Odradek Records è un’etichetta discografiche che nasce 10 anni fa con una forte carica idealistico-rivoluzionaria: svincolare dal profitto la pubblicazione della musica, com’è attualmente gestito il mercato delle incisioni in mano alle grandi labels, per riportarlo alla qualità come unico criterio guida. Ne è artefice John Clement Anderson, di Lawrence, Kansas, ma trasferitosi in Italia, cui l’eredità di famiglia permette l’attività filantropica. Ma è un idealista con i piedi per terra, che ci narra la genesi del suo progetto.
Come è nata Odradek Records?
Mia moglie ed io avevamo studiato pianoforte con il Maestro Bruno Mezzena. Cercavamo una casa discografica. Mia moglie voleva incidere Schönberg, io Yves ed Elliott Carter… Credevo ingenuamente che avrei trovato una casa discografica che mi avrebbe messo sotto contratto per realizzare i miei progetti nei seguenti venti anni! Ma, a parte casi rarissimi, non è così. Si deve produrre il master, fare le foto, spesso anche pagare l’etichetta. Molti artisti continuano a farlo perché serve. Come servono agenti e promoter per far uscire recensioni, far crescere il profilo. Come mai è l’etichetta a decidere, mentre l’artista non può nemmeno scegliere con chi suonare? Mi sono detto che il rapporto tra artista ed etichette doveva cambiare e abbiamo deciso di creare una etichetta diversa, immaginando un progetto al quale lavorare part time, che mi avrebbe permesso di continuare a suonare.
Un’etichetta senza scopo di lucro: è giusto che, coperti i costi di produzione, gli ulteriori proventi vadano all’artista. Non guadagniamo nulla con i CD. Anticipiamo il 50% dei costi di produzione e, una volta recuperati, sono gli artisti a guadagnare.
Chi finanzia Odradek?
Io! Ma questo non può durare per sempre. Abbiamo altri progetti nella speranza di riuscire a sostenere l’attività dell’etichetta. Viste le tante etichette no profit e la difficoltà nel vendere i dischi, da noi la decisione sul progetto ed i musicisti spetta agli artisti stessi. Questo si realizza con la presentazione di un demo in forma anonima sulla piattaforma ‘Anonymuze’: appena caricato il brano sulla piattaforma, una mail viene inviata casualmente ad ognuno dei 33 artisti tra i 300 scelti.
Perché 33?
Perché è statisticamente rappresentativo. Inoltre, ricevendo mediamente 10 CD al mese, il lavoro è distribuito.
In media su 10 quanti ne pubblicate?
Forse 4 o 5… In generale le proposte sono di qualità.
Quale repertorio?
Ho studiato musica moderna e contemporanea. Sono molto contento di sostenere progetti di questo repertorio, piuttosto che l’ennesima interpretazione di un pezzo notissimo. Anche se buono, diciamo di no. Ma se è eccezionale, pubblichiamo. Due terzi del nostro catalogo sono di musica del ‘900 e contemporanea.
Registra anche musica non classica?
Nel 2015 abbiamo aperto al jazz, tre anni dopo alla musica world.
Altri campi di azione?
Il progetto di maggior successo è Neumz (da neuma), legato alla musica antica: la registrazione completa del canto gregoriano in un monastero. Più di 10000 brani, 3 anni di registrazione, 6-7 ore al giorno. I salmi si ripetono: prima c’è sempre un’antifona, inni e responsori, elementi che cambiano di giorno in giorno. È un repertorio complesso: si deve conoscere il calendario liturgico; ostico: cantato in latino, con la notazione quadrata, unica traduzione in francese. Per individuare libro e pagina, bisogna conoscere la liturgia…
Mi sono detto: perché non fare un’applicazione che raccolga tutti questi materiali in modo da fornire una chiave? Mia zia, suora benedettina, è stata 8 anni in Benin, uno dei paesi più poveri del mondo. Il canto è uno degli elementi fondanti della comunità, che ha il motto ora et labora. I prodotti in surplus vengono venduti per finanziare la comunità monastica. Ma in Benin i potenziali acquirenti non hanno capacita di acquisto. Perché allora non vendere prodotti digitali ai possessori di iPhone o iPad, che sono consumatori con grande capacità di acquisto? Mia zia rimase colpita dall’idea: d’altronde, la cosa più bella che hanno è il canto gregoriano, che li impegna per 6-7 ore al giorno.
Dove avete fatto le registrazioni?
All’inizio volevo farle in Benin. Avevo organizzato tutto: l’isolamento delle batterie perché non c’è energia elettrica, il trasporto del materiale registrato a cadenza mensile nella capitale dove c’è una connessione internet, microfoni resistenti ai 50 gradi del deserto, alla sabbia del Sahara, ai quattro mesi di piogge ininterrotte con umidità al 100%. Questo alla fine ci ha fermato: le precipitazioni sono talmente rumorose che non si riesce a sentire da un lato all’altro nella chiesa! Quindi abbiamo fatto la registrazione in Francia.
La registrazione è completa, dal primo ufficio alle 5 del mattino, ed i successivi 7 per completare l’ufficio divino. Inoltre la messa quotidiana. Abbiamo registrato tutte le messe per un anno. Purtroppo negli ultimi anni si è abbandonato il Rito tridentino per il novus ordo. I monasteri di clausura hanno una certa libertà. Il progetto lo proposi sette anni fa: tanti ce ne sono voluti per ottenere le autorizzazioni. E tre anni per completare la registrazione. Una suora, ogni mattina, ha premuto il tasto ‘REC’, nel pomeriggio la trasmissione dei dati per mail.
Si possono ascoltare le registrazioni?
Improponibile la pubblicazione di un cofanetto di… 6000 CD! Per renderla accessibile è su una piattaforma ad accesso gratuito: si può ascoltare l’ufficio divino nella cronologia reale, altrimenti è a pagamento per poter scegliere cosa ascoltare. E in una app (per Apple e Android) il testo in latino, traduzione e partitura. 14.000 gli utenti: la maggior parte sono piccole comunità monastiche che hanno chiesto di poterlo usare per gli uffici. Adesso voglio incidere il rito tridentino
Chi è Odradek?
È in un racconto di una sola pagina di Kafka, una creatura misteriosa: non si capisce neanche se è animato o un oggetto nella casa! Un padre di famiglia torna dal lavoro e spesso si rivolge a questo piccolo oggetto che sembra fragile e delicato. Capisce che è sempre stato nella casa e che gli sopravviverà. Chi è Odradek? Che fa? La domanda lo angoscia. Anche noi facevamo all’inizio qualcosa che non sapevamo cosa fosse… abbiamo pensato ad Odradek. Adorno ci ha illuminati. Odradek rappresenta un valore intrinseco: è perfetto in sé, ma non ha un valore tradizionale. Proviamo a vendere dischi, ma vogliamo vendere la musica in modo che non si tradisca il valore stesso. Come si può quantificare una Sonata di Beethoven? Eppure lo facciamo! E speriamo di vendere…
CD o LP o piattaforme digitali?
Amo gli LP ma sono fuori mercato. I CD li facciamo, e bene, ma il mondo delle piattaforme non si può fermare. Ci interessa promuovere la musica e far conoscere i musicisti. Ascoltando una playlist si perde l’identità: non sai di quale composizione hai ascoltato un pezzo, il compositore… È un modo pessimo di ascoltare la musica classica!
Franco Soda