BERNSTEIN Wonderful Town A. Umphress, L. Lee Gayer, B. Davis, I. Virgo, A. Der Grigorian; Orchestra e Coro del Teatro Regio Torino, direttore Wayne Marshall
Milano, Teatro alla Scala, 7 settembre 2023
Se il tema di Mito 2023 è “Città”, l’apertura al Teatro alla Scala (replica stasera al Lingotto di Torino) si è svolta nel nome di quella che, giustamente, è stata definita da Stefano Catucci nella breve ed efficace prolusione al concerto “la città più iconica del ‘900”, ossia New York. In particolare, la New York degli anni ’30, quella in cui arrivano dal provinciale Ohio le due sorelle Ruth Eileen, con i loro sogni e le loro ambizioni, finendo poi travolte, dopo varie vicissitudini, dal fascino della wonderful Town: ma anche la New York che accoglie, dall’altrettanto provinciale Massachussetts, il giovane Leonard Bernstein, che divide un appartamentino al Village con Betty Comden e Adolph Green. Un terzetto delle meraviglie che nel 1944 aveva firmato un primo musical (sempre ambientato a NY), On the Town, e che nel 1953, in appena un mese di lavoro, “sfornano” quest’altro gioiellino, dove Bernstein, vista la fretta, fa uso di sue musiche preesistenti e soprattutto di ritmi e stili i più diversi possibili: swing, blues, conga, temi irlandesi. Ma sempre col sigillo inimitabile della sua fortissima personalità, tanto che l’appassionato non faticherà a ritrovarvi anticipazioni di West Side Story e Candide. Certo, la versione presentata per Mito, in forma di concerto, fa dello scintillante musical una parata di numeri musicali, rinunciando a qualsiasi drammaturgia e a qualsiasi narrazione: eppure la gioiosa brillantezza della musica di Bernstein, la sua vena melodica inestinguibile, il brillìo dell’orchestrazione resistono ugualmente.
Wayne Marshall (da noi intervistato sul numero di settembre di MUSICA) conosce questa musica anche capovolta, e nel disporre di un’orchestra d’opera, non abituata a questi ritmi, ne accarezza le volute melodiche, scava nei controcanti e enfatizza certi colori e certi particolari di strumentazione: quello che insomma si guadagna in cantabilità e magniloquenza, lo si perde nello scatto meno brillante di quanto una big band o un’orchestra di un teatro di Broadway potrebbe offrire. E i complessi torinesi si disimpegnano con molta bravura. Con loro un gruppo di cantanti-attori (ovviamente amplificati) che mostrano una totale disinvoltura in questo genere ibrido: tutti bravissimi, ma davvero la esuberante Ruth di Alysha Umphress, con il suo “graffio” blues nella voce, sembra avere una marcia in più. Scala completamente sold out, con un pubblico diverso dal solito, e di quello molto più prodigo di applausi ed entusiasmi spontanei, che hanno portato ad applausi lunghissimi e alla ripetizione di “Conga” e “It’s love”. Mito, quindi, parte sotto i migliori auspici.
Nicola Cattò
Foto: Lorenza Daverio