappella, e che il programma del concerto era invece contenuto integralmente nel disco Cantate Domino uscito a settembre di quest’anno (e ovviamente venduto nel foyer)…
Ma questi aspetti “secolarizzati” non devono sorprendere, dato che oggi la Cappella Sistina (come ben documentato dai servizi pubblicati su MUSICA 270) è un coro pienamente inserito nel panorama interpretativo contemporaneo, che coniuga l’aggiornamento sulle prassi esecutive del repertorio rinascimentale alle proprie preziose tradizioni, e che non disdegna di esibirsi pubblicamente in sala da concerto, anche se con parsimonia e adottando una “liturgia” che comunque ne sottolinea la particolarissima natura. Per la Giovine Orchestra Genovese la Sistina ha infatti presentato un programma di circa un’ora, privo di intervalli e interruzioni (il pubblico viene pregato di astenersi dall’applaudire tra i brani), salvo che per la presentazione di ogni pezzo da parte di Pietro Borgonovo, Direttore artistico della Gog. Il programma disegnava un itinerario dall’intenso significato spirituale e culturale, interamente imperniato sul repertorio “della Sistina”: prendendo avvio dal gregoriano “puro” di “Rorate, caeli, desuper”, trovando un primo fulcro nel Magnificat VIII toni di Orlando di Lasso, brano in cui pienamente si apprezzava la composta flessibilità del complesso corale, plasmato dal gesto energico, quasi febbrile di Massimo Palombella; per il Miserere di Allegri, come da tradizione, interveniva anche un tocco di “drammaturgia” esecutiva, in quanto, se il coro a cinque voci (Assemblea) rimaneva sul palcoscenico, il tenor e il quartetto cantavano dislocati ai lati opposti della platea, con immancabile effetto suggestivo. Significativa la serie di composizioni che seguivano il Miserere, incentrate sulla figura del Cristo: se il bellissimo “Christus factus est” di Felice Anerio pone l’accento sulla parola “mortem”, accentuandone il carattere di ferita universale, il Mottetto di Palestrina “Adoramus te, Christe” pare rispondervi insistendo sul passaggio “redemisti mundum”, indicando quindi il senso profondo di quella ferita. Emblematico poi il suggello del programma, affidato a “Tu es Petrus”, il Mottetto a sei voci di Palestrina che per consuetudine accompagna l’ingresso del Papa nella Cappella e a San Pietro: sottolineando quindi sia il significato dell’erede di Pietro nella Chiesa Cattolica, sia, con legittimo orgoglio, quello del Coro pontificio nell’ambito della storia della musica sacra.
Roberto Brusotti