Negli ultimi anni, il Metropolitan Opera di New York ha intrapreso una trasformazione audace, investendo pesantemente in opere contemporanee e più inclusive (vedi l’articolo apparso su MUSICA 353, febbraio 2024). Questa scelta rappresenta un distacco dalla tradizionale programmazione di opere ultra-classiche, rispondendo alla necessità di attrarre nuovi spettatori e riflettere il clima progressista della New York contemporanea. Ma questa scommessa sta davvero pagando?
Il Met ha registrato un riempimento medio del 72% nella stagione 2023-2024, migliorando rispetto al 66% della stagione precedente e al 61% del 2021-2022, ma ancora lontano dai livelli pre-pandemia del 76% nel 2019-2020. Questa tendenza riflette una più ampia esitazione del pubblico a tornare agli spettacoli dal vivo, comune a tutta Broadway. Interessante è l’aumento del numero di biglietti comprati dai non abbonati, passato dal 75% nel 2022-2023 all’85% nel 2023-2024. Inoltre, l’età media degli spettatori non abbonati è scesa da 50 anni nel 2021-2022 a 40 anni nel 2023-2024, segnalando un importante cambiamento e ringiovanimento del pubblico.
Ma le opere contemporanee non attraggono tanto pubblico quanto il repertorio classico europeo. In media, le opere contemporanee hanno registrato un tasso di riempimento del 65% per rappresentazione, contro il 74% delle opere di repertorio (Per mancanza di dati, non sono state considerate tre opere di repertorio: “Roméo et Juliette,” “La rondine,” e “Orfeo ed Euridice”). Tuttavia, nessuna opera contemporanea ha ottenuto un risultato disastroso, contrariamente a molte esperienze italiane dove i titoli contemporanei faticano a riempire metà della sala. La strategia del Met sembra essere quella di limitare il numero di rappresentazioni delle opere contemporanee, con una media di 8 spettacoli per titolo contro i 12 delle opere di repertorio, per contenere le perdite.
Non tutte le opere contemporanee hanno avuto lo stesso successo. “X: The Life and Times of Malcolm X” di Anthony Davis ha raggiunto un tasso di riempimento del 78%, attirando il pubblico afroamericano con la storia del leader dei diritti civili. “Florencia en el Amazonas” di Daniel Catán, rivolta ai “latinos”, ha avuto un successo modesto con un riempimento del 68%, mentre “Dead Man Walking” di Jake Heggie ha fatto peggio con il 62% nonostante fosse l’opera di apertura della stagione. Il peggior risultato è andato a “El Niño” di John Adams, con solo il 58% di riempimento nonostante le recensioni positive della critica per l’allestimento coloratissimo di Lileana Blain-Cruz.
Anche i revival delle opere contemporanee non sono andati benissimo. “Fire Shut Up in My Bones” di Terence Blanchard ha avuto un riempimento del 65% e “The Hours” di Kevin Puts del 61%. Questi numeri indicano che solo “X: The Life and Times of Malcolm X” ha riempito almeno tre quarti della sala, mentre le altre opere si sono attestate tra i due terzi e la metà del teatro.
Alcune opere di repertorio classico hanno registrato riempimenti straordinari. In particolare, la versione accorciata per famiglie del “Flauto magico”, firmata da Julie Taymor, rimane la “hit” del Natale newyorkese registrando l’87% di riempimento. Inoltre, la “Turandot” di Zeffirelli, nonostante le continue accuse di colonialismo culturale a Puccini, ha registrato ben l’82% di riempimento della sala. Tra le nuove produzioni, la “Carmen” diretta da Carrie Cracknell ha ottenuto un riempimento dell’81%, suggerendo che la via del Regietheater, già popolare in Europa, potrebbe funzionare anche a New York..
Gli storici allestimenti di Puccini sembrano funzionare ancora, come “Madama Butterfly”, che ha avuto un tasso di riempimento del 75%, e “La Bohème” che ha raggiunto il 74% di riempimento (nonostante ad oggi sia stata rappresentata ben 1391 volte al Metropolitan). Le opere di Verdi, come “Nabucco” e “La Forza del Destino”, hanno ottenuto rispettivamente il 72% e il 71%, mentre la ripresa di “Un Ballo in Maschera” ha avuto un riempimento del solo 56%, complice la ripresa di un allestimento poco riuscito riesumato dal 2012. Infine, l’ultra-classico e polveroso allestimento del “Tannhäuser” di Wagner (datato 1977) ha registrato comunque il 64% di riempimento, nonostante le recensioni non positive e una protesta dei soliti attivisti ambientalisti che ha bloccato l’esecuzione durante la prima.
