BERG Drei Orchesterstücke op. 6 SIBELIUS Lemminkäinen Suite op. 22 Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, direttore Kirill Petrenko
Brescia, Teatro Grande, 26 maggio 2023
Kirill Petrenko, a cinquantun anni, è una leggenda vivente. Ancor prima di diventare direttore dei Berliner Philharmoniker nel 2019, il maestro d’origine russa ma di formazione austriaca si era già fatto apprezzare dal pubblico italiano sostituendo in extremis Giuseppe Sinopoli, prematuramente scomparso, nella stagione Rai del 2001. Da allora Petrenko è sempre restato in contatto con la Sinfonica Nazionale della Rai e proprio alla testa di questa compagine si è presentato lo scorso 26 maggio al Teatro Grande di Brescia, dopo aver proposto lo stesso concerto nei giorni precedenti a Torino anche con diretta radiofonica. Grazie all’anno di “Brescia-Bergamo capitale italiana della cultura” si è potuta avere questa preziosa replica nella città lombarda: un’occasione prontamente accolta dalla Fondazione del Teatro Grande. Programma tutt’altro che di routine con due partiture che non capita di ascoltare spesso in Italia: i tre Pezzi per orchestra op. 6 di Alban Berg e l’intera Lemminkäinen Suite di Jean Sibelius.
Preceduto da un toccante minuto di silenzio per le vittime delle disastrose alluvioni in Romagna e nelle Marche, il concerto è stato introdotto da Ernesto Schiavi, direttore artistico dell’orchestra Rai, ma a sorpresa si è avvalso anche di un’efficace illustrazione verbale, in italiano, da parte dello stesso Petrenko, con brevi esempi musicali eseguiti dagli strumentisti. A proposito dell’impressionante Marsch che conclude l’op. 6 di Berg, il maestro russo-austriaco ha ricordato che essa venne composta all’inizio del primo conflitto mondiale, eppure «si sente anche la guerra attuale in Europa, con molto dolore».
Schiavi e Petrenko hanno ripetutamente evidenziato gli influssi di Mahler sulla musica di Berg. Quel mormorio di percussioni all’inizio del Praeludium può in effetti ricordare, almeno concettualmente, il Naturlaut della Sinfonia n. 1, così come il martello percosso alla fine del terzo pezzo può richiamare la Sesta, per non parlare dei lontani echi trasfigurati della Nona. Certo, aggiungiamo noi, è un Mahler visto, per così dire, attraverso lo specchio deformante di una tonalità ormai in dissoluzione, dunque non così facilmente riconoscibile. Ma Petrenko è riuscito nell’impresa di ritrovare l’ordine in un apparente magma sonoro, sicché sono risultate chiarissime anche all’ascolto le varie sezioni formali, con una loro implicita dialettica da disvelare; si sono altresì colte le transizioni mediante opportuni cambi di tempo e i singoli temi, che costituiscono un intreccio fittissimo nella partitura, hanno avuto il dovuto risalto. Le due mani del maestro erano perfettamente in grado di svolgere ciò che in gergo informatico si definisce “multi-tasking”, tante attività in contemporanea, ma sempre al servizio di un’idea precisa ed organica.
La Lemminkäinen Suite di Sibelius consta di quattro ampie “Leggende” sinfoniche ispirate al Kalevala, epopea nazionale finlandese. Vi si narrano, come evidenzia il titolo, le gesta di Lemminkäinen, un eroe di grande coraggio, oltre che seduttore irresistibile, disposto perfino a calarsi nello spaventoso regno dei morti detto Tuònela. Per valorizzare questa musica, le cui radici affondano in Liszt e Wagner, ma con intuizioni che lasciano presagire le magie timbriche di una compositrice nostra contemporanea quale Kaija Saariaho, ci vuole davvero un’orchestra di prim’ordine e la Sinfonica della Rai si è dimostrata pienamente all’altezza. Nel primo brano Petrenko ha fatto risaltare il vivace motivo dei flauti che parrebbe alludere alle fanciulle sedotte dall’eroe finnico. Con i suoi tremoli insistenti degli archi, Lemminkäinen in Tuonela ricordava la tempesta iniziale in Die Walküre. Il cigno di Tuonela, terzo episodio del ciclo (il più famoso), si è avvalso degli assoli di corno inglese ottimamente eseguiti da Teresa Vicentini. Infine, il Ritorno di Lemminkäinen, con i suoi ritmi prorompenti, ci ha mostrato anche il lato più estroverso di Petrenko. Un Sibelius meravigliosamente eseguito, in un tripudio di archi e fiati.
Marco Bizzarini