Un compositore-violinista, un pianista e un violinista: sono Gianfranco Messina, Leonardo Moretti ed Andrea Bacchetti, che domenica 11 aprile alle 17 proporranno un singolare programma concertistico (purtroppo solo in streaming, come d’abitudine in questi tempi pandemici) che unisce una pagina dello stesso Messina a tanti brevi brani, anche di autori italiani, secondo un’abitudine diffusa decenni fa ma oggi non più praticata (purtroppo, si potrebbe aggiungere). D’altronde il concerto è inteso come omaggio a Jascha Heifetz, nato il 2 febbraio di 120 anni fa. E l’occasione è stata propizia per rivolgere qualche domanda ai tre artisti, partendo da Gianfranco Messina.
Maestro, mi parli di questo concerto: quando si svolgerà, quale sarà il programma presentato?
Il concerto di Andrea Bacchetti e Leonardo Moretti verrà trasmesso sulla pagina Facebook “Gianfranco Messina Composer” nel pomeriggio di domenica 11 aprile, alle ore 17: sarà una bella opportunità per un momento di svago e di qualità in tempi in cui molto ci è negato. Lo registreremo prima, non sarà una diretta: vogliamo che la qualità tecnica sia ottimale e lo streaming dal vivo non sempre lo consente.
Il concerto vuole anche essere un omaggio ad Heifetz, a 120 anni dalla nascita; perché?
In questi anni l’attività di Leonardo Moretti è particolarmente diretta alla riscoperta di musica poco eseguita del repertorio violinistico, specie di ambito virtuosistico, alcuni dei quali scritti ad hoc per grandi violinisti del ‘900, proprio come Heifetz. Trovo sia un’idea molto affascinante, che permette di ascoltare sia pezzi scritti su commissione, sia trascrizioni e rielaborazioni, sempre viste sotto la luce del violino virtuoso. Trovo che Moretti sia particolarmente portato a questo stile. E, nel mio piccolo, sono anch’io un violinista che poi si è dedicato alla composizione, creando una sorta di ponte ideale (con le dovute differenze!). Per molti anni ho collaborato col clarinettista Domenico Calia, e quindi mi sono dedicato ai fiati: ma in quel mondo il mio rapporto con lo strumento è sempre mediato dall’esperienza di altri esecutori. Quando invece ho incontrato Leonardo, che mi ha chiesto di scrivere pezzi che prevedessero un allargamento della tecnica violinistica, la sfida mi ha coinvolto anche perché conosco bene lo strumento, avendo un diploma. So cosa si può fare e cosa no, cosa può essere utile rischiare e cosa no.
Quale suo pezzo si ascolterà l’11?
Bacchetti e Moretti hanno scelto un brano di cui ho realizzato sia una versione per violino e orchestra d’archi che una per violino e pianoforte: Mädchen Walzer, scritto per un ballo lo scorso settembre in cui erano in programma diversi valzer di tradizione austriaca e russa. Proprio in quell’occasione ho conosciuto Moretti. Questo brano ben rappresenta il mio stile: nuove tecniche e ricerca strumentale, ma anche un legame forte con la cantabilità di stampo tradizionale. È un brano politonale, tecnica che secondo me serve ad acuire le tensioni insite nel discorso tonale. Ma nella mia produzione ci sono anche pagine atonali: come mi ha insegnato Fabio Vacchi, col quale ho studiato per tre anni, la scelta di tonalità, della dissonanza o dell’atonalità deve essere pensato secondo una logica contemporanea, come diversi colori e diverse possibilità di un linguaggio che oggi, nel 2021, è più che mai sfaccettato.
Mi parlava di nuove tecniche per il violino: di che si tratta?
Proprio con Moretti abbiamo elaborato una raccolta di Studi per violino, in cui ci concentriamo su tecniche come la combinazione di armonici, oppure suonare sotto le corde, toccando intervalli altrimenti possibili, o ancora trilli con uno o due dita nella parte che va oltre il ponticello.
Quali altri insegnanti sono stati decisivi per la sua formazione?
Ho studiato con Lorenzo Tedde, che mi ha insegnato molto sull’artigianato del comporre, l’ordine nel realizzare una partitura, l’importanza del lavoro quotidiano a partire da un’idea originaria; e poi sto studiando ancora con Andrea Portera, compositore molto attivo in ambito fiorentino ma non solo, un vero maestro nell’uso dei fiati. Ma non solo: Portera mi fa lavorare sull’interazione fra tonale e atonale, oppure sull’uso di campi tonali slegati dall’armonia tradizionale, nonché sull’uso del timbro in funzione strutturale. Ogni lezione con lui è un grande arricchimento. Ma non posso dimenticare il breve incontro con Sciarrino, una settimana a Siena: ho ammirato la sua capacità di costruire un’intera partitura, anche lunga e complessa, sulla base di una singola cellula che all’ascoltare distratto può sembrare poco importante. Non scrivo nel suo stile, ma l’incontro mi ha lasciato tanto.
