DONIZETTI Don Pasquale M.F. Romano, M. Werba, Y. Shi, S. Blanch; Orchestra e Coro del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, direttore Daniele Gatti regia Jonathan Miller (ripresa da Stefania Grazioli) scene e costumi Isabella Bywater
Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, 15 marzo 2024
Sessantaquattresima, o settantacinquesima opera del catalogo di Donizetti, il Don Pasquale è, dopo tre opere serie, la ripresa di un’opera buffa, composta in pochi giorni del 1843 su un testo di Giovanni Ruffini, mazziniano esiliato in Francia, che non firma il libretto, lasciandone oneri e onori a Michele Accursi.
Se sia un capolavoro o meno le opinioni cambiano a seconda degli ascoltatori: che sia intessuto su un testo abilmente intriso di sottile ironia e carico di allusive battute è assolutamente certo ed è principale motivo del successo di questo titolo, da sempre nella programmazione stabile dei teatri lirici italiani e internazionali. A Firenze, il 15 marzo scorso, nell’allestimento firmato da Jonathan Miller nel 2001 e ripreso da Stefania Grazioli oggi, si è assistito a uno spettacolo ancora coinvolgente e divertente ma penalizzato un po’ dalle scene di Isabella Bywater che, seppur efficaci ed eleganti, hanno assorbito le voci degli interpreti fino a relegarle, in un teatro dove l’acustica non è certo esaltante, in secondo piano. Complice forse la scarsa considerazione degli equilibri del suono in sala da parte del direttore Daniele Gatti tutto preso dalla partitura e a interpretare, come lui sa fare, il lavoro donizettiano.
E la musica di Donizetti è, come al suo solito, stata protagonista acclarata di un’opera che incorpora anche una selva di protagonisti canori che dovrebbero illuminare il testo musicale con le loro arie e recitativi mai verbosi.
Purtroppo i limiti della buca del Maggio si sono dimostrati spesso invalicabili barriere sonore per tutti i protagonisti, a cominciare dalla Norina della bella ed educata Sara Blanch, che avrebbe potuto deliziarci con piacevolissime nuances e mezze voci benissimo eseguite ma, purtroppo, scarsamente udibili, o dai distinguo umorali che Marco Filippo Romano intendeva trasmetterci con finezza ma che erano, ahinoi, troppo spesso inibiti dalla portanza orchestrale. Bravi anche l’Ernesto di Yijie Shi, che ha incantato tutti per l’espressività del suo canto benissimo controllato e intonato, nonché il Malatesta di Markus Werba, che ha sottolineato i pregi di una voce piuttosto debole, ma estremamente duttile, oltre i confini del baritono bello e puro. Le inadempienze di Gatti sono state compensate da una lettura ricca di agogiche e dinamiche, che hanno definito e descritto benissimo la partitura di Donizetti, fra l’altro delineando sempre una coerenza stilistica con il dettato musicale. Piani, pianissimi ben eseguiti dall’orchestra, timbricamente in buon spolvero, e pieni orchestrali controllati e determinati ampiamente da colori e caratteri rilevanti. I rallentando e i precipitati sono poi da vera, eccelsa compagine, con sottolineature efficacissime e parti solistiche protagoniste.
Il pubblico ha apprezzato il lavoro di scavo fatto da Gatti e ben eseguito dall’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino e tributato applausi convinti a tutti i solisti, al Coro diretto da Lorenzo Fratini, e ai responsabili dello spettacolo, particolarmente attento alla regia e all’espressività dei cantanti.
Davide Toschi
Foto: Michele Monasta