SHOSTAKOVICH Quartetto n. 6 in sol maggiore; Quartetto n. 7 in fa diesis minore; Quartetto n. 8 in do minore Quartetto Prometeo (G. Rovighi, A. Campagnari, D. Waskiewicz, F. Dillon)
Roma, Accademia Filarmonica Romana, Teatro Argentina, 26 gennaio 2023
È il terzo appuntamento di un vasto progetto che l’Accademia Filarmonica Romana ha articolato su tre «stagioni»: l’integrale dei 15 quartetti per archi di Dmitrij Shostakovich (1906-1975). L’esecuzione del progetto è stata affidata al Quartetto Prometeo – Giulio Rovighi primo violino, Aldo Campagnari secondo violino, Danusha Waskiewicz viola e Francesco Dillon violoncello. Due volte premio speciale Bärenreiter al Concorso ARD di Monaco, Leone d’Argento alla Biennale di
Venezia 2012, il Quartetto Prometeo è una delle formazioni più accreditate della scena musicale internazionale e si trova per la prima volta ad affrontare l’intera produzione quartettistica del compositore russo.
Come sottolineato su questo sito a maggio 2022, in occasione del secondo concerto di questa integrale, Shostakovich scrisse quindici Sinfonie e quindici Quartetti d’archi. Con qualsiasi altro compositore questa equivalenza numerica potrebbe ragionevolmente sembrare a prima vista una pura coincidenza. Ma a Shostakovich piacevano gli anagrammi ed i giochi numerici. Scritti fra il 1938 e
il 1974, i quindici Quartetti attraversano una parte importante della storia del Novecento che va dalla seconda guerra mondiale ai primi segni di distensione della guerra fredda. La storia e l’esperienza personale di Shostakovich rivivono e si intrecciano in queste composizioni che diventano preziosa testimonianza di un’epoca storica e di un particolare sentire musicale.
Seguendo l’ordine cronologico di composizione, il Quartetto Prometeo si è cimentato il 26 gennaio 2023 con i tre Quartetti del 1956-1960. Periodo difficile per la vita privata e l’esperienza artistica del compositore: un breve matrimonio con Margarita Andreevna Kainova, concluso da un tormentato divorzio, la fuga all’estero dei suoi grandi amici Mstislav Rostropovič e Galina Višnevskaja, le difficoltà con le alte sfere del mondo musicale sovietico, nonostante il compositore avesse incarichi ed onorificenze sia in Patria sia nel resto del mondo. Queste determinanti aggravarono le tendenze depressive di un autore timido e introverso e si avvertono nei tre quartetti.
Il Quartetto n. 6 in sol maggiore, si compone di quattro movimenti: Allegretto, Moderato con moto, Lento (attacca), Lento — Allegretto. Il primo movimento Allegretto crea uno stato d’animo spensierato usando melodie della scuola materna; nella lettura del Quartetto Prometeo, sotto questa apparente spensieratezza si averte una coltre di malinconia. Il secondo movimento è una danza circolare allegra in mi bemolle maggiore, il terzo movimento una ciaccona in si bemolle minore. Il movimento finale conduce in un complesso Allegretto che mostra l’influenza sia della Suite Lirica di Alban Berg sia di Metamorphosen di Richard Strauss. Segno chiarissimo di quanto, nonostante le restrizioni dovute alla guerra fredda, il compositore avesse piena dimestichezza delle esperienze musicali internazionali. Il Quartetto Prometeo mette in risalto anche l’unica apparizione verticale (come un accordo) delle note re, mi bemolle, do e si naturale suonate allo stesso tempo, ripetuto alla cadenza alla fine di ogni movimento. Di grande livello il pizzicato del violoncello.
Il breve ma molto intenso Quartetto n. 7 in fa diesis minore op. 108 è stato composto nel 1960. A prima vista, il Quartetto presenta caratteristiche piuttosto insolite: da un lato la sua brevità contrasta con quel senso grandioso dell’architettura che anche nella musica da camera Shostakovich ha coltivato; dall’altro, gli elementi di cantabilità che risaltano nella parte centrale (Lento) mostrano una vena lirica molto forte. Il recupero del linguaggio lirico avviene entro un disegno che destina il brano all’espressione quasi autobiografica di una situazione privata. Il Quartetto è dedicato alla memoria della prima moglie del musicista, Nina Vasil’evna Varzar, scomparsa nel 1954. La demarcazione fra i tre movimenti è molto tenue. Ciascun movimento è caratterizzato dalla comparsa di un elemento tematico costante, un gruppo di quattro note corrispondenti a una traslitterazione delle iniziali del nome del compositore, cioè re, mi bemolle, do, si. La formula compare nell’Allegretto iniziale e nell’Allegro conclusivo, nel quale il musicista riprende anzi in blocco i passaggi di apertura, secondo una soluzione tipica del suo stile maturo. L’esecuzione del Quartetto Prometeo ha reso questo lavoro un vero piccolo gioiello.
Esteso ed ampio, invece, il Quartetto n. 8 in do minore, uno dei più eseguiti del ciclo cameristico di Shostakovich. Secondo lo spartito, è dedicato “alle vittime del fascismo e della guerra”; suo figlio Maxim lo interpreta come un riferimento alle vittime di tutti i totalitarismi, mentre sua figlia Galina afferma che lo aveva dedicato a sé stesso e che la dedica pubblicata è stata imposta dalle autorità sovietiche. L’amico di Shostakovich, Lev Lebedinsky, disse che Shostakovich pensava al lavoro come al suo epitaffio e che, in quel periodo, aveva intenzione di suicidarsi.
Il lavoro fu presentato per la prima volta nel 1960 a Leningrado dal Quartetto Beethoven. Nelle note di copertina dell’incisione del Quartetto Borodin del 1962, il critico musicale Erik Smith scrive: “Il Quartetto Borodin ha interpretato questo lavoro per il compositore nella sua casa di Mosca, sperando nelle sue critiche. Ma Shostakovich, sopraffatto da questa bellissima realizzazione dei suoi sentimenti più personali, immerse la testa tra le mani e pianse. Quando finirono di suonare, i quattro musicisti impacchettarono silenziosamente i loro strumenti e uscirono dalla stanza”.
I musicisti del Quartetto Prometeo non hanno pianto il 26 gennaio, ma offerto un’esecuzione estremamente compatta e sentita dei cinque movimenti in cui si articola il brano. L’opera è piena di citazioni che il Quartetto Prometeo non ha mancato di fare rilevare.
Il Teatro era pieno. Grande successo. Alle insistenti richieste di un bis, il Quartetto ha risposto con un breve volo a New York: WED di David Long.
Giuseppe Pennisi