MAHLER Sinfonia n. 3 in Re minore contralto Polina Shamaeva Orchestra e Coro del Teatro Massimo Bellini di Catania, direttore Vitali Alekseenok maestro del coro Luigi Petrozziello Coro di voci bianche “InCanto”, maestro del coro Alessandra Luisi
Catania, Teatro Massimo Bellini, 16 novembre 2024
Era da quasi un quarto di secolo che la Terza Sinfonia di Gustav Mahler non veniva eseguita a Catania. Anche nell’ottobre del 2000 l’allora direttore stabile dell’orchestra etnea, Yoram David, inaugurò la Stagione Sinfonica del Teatro Massimo Bellini dirigendo la più lunga (oltre un’ora e mezza di durata) non solo delle nove sinfonie mahleriane, ma dell’ intero repertorio tardoromantico. La voce solista per il quarto e il quinto movimento fu, in quell’occasione, quella del mezzosoprano bulgaro Mariana Pentcheva; il coro di voci bianche fu il “Gaudeamus igitur” diretto da Elisa Poidomani, il maestro del coro Tiziana Carlini. Protagonisti dell’edizione che ha avuto luogo il 15 novembre scorso, con replica il giorno successivo, sono stati il maestro bielorusso Vitali Alekseenok, il contralto russo Polina Shamaeva, e il coro di voci bianche “InCanto” diretto da Alessandra Lussi; il maestro Luigi Petruzziello ha istruito il gruppo femminile del Coro del Bellini.
L’orchestra che eseguì con successo la Terza di Mahler nell’autunno di ventiquattro anni fa proveniva da un importante attività svolta nei primi anni ’90 sotto la guida del compianto maestro greco Spiros Argiris che, nella duplice veste di direttore artistico e di direttore stabile dell’Ente catanese (1991-’94), aveva lavorato molto sul repertorio operistico e sinfonico austro-tedesco, classico (Mozart) e tardo romantico (Bruckner, Mahler, Richard Strauss). Quella importante esperienza è stata trasmessa alla attuale, rinnovata compagine etnea che, ben guidata da Vitali Alekseenock – il quale condivide con il maestro tedesco Eckehard Stier il ruolo di direttore ospite principale dell’orchestra del Bellini – ha eseguito con la giusta coesione tra le sue sezioni e con ammirevole forza espressiva la complessa partitura mahleriana.
Si sa che l’ebreo boemo Gustav Mahler, di bassa statura e dai capelli scurissimi, e il suo amico-rivale, di poco più giovane, Richard Strauss, alto e dinoccolato bavarese dai freddi occhi azzurri, oltre ad essere assai diversi nell’aspetto, svilupparono in direzioni diverse le comuni radici wagneriane; ma è anche noto che entrambi ebbero un modello di pensiero comune nella figura di Friedrich Nietzsche, che tra Otto e Novecento fu il filosofo dominante nell’area culturale tedesca e poi in tutta Europa. Nei poemi sinfonici di Strauss l’ammirazione per il «superomismo» nietzscheano produsse un gigantismo sonoro che va inteso quale atto edonistico di segno positivo, rivolto ad una sorta di autocelebrazione alto borghese. Nel sinfonismo di Mahler la suggestione procurata dal pensiero individualistico di Nietzsche si manifesta con effetti sonori di pari potenza e in dimensioni ancora più estese rispetto ai poemi sinfonici Strauss. Nella Terza Sinfonia, ad esempio, i movimenti sono addirittura sei e il primo di essi dura oltre trenta minuti; ma l’imponente struttura si mostra al suo interno come frammentata dal flusso incessante degli episodi sonori di diverso carattere che la alimentano; episodi di onirico o fiabesco raccoglimento suggeriti dall’amato repertorio romantico tedesco di poesie e di canti popolari, confluiti in Lieder composti dallo stesso Maher; di reminiscenze infantili di bande itineranti o di suoni di tromba provenienti da una vicina caserma; di immersione nei Naturlaute, nei suoni della Natura che l’ orecchio attento del viandante riesce a percepire nei prati, nei boschi o in montagna, insieme ai richiami degli uccelli e di altri animali; e ancora memorie di casuali ascolti di rustiche canzoni eseguite nelle taverne di campagna, o delle volgari musichette degli organetti di strada. Nei progetti di Mahler per la sua Terza Sinfonia tutti questi frammenti sonori, distribuiti e ripresi nei vari movimenti, vanno a comporre un percorso ascendente, lungo il quale il dio Pan risveglia l’Umanità e la guida «fino ad ascendere all’amore di Dio».
Il musicista boemo volle inoltre conciliare una così magmatica ispirazione creatrice con le sue riflessioni esistenziali, influenzate dal pensiero nietzscheano; tanto che nel quarto movimento fa cantare al contralto solistadei severi versi ammonitori, tratti dal Così parlò Zaratustra; e qui si è fatta ammirare l’interpretazione, concentrata e suadente, di Polina Shamaeva. Con il suo enorme, panteistico sforzo di sintesi, Mahler pensava di poter dimostrare come la musica, la sua musica, potesse dare un senso alla condizione umana, svelando agli uomini una luce di Verità. E tuttavia, anche se la Terza Sinfonia si conclude in una fulgida apoteosi scandita dai ripetuti colpi dei timpani, ascoltando il bellissimo Adagio finale ci si sente via via immersi in un’atmosfera colma di nostalgia e di rimpianti, che rivela il disagio esistenziale del musicista dinanzi all’imminente tramonto dell’impero asburgico e dell’intera sua civiltà.
Al termine dei due bei concerti, l’attento e partecipe pubblico del Bellini, che occupa tutti i posti disponibili nei due turni in abbonamento della stagione sinfonica, ha tributato un caloroso e prolungato omaggio a tutti gli interpreti.
Dario Miozzi