LEO Sinfonia dall’Oratorio S. Elena al Calvario A. SCARLATTI Stabat Mater Ensemble Barocco “Le musiche da camera”, direttore Egidio Mastrominico
Napoli, Basilica di San Francesco di Paola, 30 aprile 2022
L’Ensemble Barocco “Le musiche da camera” celebra quest’anno i trent’anni di attività, e lo fa con un programma ancora una volta dedicato al recupero di preziose gemme del repertorio del Settecento napoletano: in questa occasione sono state eseguite la Sinfonia dall’Oratorio S. Elena al Calvario di Leonardo Leo e lo Stabat Mater di Alessandro Scarlatti.
Leo è uno dei più importanti esponenti della Scuola Musicale Napoletana: originario dell’attuale San Vito dei Normanni, a lui è dedicato un festival che si tiene annualmente a Brindisi. Geniale autore sia di opere teatrali (un genere per il quale Napoli era rinomata in tutta Europa) che di musica religiosa, le sue composizioni sacre, intrise di tenera e struggente devozione, reggono il confronto con quelle di Francesco Durante, l’Autore napoletano forse più rinomato per la musica sacra, a cui in vita veniva contrapposto.
Sant’Elena al Calvario è uno degli gli oratori più belli che siano mai composti, e la sinfonia di apertura offre una buona sintesi dell’arte di Leo, nobile, patetica e appassionata. Come scrive Daniel Heartz in Music in the European Capitals, “la sua (di Leo) solida maestria e molte composizioni sacre lo attestarono come successore di Alessandro Scarlatti”.
Quest’ultimo era all’epoca un caposcuola riconosciuto e amatissimo, e questo Stabat Mater si colloca, per la scrittura brillante e virtuosistica e le soluzioni innovative, tra i suoi lavori sacri più audaci. Scritto nel 1724 in età avanzata (lo Stabat del figlio Domenico lo precede di alcuni anni), richiede un organico di due voci, due violini e continuo; fu commissionato dalla Confraternita napoletana dei Cavalieri della Vergine dei Dolori di San Luigi al Palazzo.
Il lavoro si compone di 18 numeri e fu per anni lo Stabat di riferimento, cedendo solo nel 1736 il posto allo Stabat che la stessa Confraternita commissionò a Giovan Battista Pergolesi (del quale, ricordiamo, fu l’ultima, e per certi versi leggendaria composizione prima della precoce morte a 26 anni). Oltre allo stesso organico, il lavoro di Pergolesi mostra diverse affinità rispetto a quello di Scarlatti.
La composizione di Scarlatti colpisce per ricchezza musicale, varietà di forme, libertà e flessibilità espressiva: è un vero capolavoro di armonia cromatica e dissonante. Destinato all’uso liturgico, fu per anni lo Stabat più eseguito nelle funzioni religiose, soppiantato poi dal lavoro di Pergolesi, ritenuto di più immediata e popolare comprensibilità: oggi è tornato ad essere una delle composizioni sacre più apprezzate di Alessandro Scarlatti.
“Le musiche da camera”, ensemble fondato e diretto da Egidio Mastrominico, si connota per l’attenzione che dedica al recupero di partiture dal Settecento Napoletano, utilizzando strumenti d’epoca: ne fanno parte, oltre a Mastrominico (violino di concerto), Giuseppe Grieco (violino barocco), Leonardo Massa (violoncello barocco), Michele Carreca (tiorba), Debora Capitanio (clavicembalo). La scrittura scarlattiana contiene “gesti” armonico-contrappuntistici che possono essere resi espressivamente solo da musicisti storicamente informati che sappiano cogliere i contrasti e le sottigliezze nelle parti strumentali, come è avvenuto in questo caso. Le voci del soprano Francesco Divito e del mezzosoprano Rosa Montano, hanno dato rilievo e profondità alla partitura, affrontando con disinvoltura i passaggi melodici più arditi.
L’ottimo affiatamento tra l’ensemble ed i cantanti ha dato naturalezza all’esecuzione, grazie anche ad una ottima articolazione e a un fraseggio eloquentemente reso.
Lorenzo Fiorito