PIZZETTI Canti della stagione alta BRUCKNER Sinfonia n. 2 in do minore WAB 102 pianoforte Roberto Cominati Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, direttore Oleg Caetani
Milano, Auditorium, 4 febbraio 2022
La musica sinfonica e cameristica di Pizzetti, forse ad oggi in lieve ripresa come frequentazione nelle sale da concerto, vive su di un equivoco dettato, con tutta probabilità, dalla seriosa produzione operistica del compositore emiliano. Stante l’austerità dell’Assassinio nella cattedrale, unica tra le sue numerose opere che abbia avuto di recente una pallida ripresa, e la complessità di Debora e Jaele o de La figlia di Jorio, all’ascolto di una pagina quale i Canti della stagione alta ci si trova immersi in un ampio, e talvolta, passionale melodizzare primo novecentesco, intessuto di acculturati modi greci che nulla o poco affaticano l’ascoltatore, essendo mimetizzati in un tessuto orchestrale denso, ricco e sfaccettato, giocato con acuta intelligenza sui timbri delle singole sezioni, in un accumularsi sonoro che va man mano addensandosi o diradandosi, così da creare, soprattutto nel secondo movimento, Adagio, rarefatte aree sonore in linea con le ricerche coeve di Ravel. Stagione alta, quella pizzettiana, forse descrittiva di un momento di ricchezza interiore compositiva, che nella quiete di un periodo estivo trascorso in Alto Adige regala una complessa pagina per pianoforte e orchestra, dove lo strumento solistico viene sfruttato in chiave dialogica, introducendo temi ripresi poi dalle singole sezioni, rafforzando in forma percussiva i fortissimi orchestrali e lasciando alla stessa oasi descrittive, echi probabili dell’ambiente rasserenante che si disegna sulle dorsali bolzanine.
Ottima l’esecuzione a cura di Roberto Cominati ed Oleg Caetani. Il pianista partenopeo non ha timore nel lasciarsi coinvolgere dalle prime, appassionate frasi, calibrando con intelligenza i propri interventi, assecondando gli sfoghi melodici, ma delineando anche l’intelligente scrittura pizzettiana, sorretta da una scienza armonica difficile da rendere con la trasparenza riservatale da Cominati.
Oleg Caetani coadiuva in un comune sentire Cominati, riuscendo a rendere la partitura luminosa e ricca di raffinati particolari, mettendo in luce i dialoghi tra le singole sezioni, ma abbandonandosi anche, dove necessita, ad esaltare il prepotente emergere della cantabilità melodica.
Dopo un viaggio così penetrante nel primo Novecento italiano, spostarsi in area austriaca nei percorsi di ricerca bruckneriani è, di primo acchito, faticoso per l’ascoltatore. Ma l’ora abbondante di ascolto ripaga la fatica. Sinfonia di riflessione sulle prima prove orchestrali, la Seconda in do minore riserva tutte le caratteristiche proprie che accomunano in generale tutte le sue prove: perorazioni degli ottoni, pause meditative, rarefatti silenzi, tutti orchestrali rigorosi ed enfatici, sviluppi contrappuntistici, temi tripartiti. Quello di Bruckner è un costante cammino di ricerca che lo porterà ad innalzarsi sempre più sino a trovare, forse, la pace sperata nelle ultime sinfonie e nel mistico, complesso, Te Deum.
Anche nella seconda parte Caetani, ben assecondato dall’Orchestra Verdi in ottima forma, riesce a rendere con lucida chiarezza la pagina bruckneriana, mantenendo un intelligente equilibrio tra le sezioni e descrivendo la struttura della partitura con intelligente rigore.
Il pubblico presente in sala, purtroppo non folto quanto sarebbe stato auspicabile stante il programma proposto, ha tributato comunque il giusto successo.
Emanuele Amoroso