Questi dati ribadiscono che le opere di repertorio hanno un pubblico più affezionato, ma che molto dipende anche dalla qualità dell’allestimento. Inoltre, le opere di repertorio (a differenza delle contemporanee) continuano a funzionare anche se sono l’ennesima ripresa dello stesso allestimento. Infine, le solite accuse di colonialismo rivolte alla “Madama Butterfly” e alla “Turandot” non sembrano avere un effetto sul pubblico, che le ha premiate rispetto ai titoli contemporanei.
Le conseguenze finanziarie di questa nuova politica sono significative, ma è difficile distinguere cosa sia causato dal cartellone e cosa dalla pandemia. Il Met ha dovuto prelevare 40 milioni di dollari dal suo fondo di dotazione nel 2023 per coprire le spese operative, dopo aver prelevato altri 30 milioni nel 2022, facendo scendere la dotazione finanziaria da 309 milioni di dollari a luglio 2023 a 255 milioni di dollari oggi. Se il Met dovrà continuare a prelevare capitale dal fondo, rimarrà poco capitale da cui derivare gli interessi per finanziare la stagione.
Il General Manager Peter Gelb ha dichiarato: “Sono convinto che siamo sulla strada giusta per quanto riguarda il mix di presentazioni tra classici senza tempo e nuove opere. […] È l’unico modo in cui questa forma d’arte potrà avanzare. Dobbiamo sperimentare, non tutto avrà il successo che vorremmo.” Gelb ha espresso speranza di ricevere donazioni sostanziali nei prossimi anni per reintegrare il fondo di dotazione, nonostante ci siano meno donatori privati di un tempo.
La scommessa del Met su opere contemporanee e inclusive è una mossa coraggiosa che potrebbe ridefinire il panorama operistico per le future generazioni. Fino ad ora, questa politica ha ringiovanito e rinnovato il pubblico, ma le opere classiche continuano a riempire la sala di più 11 punti percentuali rispetto ai titoli contemporanei. Nessuna delle opere contemporanee ha però segnato un risultato disastroso, e tutte hanno riempito almeno il 58% della sala. Il successo della strategia del Met non è ancora chiaro e dipenderà dalla capacità di bilanciare innovazione e tradizione, offrendo spettacoli che risuonano con il pubblico di oggi senza perdere di vista le radici storiche dell’opera.
Francesco Zanibellato
La stagione del Met: alcuni dati
Titolo | Allestimento | Periodo | Riempimento | Numero di rappresentazioni |
The Magic Flute-Holiday Presentation | Revival | Repertoire | 87% | 13 |
Turandot | Revival | Repertoire | 82% | 17 |
Carmen | New Met Production | Repertoire | 81% | 17 |
X: The Life and Times of Malcolm X | New Met Production | Contemporary | 78% | 8 |
Madama Butterfly | Revival | Repertoire | 75% | 16 |
La Bohème | Revival | Repertoire | 74% | 18 |
Nabucco | Revival | Repertoire | 72% | 14 |
La Forza del Destino | New Met Production | Repertoire | 71% | 9 |
Florencia en el Amazonas | New Met Production | Contemporary | 68% | 8 |
Fire Shut up in My Bones | Revival | Contemporary | 65% | 7 |
Tannhäuser | Revival | Repertoire | 64% | 8 |
Dead Man Walking | New Met Production | Contemporary | 62% | 9 |
The Hours | Revival | Contemporary | 61% | 8 |
El Niño | New Met Production | Contemporary | 58% | 7 |
Un Ballo in Maschera | Revival | Repertoire | 56% | 9 |
Roméo et Juliette | Revival | Repertoire | nn | 7 |
La Rondine | Revival | Repertoire | nn | 8 |
Orfeo ed Euridice | Revival | Repertoire | nn | 8 |