Al violino, come si è detto, suonerà il giovane Leonardo Moretti, il cui profilo possiamo così tratteggiare:
Leonardo Moretti è un violinista ventenne, vincitore del Diapason D’Oro (IT) nel 2019, anno in cui si è esibito presso la Carnegie Hall (NYC). Ha suonato per il Presidente della Repubblica nel 2016 alla Camera, e in Cina per Xi Jinping nel 2018. Premio Abbado 2015, vincitore del 10° Concorso Gianni Rodari, è “Fellow of the Royal Schools of Music”.
Ha frequentato i Corsi di Alto Perfezionamento all’Accademia Chigiana con Boris Belkin (usufruendo di una borsa di studio concessa per merito nell’ambito del Festival “ChigImola Musica”) all’Accademia di Imola con M. Sciarretta, il ‘Corso Breve’ all’Accademia L. Perosi con Ana Chumachenco, il “Garda Music Master” con Viktor Tret’jakov e il “Venice Music Master” con Thomas Christian.
Importanti gli incontri con i maestri della composizione italiana Marcello Abbado e Azio Corghi.
Ha suonato in duo con pianisti di fama internazionale quali Nigel Clayton, C. Weiß, Yumiko Urabe, B. Canino, Stefania Redaelli, Stefania Mormone, C. Frank ed Eric Chumachenco.
“In onore del 120° anniversario della nascita del violinista Jascha Heifetz, statunitense d’adozione, uno dei più grandi artisti del Novecento, saranno eseguiti due suoi brani “d’oltre oceano” di cui ha scritto la parte pianistica, uno brasiliano, l’altro messicano. In onore di Ivry Gitils, penultimo violinista leggendario, morto ahimè lo scorso Natale, eseguiremo invece 2 brani che appartenevano al Suo repertorio, uno dell’inglese Elgar, e la Poupée Valsante“.
Concludiamo, quindi, con un “vecchio amico” della nostra rivista, Andrea Bacchetti
Un partner musicale nuovo per te!
Confermo, e Leonardo Moretti mi ha incuriosito per la sua passione per il repertorio più raro, sia nelle Sonate che nelle pagine brevi. Per questo programma dell’11 aprile abbiamo Pilati, che in pratica trascrive il Capriccio 22 di Paganini, il brano di Gianfranco Messina — che non è per niente facile — ma anche il Tema e finale di Beethoven, Abendklänge di Bruckner (molto bello) e la Danza dei cosacchi di Busoni, un brano di Strauss, la Capricieuse di Elgar. Mi trovo molto bene a suonare con lui: d’altronde nella mia vita sono sempre andato d’accordo, da un punto di vista artistico, con tutti! E negli ultimi anni sempre più violinisti italiani di valore si sono fatti avanti: una cosa molto positiva.
Cosa ne pensi dei concerti in streaming: una necessità?
Come fruitore, mi piacciono molto, ne guardo molti. Come esecutore, ho dovuto in qualche modo cedere anch’io: ora sto proponendo l’integrale del secondo libro del Clavicembalo ben temperato, che ho suonato a Udine e che è stato proposto in tre parti, per non superare il limite dei 50 minuti. La settimana prossima (il 3 aprile) suonerò Mozart a Chiavari, due concerti (K 537 e K 414) ancora in streaming: questa situazione è tragica, e in questo modo cerchiamo di metterci una toppa.
Da quando studi il Clavicembalo ben temperato?
Ho iniziato il 21 dicembre 2019, con la prima lettura del primo pezzo: è un’impresa immane, e l’apprendimento non lo ritengo ancora concluso. L’aspetto più difficile è il dominio del ritmo, il controllo assoluto per arrivare a suonarlo con tempi scorrevoli: ora mi attesto intorno a 2 ore e 10 minuti. Si tratta di un virtuosismo trascendentale, a suo modo: nelle Goldberg è di tipo tastieristico, mentre qui è legato alla complessità del tessuto strumentale. Sono un appassionato ascoltatore, e mi piace fare confronti: la Tureck lo suona in 2h50, Schiff (sempre il mio ideale) in 2h21, mentre Samuel Feinberg addirittura 1h54, con tempi velocissimi (e qualche ritornello in meno). Un virtuosismo demoniaco, di stampo romantico. Mentre Richter è molto veloce nei Preludi e molto lento nelle Fughe. Ma è oltre un anno che soffro con questa musica: mi capita di svegliarmi di notte per verificare eventuali buchi di memoria!
Questo grande lavoro avrà uno sbocco discografico?
Per fortuna sì: non posso ancora fornire i dettagli, ma posso dire che l’ho inciso, sto ultimando l’editing e l’incisione uscirà entro pochi mesi.
Ti dedichi a Bach intensamente da oltre vent’anni: come è cambiato il tuo modo di suonarlo?
Ho cercato costantemente di alleggerire la linea e andare più veloce, ma non per esibizionismo, ma perché mi consente maggiore varietà e leggerezza: il virtuosismo, persino estremo, è un tratto fondamentale della musica barocca, e non è inferiore a quello di Liszt o Chopin. Solo diverso. E certo mi piacerebbe reincidere le Toccate, alleggerendole.
E oltre a Bach?
Ho suonato gli Improvvisi op. 142 di Schubert l’anno scorso e la settimana prossima affronterò, come detto, il K 537 per la prima volta; e ci sono ancora vari concerti di Mozart che vorrei affrontare.
Nicola Cattò