Musiche di Messiaen, Schumann; pianoforte Ciro Longobardi
Tenuta dello Scompiglio, Vorno (LU), 8 giugno 2024
Nella bella e funzionale Tenuta dello Scompiglio di Vorno (LU), si tengono regolarmente mostre di pittura, happening, performances di ogni genere. Sabato 8 giugno, alla fine della rassegna musicale Voce, vocalità e canto, curata da Antonio Caggiano, si è tenuto il concerto del pianista Ciro Longobardi, dal titolo “Oiseaux exotiques”, un programma affascinante e inedito con estratti del Catalogue d’Oiseaux di Olivier Messiaen, oltre ai Gesänge der Frühe di Robert Schumann ed Estampes di Debussy. Longobardi è un pianista poco conosciuto dal pubblico naturale dei concerti di pianoforte e dalla critica, pur avendo egli stesso all’attivo una generosissima incisione dell’intero Catalogue d’Oiseaux per la Brilliant e numerosissime altre testimonianze d’impegno per la musica pianistica del Novecento e dei nostri giorni. Longobardi è pianista severamente rigoroso e dimostra un’altissima qualità esecutiva di una precisione disarmante. La sua lettura è tendenzialmente maschia, pur non tralasciando attenzione per i passaggi più delicati degli spartiti eseguiti. Un’attenzione filologica espressa da una tastiera su cui si muove con estrema semplicità e agilità.
I tre lavori di Messiaen che hanno aperto il concerto, L’Alouette Lulu (terzo libro), Le Traquet Stapazin (secondo libro), Le Merle Bleu (primo libro), ci portano all’interno della ricerca del compositore francese per quanto riguarda la cura nella trascrizione dei canti degli uccelli (357 specie differenti nell’intero catalogo di Messiaen per un totale di 757 elementi compositivi dedicati o utilizzati in lavori di altro indirizzo), pensati nel proprio ambiente, in varietà naturalistica sempre differente. Le singole caratteristiche di ogni canto trascritto e utilizzato vengono strutturate, nell’intero ciclo (sette libri con tredici brani in totale) in rapporto a cinque classi di elementi sonori, tratte da modalità e permutazioni sia melodiche che ritmiche tra le più varie, dall’India con Sharngadeva, da i propri testi sui Modi a trasposizione limitata, i Modi di valore e di intensità, temi dalla propria Turangalila, ecc. Longobardi ci conduce con chiarezza e maestria in questo rapporto dimensionale dove il solista (canto) ci porta nella profondità degli ambienti e degli eventi circostanti.
Dopo i brani di Schumann e Debussy, in cui si lascia andare a una lettura decisamente più tradizionale, chiude il concerto con un bis che splendidamente ci riporta alla letteratura più giovanile di Messiaen (nei suoi vent’anni) e agli uccelli con la lieve La Colombe,dai Préludes (1929), che pare ricollegarsi non solo al tema degli altri lavori di Messiaen scelti da Longobardi, ma a Debussy stesso.
L’auditorium dello Scompiglio era gremito di pubblico giovane e competente, che ha salutato il concerto e la conclusione della rassegna con il sano entusiasmo che premia solo i migliori.
Davide Toschi