MAHLER Nicht zu schnell, dal Quartetto con pianoforte in la minore (orchestrazione di Colin Matthews); Symphonisches Präludium (ricostruzione di Albrecht Gürsching); Sinfonia n. 5 in do diesis minore Filarmonica della Scala, direttore Riccardo Chailly
Milano, Teatro alla Scala, 2 marzo 2019
Sabato 2 marzo abbiamo ascoltato la seconda replica (terza serata) del quinto Concerto della Stagione Sinfonica dell’Orchestra Filarmonica della Scala: in programma la Quinta Sinfonia di Gustav Mahler, preceduta da due brani in prima esecuzione italiana: Nicht zu schnell (arrangiamento di Colin Matthews dal movimento di Quartetto composto dal giovane Mahler) e il Preludio Sinfonico (arrangiamento di Albert Gürsching da una “attribuzione” a Mahler).
Chi scrive, nonostante una lunga passione mahleriana, attualmente proporrebbe una moratoria quinquennale sulla musica del compositore boemo, quindi il pensiero di ascoltare dal vivo due “nuovi” brani in acquisizione al repertorio è al tempo stesso fonte di curiosità e apprensione.
In realtà Nicht zu schnell è lavoro già ben noto, essendo stato commissionato a Colin Matthews nel 2009 dalla Concertgebouworkest di Amsterdam che l’ha eseguita, e pubblicata con la sua etichetta, sotto la direzione di Lothar Zagrosek nello stesso anno. Una seconda registrazione, questa volta in studio, è pubblicata da Pentatone con l’esecuzione dell’Orchestre Philharmonique Luxembourg diretta da Gustavo Gimeno. Nonostante l’evidente impegno a sostegno della partitura espresso dal maestro Chailly, l’ascolto, questa volta dal vivo, della partitura, ha confermato i dubbi riguardo la riuscita della trascrizione. La partitura originale di Mahler possiede una sottile vena di intima malinconia che il passaggio alla veste sinfonica snatura completamente, tramutando gesti di raccolta sofferenza in estroversioni drammatiche di proporzioni innaturali, simili a quelle di un “nibelungo” anabolizzato sotto sforzo, piuttosto che a quelle di un “titano” della musica quale Mahler poi dimostrerà di essere.
Controversa invece la programmazione del Preludio Sinfonico nell’attribuzione mahleriana orchestrata da Albrecht Gürsching. In realtà la partitura originale ritrovata alla metà degli anni ’40 da Heinrich Tschuppik nel lascito di Rudolf Krzyzanowski (un allievo di Bruckner nella stessa classe di Mahler), reca in prima pagina l’intestazione Rudolf Krzyzanowski cop. 1876, mentre nell’ultima pagina a caratteri maiuscoli in matita blu è vergata la dicitura “von Anton Bruckner”. In questa forma il Preludio sinfonico riceve anche una prima esecuzione il 7 settembre 1949 dalla Filarmonica di Monaco diretta da Fritz Rieger. La partitura utilizzata dal maestro Chailly invece viene attribuita a Mahler da Paul Banks, partendo dalla particella (una riduzione a 4 linee musicali con annotata l’orchestrazione) realizzata da Tschuppik e ritrovata presso la Biblioteca Nazionale Austriaca alla fine degli anni ’70. L’ascolto della pagina (anch’essa già consegnata alla storia discografica da Neeme Järvi nel 1992 per Chandos) sinceramente non dirada i dubbi sulla effettiva paternità dell’opera. Nonostante il lavorio di Gürsching, molti dettagli richiamano più lo stile compositivo bruckneriano che quello mahleriano e non è convincente l’ipotesi che Mahler abbia voluto omaggiare il proprio docente scrivendo in uno stile similare. Per chi scrive la verità potrebbe essere identificata in una sorta di lavoro scolastico effettuato a più mani sotto la supervisione di Bruckner, cui Mahler ha sicuramente preso parte, come testimonia il frammento musicale utilizzato dal compositore boemo nel Das klagende Lied scritto nel biennio 1878/80.
La seconda parte della programmazione ha visto invece l’esecuzione della Quinta Sinfonia in un’interpretazione che ha messo in mostra la consueta capacità di concertazione del direttore milanese. Il suono lucido e luminoso, che Chailly sa trarre dalla filarmonica scaligera, si è unito alla consueta abilità del direttore nel realizzare con la più straordinaria fluidità i frequenti cambi di tempo e di metrica della musica mahleriana per realizzare una visione musicale della partitura di grande rigore formale e asciuttezza espressiva. Per Chailly il “cuore espressivo” è, giustamente l’ampio Scherzo con il quale Mahler sembra dare l’addio al mondo musicale del Knaben Wunderhorn dei cui temi musicali ed espressivi il suo sinfonismo si è nutrito fino alla precedente sinfonia. Significativo, in questo senso, l’ampio spazio dato dal compositore alla sezione dei corni in generale e al primo corno in particolare (un magnifico Danilo Stagni per inciso, che ha ricevuto il pieno sostegno dei compagni di fila) con soli collettivi e personali di grande espressività e difficoltà esecutiva. L’Adagietto seguente viene interpretato infatti da Chailly per quello che è: un breve intermezzo scritto da Mahler per soli archi e arpa con il chiaro intento di permettere ai corni e agli altri ottoni di riposarsi prima del vorticoso tour de force incarnato dal Rondò finale.
Applausi entusiasti di un pubblico chiaramente convinto dalla posizione interpretativa del maestro Chailly hanno salutato la conclusione dell’esecuzione, nonostante chi scrive debba sottolineare la serata non “di grazia” del resto degli ottoni (trombe e tromboni).
Riccardo Cassani