Concerto Inaugurale delle celebrazioni spontiniane (Musiche di Pergolesi e Spontini) Damiana Mizzi, Margherita Maria Sala, Lidia Fridman; Orchestra Giovanile “Luigi Cherubini”, direttore Riccardo Muti
Jesi, Teatro Pergolesi, 16 marzo 2024
Gaspare Spontini è sempre stato un compositore più ammirato e studiato che eseguito: colpa, certo, di uno stile (aulico e neoclassico, almeno nella sua opera più nota, La Vestale) che suona forse un po’ estraneo ai gusti moderni, ma di sicuro anche colpa dell’estremo impegno organizzativo che le sue opere della maturità richiedono per essere adeguatamente allestite, tra fastosità dell’impianto scenico, ruoli vocali di difficoltà notevole, grande rilievo orchestrale e, non ultimo, anche la presenza di balletti. Importante, dunque, che la Fondazione Pergolesi Spontini, nel celebrare i 250 anni dalla nascita del compositore di Maiolati, abbia voluto organizzare una serie di eventi che vedranno la rappresentazione, in autunno, de La Vestale e de I quadri parlanti e che sono stati inaugurati da un preziosissimo concerto guidato da Riccardo Muti, che di Spontini è stato ed è tra gli interpreti più autorevoli. Il programma, aperto da una trasparente e raffinata esecuzione del pergolesiano Stabat Mater (unendo in un unico concerto i due compositori cui è dedicata la Fondazione), ha visto seguire pagine dell’Agnese di Hohenstaufen e de La Vestale e, proprio nel caso della prima opera, ci si è accorti di come lo stile neoclassico e aulico che, da sempre, viene associato a Spontini sia in realtà limitante per l’arte del compositore di Maiolati, che proprio in Agnese (e nell’aria “No, Re del Cielo”, eseguita a Jesi) mostra una cura dell’orchestra che nelle sue maree emotive dimostra che la sensibilità romantica non era affatto estranea all’autore. Sugli scudi, ovviamente, la direzione di Muti a capo dell’Orchestra Giovanile “Luigi Cherubini”; se di Pergolesi si è già detto, in Spontini si è ritrovata la particolare capacità mutiana di innervare di una sottile tensione nervosa gli accompagnamenti orchestrali mantenendo, però, un senso della forma e delle proporzioni impeccabile: l’introduzione alla grande preghiera di Julie “Toi que j’implore” faceva davvero “vedere” un tramonto infuocato sulla Via Appia, con l’aulica classicità delle forme attraversata da nubi di tensione.
Scontata, ma meritata, l’ovazione del pubblico presente, al quale Muti si è anche rivolto al termine della serata ricordando l’importanza e la grandezza dei due compositori marchigiani. Ottime anche le prove dei solisti della serata: Damiana Mizzi, accorsa a sostituire l’indisposta Caterina Sala, e Margherita Maria Sala sono state ottime nello Stabat Mater, accentando e cantando con virtuosismo e lucentezza; in Spontini si è apprezzata la classe di Lidia Fridman, con qualche lieve tensione nelle ampie maree, vocali non meno che orchestrali, dell’aria di Agnese, ma perfettamente a suo agio nel lungo monologo di Julia. Un applauso, infine, anche all’organizzazione della Fondazione Pergolesi Spontini, che sia a Jesi che alla replica di Ascoli Piceno del giorno successivo, non ha ritoccato al rialzo (come ci si sarebbe potuto aspettare) i prezzi dei biglietti.
Gabriele Cesaretti