BENEDETTO Facing MENDELSSOHN Concerto per violino in mi op. 64 SAINT-SAËNS Sinfonia n. 2 in la op. 55 violino Fabiola Tedesco Orchestra UniMi, direttore Ahmed El-Saedi
Milano, Aula Magna dell’Università Statale, 4 maggio 2021
Si respira un’aria nuova a Milano. Il concerto a inizio maggio della stagione dell’Orchestra dell’Università degli Studi è a porte chiuse e viene trasmesso in live streaming, ma noi possiamo seguirlo nell’Aula Magna di via Festa del Perdono tra pochi addetti ai lavori. Eravamo in sala anche a febbraio per il concerto diretto da Nayden Todorov con la prima italiana di The Big Bang and the Creation of the Universe dell’israeliano Nimrod Borenstein, in una Milano spettrale e vuota già alle sette di sera, in pieno lockdown. L’altro giorno, invece, vedere i giovani ai tavolini dei bar dava una sensazione di libertà ritrovata, nonostante in sala i musicisti indossassero ancora la mascherina. La musica, comunque, sembra a poco a poco uscire dall’inverno della pandemia in una Milano in cui la primavera, meteorologicamente parlando, stenta ad arrivare ma i concerti in presenza del pubblico — sarà probabilmente così anche per l’ultimo appuntamento della stagione dell’UniMi, il prossimo 25 maggio — stanno riprendendo un po’ ovunque, dal Teatro dal Verme fino al Teatro alla Scala.
Fedele alla sua dedizione alla causa della musica dei nostri giorni, anche in questa occasione l’Orchestra UniMi ha proposto un brano contemporaneo, questa volta in prima assoluta. Si trattava di Facing, commissionato dall’UniMi al trentaquattrenne Andrea Benedetto, un compositore che è nato a Lugano e attualmente vive a Madrid ma che ha studiato al Conservatorio milanese, dove nel 2019 ha vinto il Premio di Composizione. Facing è sapientemente giocato sul contrasto tra i tentativi di canto del primo violino e un’orchestra che si appropria immediatamente di ogni suo spunto melodico, fagocitandolo e frammentandolo. Più che un confronto è quindi uno scontro tra un violino che è solista solo in potenza ed un’orchestra minacciosa e limacciosa, costruito con mano sicura attraverso un sottile intreccio di piccoli frammenti melodici e piccoli intrecci contrappuntistici. Per suonarlo in modo efficace ci vuole molta attenzione e un direttore molto preciso sul podio, che per l’occasione era l’egiziano Ahmed El-Saedi, direttore artistico e direttore principale della Cairo Symphony Orchestra, figura austera nei gesti e negli abbandoni sentimentali e forse proprio per questo di grado di condurre saldamente in porto i giovani dell’UniMi attraverso una partitura decisamente insidiosa.
La direzione asciutta di El-Saedi si è rivelata meno efficace nel Concerto per violino di Mendelssohn, che la ventiquattrenne Fabiola Tedesco ha affrontato esibendo un bel fraseggio cantabile ma con qualche timore nei passaggi di agilità, a volte apparsi un poco ingessati. Alla bellezza delle melodie mendelssohniane Fabiola Tedesco sembrava volersi abbandonare anima e corpo, frenata però da un’orchestra guardinga, tenuta a freno dal direttore, con qualche scompenso nell’insieme, soprattutto nel movimento finale.
In conclusione della serata c’era la Sinfonia in la n. 2 di Camille Saint-Saëns, una tra le pagine meno eseguite di un compositore che in Italia è già di suo poco eseguito. L’interpretazione dell’UniMi è stata dignitosa, soprattutto nel severo movimento iniziale dal taglio barocco, a cui l’approccio essenziale di Ahmed El-Saedi si adattava bene, nonostante un’esitazione proprio nell’attacco ed una fuga nella parte conclusiva affrontata con eccessiva aggressività. L’aspetto sorprendente di questa Sinfonia è che dopo un primo movimento quasi brahmsiano, un nobile Adagio ed uno Scherzo pieno di slancio arriva un finale danzante in cui Saint-Saëns si leva la maschera del musicista tedesco rivelando la sua vera natura, quella di un francese curioso e geniale capace di mescolare come pochi altri umori e stili. E qui l’Orchestra dell’Università degli Studi, a parte qualche perdonabile sbavatura, ha trovato il giusto tono leggero ed anche, nei passaggi dove era richiesto, il giusto languore.
Luca Segalla