VERDI Un ballo in maschera D. Tuscano, H. Kang, I. A. Quilico, D. Lee, L. Piermatteo, G. Todisco, A. Subacchi, L. Barbieri, M. Sagripanti; Coro del Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno, FORM – Orchestra Filarmonica Marchigiana, direttore Giuseppe Mengoli regia Daniele Menghini scene Davide Signorini costumi Nika Campisi luci Gianni Bertoli
Fano, Teatro della Fortuna, 30 novembre 2024
È sempre forte la tentazione, con Un ballo in maschera, di allargare l’evento che dà il titolo all’opera (in realtà concentrato in pochi minuti del III Atto) all’intero allestimento, tentazione a cui non è sfuggito neanche Daniele Menghini, regista di questo spettacolo della Rete Lirica delle Marche in coproduzione con la Fondazione Teatro Regio di Parma (qui la recensione di Nicola Cattò della prima a Busseto). Lo spettacolo si è quindi giocato tutto intorno all’idea della maschera e della vita da vivere come una festa, che è una scelta legittima e, nel caso dell’allestimento in questione, anche molto efficace, con parecchie scene decisamente suggestive (l’antro di Ulrica, l’imponente trono di teschi gotici del finale) ma rischia un po’ di far perdere la novità del grottesco con cui si chiude il II Atto, oltre a presentare Riccardo più come sovrano dedito ai party che come il buon governatore descritto nel testo nel I Atto, in cui Menghini lo fa vedere reduce da un altro ballo in maschera (lo capiremo quando nel Finale indosserà lo stesso vestito). Poco male, perché la monumentalità delle scene e la cura delle luci si sono confermate, come nelle recite di Busseto con cui lo spettacolo è stato coprodotto, di notevole efficacia, con punte di notevole suggestione proprio nel finale (in cui persino la macarena sembrava fatta apposta per accompagnare le danze settecentesche del ballo). Per questa ultima recita nel circuito marchigiano è salito sul podio, al posto di Fabio Biondi, il giovane Giuseppe Mengoli, che ha firmato una lettura efficace e teatrale, senza magari troppi colpi d’ala (la situazione, una sola recita, nemmeno lo avrebbe consentito) ma di sicuro impatto, con tempi sempre ben scelti e di sicuro effetto drammatico, ben supportato da una FORM – Orchestra Filarmonica Marchigiana in notevole serata: un nome da risentire il suo. Il giovane cast ha colpito soprattutto per la notevole coesione musicale alle prese con parti di grandissima difficoltà; ha aiutato, di certo anche l’acustica favorevole di spazi di ridotte dimensioni, come è il caso dello splendido Teatro della Fortuna di Fano, ma non è di sicuro cosa di tutti i giorni ascoltare un’Amelia così solida e intensa come quella incarnata da Ilaria Alida Quilico, nonché un Renato in grado di eseguire la sua parte con tale sicurezza come quello di Hae Kang, giustamente premiato da una meritatissima ovazione dopo la sua grande scena del III Atto. Il protagonista, Davide Tuscano, è sembrato quello in possesso della vocalità forse più delicata e forse sarebbe il caso di aspettare nel riproporre questo personaggio in contesti meno acusticamente favorevoli: a Fano ha comunque dimostrato una notevolissima partecipazione emotiva, oltre a una sicurezza nei passaggi più scabrosi (i salti della barcarola, pericolosi per l’intonazione) ammirevole. Notevole, benché un po’ affaticata, l’Ulrica di Danbi Lee, imponente nel suo suggestivo costume, e frizzante quanto basta l’Oscar al femminile di Licia Piermatteo, con tanto di curiose e spiritose variazioni sovracute in “Saper vorreste”. Bene, infine, anche i due congiurati di Agostino Subacchi e Lorenzo Barbieri. Caldo successo al termine.
Gabriele Cesaretti
Foto: Marilena Imbrescia