CARRARA Rapimenti d’amore S. Prina, E. Marabelli, L. Izzo, M. D’ Apolito, E. Agati, V. Niccolini, M. Orozco, A. De Gobbi; soggetto e libretto di Davide Rondoni Orchestra del Teatro Coccia, direttore Matteo Beltrami regia e scene Andrea Chiodi costumi Ilaria Ariemme
Novara, Teatro Coccia, 21/11/2021
Nella Firenze di Dante e Cavalcanti si sta per celebrare un matrimonio d’ interesse orchestrato dai rispettivi padri, mercanti amanti del soave tintinnare d’argenti. Alla vigilia delle nozze, Dante si trova coinvolto in un tentativo di rapimento della promessa sposa da parte del suo vero innamorato. Nel mezzo di questi avventurosi frangenti si sviluppa un dialogo sulla vera natura dell’ Amore tra il sommo poeta e Guido Cavalcanti, dialogo che sfocia in un definitivo distacco tra i due. Sullo sfondo la figura di Beatrice, muta. Questa la trama ideata da Davide Rondoni, narrata in un italiano terso, risciacquato in Arno nelle dolci acque della lingua dantesca. L’opera è in quattro piccoli atti e potrebbe vantare nobili ascendenze in Gianni Schicchi, per il linguaggio e per il tono nostalgico e celebrativo della mitica Firenze medievale, dipinta con garbate pennellate neotonali da Cristian Carrara. Egli dimostra gusto nell’ orchestrazione, sempre curata nei minimi dettagli. Mai incline a facili effetti, Carrara si concentra su dinamiche contenute, su effetti di sfumato e su una cantabilità tradizionale e pur non scontata, e qualche volta movimenta il suo discorso con sincopi e figurazioni che potrebbero far pensare che abbia voluto risciacquare il suo stile sulle rive dell’ Hudson, dalle parti di Broadway. Tuttavia si tratta di un rinfresco discreto, quasi pudico. Diretta con precisione e polso fermo da Matteo Beltrami, l’ opera si avvale di una regia pulita ed elegante a cura di Andrea Chiodi, il quale si concede persino una citazione estetizzante da indovinare tra le righe, il Pescatorello di Vincenzo Gemito, reincarnato a sorpresa in un giovane popolano. In bell’armonia con la produzione le luci ed i costumi di Ilaria Ariemme. Cast vocale di buon livello, dai timbri rotondi e visibilmente felice di tornare a calcare il palcoscenico: Sonia Prina espressiva e coinvolgente, qualche volta in leggera difficoltà per l’ insolita tessitura per lei scelta dal compositore, assai grave per un mezzosoprano. Insomma, il Teatro Coccia riesce a farsi perdonare un’ infelice Traviata data in estate nel cortile del Castello di Novara sotto l’ incubo di legioni di zanzare, e vara una produzione che dovrebbe essere offerta con frequenza agli studenti delle scuole superiori, per la sua capacità di rendere palpabile l’ incanto dell’ amore stilnovistico, e di sottrarlo al grigiore dell’ obbligo scolastico. scolastico.
Massimiliano Génot