MOZART Le nozze di Figaro G. Mastrototaro, S. Blanch, A. Luongo, G. Fiume, C. Tirotta. S. Salvaggio, R. Bove, D. Pieri, M. Macchioni, E. Zizzo, N. Ceriani; Orchestra e Coro dell’Arena di Verona, direttore Francesco Ommassini regia, scene e costumi Ivan Stefanutti luci Claudio Schmid.
Verona, Teatro Filarmonico, 22 gennaio 2023
Su capolavori arcinoti e iperinterpretati c’è tuttavia nel caso delle opere di Mozart – ed in particolare nella trilogia realizzata con Da Ponte – un’aura inossidabile di stupore e meraviglia che ci abbraccia e riluce dal flusso sonoro. Non stupisce quindi che l’inaugurazione di una stagione lirica, attesa come quella della Fondazione Arena di Verona al Teatro Filarmonico, riparta da una delle colonne portanti del teatro musicale, Le Nozze di Figaro, riportata a un’idea quasi primigenia di semplicità ed essenziale manifattura, riprendendo un allestimento del Teatro Nuovo Giovanni da Udine. Perché spesso, nel mettere in scena se stessi e l’opera d’arte, bisogna imparare a togliere, non ad aggiungere. Francesco Ommassini, alla direzione dell’Orchestra della Fondazione Arena, con cui ha ormai consolidato un’intensa collaborazione, completa la propria esperienza proprio nella trilogia Mozart-Da Ponte, arginando ogni retorica o persino barocchismi alla moda, seguendo con modi gentili una concertazione dalle tinte delicate, fra articolazioni ben strutturate, morbidezze nelle sonorità ai fiati. Non c’è l’idea di una concitazione convulsa ma di una partitura che continua a svelarci una sapienza olimpica. I tempi sono congeniali per un’azione priva di cadute di tensione ma molto attenta alla dinamica in continuo fermento, con una tenuta strutturale impeccabile, compresi i difficili recitativi accompagnati.
Ivan Stefanutti firma regia, scene e costumi nel segno della sobrietà: grandi portoni e finestre delimitano una scena dall’arredamento minimale, complessivamente sembrando quasi non partecipare agli eventi, che si susseguono in uno spazio sostanzialmente immobile e indifferente, fra poche ornamentazioni. Gilda Fiume (Contessa) spicca per la ricerca di una dimensione intimista con delicatezza di tinte e ottimo legato, soprattutto in “Dove sono i bei momenti”, ben calata nel proprio ruolo nobile e aristocratico. Alessandro Luongo (Conte) mostra un’ottima escursione dinamica in ogni registro, una dizione che mette in rilievo una presenza sempre viva e teatralmente efficace. Giulio Mastrototaro (Figaro) dispiega una certa vivacità interpretativa, anche se abbastanza ordinaria. Sara Blanch (Susanna) esprime con chiarezza il proprio ruolo con un’attenta recitazione, mentre Chiara Tirotta colpisce per la precisione del fraseggio, seppure tra qualche eccesso di vibrato. Ricordiamo Salvatore Salvaggio (Don Bartolo), Rosa Bove (Marcellina) e Didier Pieri (Basilio), un cast ben equilibrato come emerge dai concertati. Applausi calorosissimi.
Mirko Schipilliti
Foto: Ennevi