PAS DE DEUX FOR TOES AND FINGERS – étoile Svetlana Zakharova violino Vadim Repin danzatori Mikhail Lobukhin, Denis Savin, Vyacheslav Lopatin, Jacopo Tissi; Orchestra del Teatro Carlo Felice, direttore Vadim Repin
Genova, Parchi di Nervi, 20 luglio 2021
Nelle estati degli anni sessanta e settanta del secolo passato era consueto vedere le vie di Nervi animate da compagnie di ballo dalla provenienza più disparata, da Étoile internazionali con relativo seguito, da appassionati di danza di ogni età. Gli anni gloriosi del Festival internazionale del balletto, fondato e mosso per ben trentaquattro edizioni dalla passione e dalla competenza dell’indimenticato Mario Porcile, sono probabilmente irripetibili; ma dopo alcuni decenni un po’ travagliati il Teatro Carlo Felice, sostenuto da una serie di partners istituzionali e privati, sta rilanciando in nuova forma la manifestazione estiva col nome di Nervi Music Ballet Festival, nuovamente ambientato nella splendida cornice dei Parchi di Nervi (nel vasto prato antistante Villa Grimaldi, accanto al celebre Roseto) e con un cartellone formato non solo da spettacoli di danza, ma da nuove produzioni anche di natura eterogenea (come il Sogno di una notte di mezza estate da un’idea di Davide Livermore che ha inaugurato il Festival 2021), da dialoghi tra musica e prosa, tra classica e jazz, oltre che da concerti d’impianto più tradizionale, anche di musica «leggera». Per quanto riguarda il balletto, uno degli eventi più significativi è stato senz’altro lo spettacolo Pas de deux for toes and fingers che Svetlana Zakharova e Vadim Repin stanno portando da anni in giro per il mondo, interagendo coi complessi locali: in questo caso gli archi e l’arpa dell’Orchestra del Carlo Felice.
La prima ballerina assoluta del Bol’šoj di Mosca (e unica Étoile attuale alla Scala) non ha un rapporto meramente estemporaneo con Genova: qui infatti ha ricevuto il Premio Tatiana Pavlova, e al Carlo Felice – tra i primi teatri ad ospitarlo – ha presentato in quello stesso 2016 il trittico Amore. Come il titolo dello spettacolo odierno rivela chiaramente, il violino di Repin (che si esibisce con la compagna di vita e d’arte da quasi dieci anni) si alterna e intreccia con la danza, proponendo una varietà di sapori musicali e coreutici che ben si adatta alle atmosfere un poco disimpegnate di un festival estivo: vedi lo scoppiettante e spiritoso finale, su La ronde des lutins di Bazzini e Czárdás di Monti. In questo contesto, la Zakharova ha dimostrato ancora una volta la sua classe e la sua versatilità: nel Pas de deux sul «Grande Adagio» da Raymonda di Glazunov (Petipa rivisto da Asami Maki) è elegantissima, flessuosa, sorridente; nella struggente Danza dei giovani musicisti da Caravaggio, costruita sul monteverdiano «Pur ti miro» (coreografia di Bigonzetti), appare quasi trascendente nell’armonia amorosa, accanto allo statuario Jacopo Tissi; è invece contemporanea e intensa nell’inquieta coreografia di Motoko Hirayama Revelation (su musica di John Williams da Schindler’s list: uno dei due soli brani danzati su base registrata), dove ammiriamo ancora una volta le straordinarie braccia e perfino l’uso espressivo dei capelli di questa autentica fuoriclasse.
Nella pienezza del cantabile (il suono è di una compattezza rara) dei brani in cui interagisce con la sposa, Vadim Repin ha trovato forse la maggiore ispirazione (penso all’«Adagio» di Glazunov o alla «Morte del cigno» di Fokine/Saint-Saëns); ha tuttavia convinto praticamente in tutta l’ampia palette espressiva dei brani proposti, dalla notevole convivenza di virtuosismo e Sehnsucht di Zigeunerweisen di Pablo de Sarasate (che forse presenta un contrasto un po’ troppo marcato con la visceralità di Revelation,proposto a seguire) fino al disimpegno del Divertimento di Igor Frolov, dialogo tra barocco e jazz in cui al violinista di Novosibirsk si è affiancata la spalla del Carlo Felice, Giovanni Battista Fabris. A questo proposito, in generale l’orchestra è sembrata divertirsi davvero nel corso dello spettacolo, e questo è un efficace indicatore della capacità di Repin di rapportarsi al contesto (attestata anche da qualche sapiente indugio volto a disinnescare il disturbo apportato dai treni in passaggio…).
Tra i quattro ballerini che hanno collaborato allo spettacolo, menzione di merito, oltre al citato Tissi, per Denis Savin, che ha saputo legare efficacemente i movimenti un po’ spigolosi studiati da Mauro Bigonzetti per il Progetto Händel.
Roberto Brusotti
Crediti: Marcello Orselli – Teatro Carlo Felice