BEETHOVEN Die Geschöpfe des Prometheus CIAIKOVSKI Variazioni su un tema rococò per violoncello e orchestra; Sinfonia n.4 Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, direttore Zubin Mehta
Ravello, Villa Rufolo, 16 luglio 2022
Zubin Mehta, alla guida dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, è tornato a Villa Rufolo a Ravello dopo 28 anni dalla sua ultima direzione su quel magico palco sospeso sul mare.
Per il terzo appuntamento della 70esima edizione del Festival, il Maestro indiano ha riproposto un programma che aveva già eseguito a Firenze e a Siena nei giorni precedenti: in apertura l’Ouverture e due estratti (Adagio e Finale) dalla suite Die Geschöpfe des Prometheus di Ludwig van Beethoven; poi le Variazioni su un tema rococò per violoncello e orchestra op. 33 di Ciaikovski, un classico della letteratura per questo strumento, con la partecipazione del violoncellista brasiliano Antonio Meneses; e infine, dello stesso compositore russo, la Sinfonia n. 4 in fa minore, op.36.
Si inizia con una briosa lettura dell’Ouverture e dei due brani della suite per il balletto Die Geschöpfe des Prometheus (Le creature di Prometeo) scritta nel 1800-1801 su commissione del coreografo Salvatore Viganò per alcuni spettacoli con la sua compagnia viennese.
Qui il direttore ha fatto emergere tutta la grazia e la purezza della scrittura beethoveniana, senza mostrare nessun intento per così dire “sinfonico”, cioè senza volere per forza ricomporre le parti in un tutto coerente; ha lasciato invece all’ascoltatore la libertà di elaborare un proprio percorso di ascolto, con il supporto di un’orchestra che ha prodotto un suono meravigliosamente limpido e compatto, senza sbavature.
Il programma è continuato con le Variazioni per violoncello di Ciaikovski, in cui si è unito all’orchestra Antonio Meneses: il solista ha dato del brano, che richiede grande perizia tecnica, una lettura molto lirica ed espressiva, concedendo anche un bis con un brano di Heitor Villa-Lobos.
Dopo l’intervallo, è stato il momento della quarta sinfonia del compositore russo. Mehta ha mostrato di avere con questa pagina una sintonia profonda, coniugando intensità emozionale ed eleganza formale. In questo ha potuto contare sull’apporto dei suoi orchestrali, tutti di livello eccellente, sia per quanto riguarda gli orchestrali di fila che le prime parti. Una compagine affiatata, guidata da una direzione misurata e lucidissima trasmessa con gesti sobri ed essenziali. Alla fine il pubblico ha tributato a Mehta e ai suoi orchestrali una meritata standing ovation.
Lorenzo Fiorito