BELLINI I Puritani J. Pratt, L. Brownlee, F. Vassallo, N. Ulivieri, R. Lorenzi, R. Ortiz, I. Savignano; Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera di Roma direttore Roberto Abbado
Roma, Teatro dell’Opera 23 gennaio 2021
Quali le ragioni per vedere ed ascoltare in streaming questa edizione in forma di concerto che, in pochi giorni, ha totalizzato 20.000 spettatori e, dopo una breve sospensione per motivi amministrativi dal sito del Teatro dell’Opera, sarà di nuovo disponibile all’inizio di febbraio?
In primo luogo, viene offerta l’edizione critica integrale, raramente eseguita (pur se disponibile in alcune incisioni discografiche): in essa si recuperano una più ricca orchestrazione ed alcuni da capo nelle cabalette, e si riaprono tutti i «tagli di tradizione» delle produzioni correnti. Si tratta di circa venti minuti di musica che, da un lato, comprovano come in Bellini l’orchestra non fosse principalmente supporto al Belcanto (come nella stessa Norma ed ancor più nel Pirata che il 5 febbraio sarà proposto dal Teatro San Carlo). In secondo luogo, l’edizione integrale contiene un approfondimento psicologico (specialmente del personaggio di Riccardo) che spesso sembra fare difetto. Infine, una esecuzione in forma di concerto permette di aggirare le trappole di un libretto tra i peggiori messi in musica da Bellini. In quegli anni, pochissimi musicisti potevano scegliere i propri libretti e librettisti, specialmente nei teatri francesi. Era l’impresario a selezionare l’argomento ed il librettista.
I Puritani è un’opera seria in tre atti su libretto di Carlo Pepoli, tratto dal dramma storico Têtes rondes et Cavaliers di Jacques-François Ancelot e Joseph Xavier Boniface, efu composta da Bellini in nove mesi, dall’aprile del 1834 al gennaio del 1835, tempi decisamente lunghi per il periodo, dovuti alla poca esperienza musicale del librettista, un aristocratico «patriota» con ambizioni letterarie. Era una committenza del Théâtre des Italiens di Parigi, dove debuttò il 24 gennaio 1835, otto mesi prima della morte prematura del compositore, avvenuta il 23 settembre dello stesso anno. La vicenda dei Puritani si svolge in Inghilterra intorno al 1650, al tempo della guerra civile fra i seguaci di Cromwell, e quelli degli Stuart, fedeli al Re Carlo I. L’ardua e contrastata passione tra Elvira, figlia del generale dei Puritani, e Arturo, cavaliere degli Stuart, ostacolata dalla gelosia dell’antagonista Riccardo, conduce la giovane alla follia, immersa nei ricordi del suo passato felice, fino al tanto desiderato ritorno dell’amato che, condannato a morte, si salverà all’ultimo momento graziato da un’amnistia generale. Libretto piuttosto improbabile, che pone difficoltà in versioni sceniche. Per superarle, ad esempio, un allestimento del 2008 firmato da Pier’Alli (e portato a Cagliari, Bologna, Palermo, Savonlinna e Tokio, nonché a Palermo nel 2018) situava la vicenda in un contesto astratto ed atemporale. Una celebre produzione con scene e costumi di Giorgio De Chirico, nata al Maggio Musicale Fiorentino e ripresa a Roma nel 1990, rappresentava il conflitto tra Cromwell e gli Stuart come un gioco di carte: lo si può vedere in alcuni immagini dello spettacolo, che aveva Mariella Devia e Chris Merritt come protagonisti e Spiro Argiris sul podio.
Altre produzioni recenti – quella di Opera Lombardia del 2012 e quelle del Maggio Fiorentino del 2015 – hanno optato per un allestimento tradizionale, in cui si tentava di rendere verosimile una vicenda che non lo è. In fin dei conti, I Puritani è soprattutto musica che si può apprezzare forse meglio senza scene e senza costumi.
L’Orchestra del Teatro dell’Opera, era diretta da Roberto Abbado. Ad alcuni ascoltatori, Abbado è parso dirigere un po’ lentamente. Lo è stato se raffrontato con alcuni edizioni live celebri, come quella di Richard Bonynge con i complessi del Teatro Massimo Bellini di Catania e di Riccardo Muti con quelli del Maggio Musicale Fiorentino. Non lo è lo si compara con un’esecuzione di Bonynge del lontano 1963 registrata al Teatro La Pergola di Firenze, con i complessi del Maggio Musicale (e con Joan Sutherland e Pierre Duval come protagonisti) o con quella di Muti del 1980 (con Monterrat Caballé e Alfredo Kraus come protagonisti). Sono due esecuzioni quasi integrali, anche se non utilizzano l’edizione critica. L’ottima orchestra del Teatro dell’Opera di Roma, asseconda pienamente Abbado: spiccano i fiati.
Elvira Valton è il soprano inglese naturalizzato australiano Jessica Pratt. La seguo da quando debuttò al Rossini Opera Festival nel 2011 in Adelaide di Borgogna, sorprendendo il pubblico con la sua brillante vocalità. L’ho ascoltata nei Puritani nella produzione di Opera Lombardia nel 2012 ed in quella del Maggio Fiorentino del 2015. Conosce il ruolo benissimo ed è entrata nella parte al momento stesso in cui si è vista in scena. È un vero soprano drammatico di coloratura, come non ce ne sono moltissimi in giro; la Pratt e Sondra Radvanovsky, che ascolteremo presto al San Carlo nel Pirata, si contendono la successione ideale di Dame Joan Sutherland come interpreti ideali di questi ruoli. Ha sfoggiato gran virtuosismo sin dalla cavatina del primo atto ed è stata struggente ed emozionante nel lungo ed impervio duetto del terzo.
Nei panni di Lord Arturo Talbo il tenore americano Lawrence Brownlee, al suo debutto a Roma. Lo ricordo giovanissimo al Rossini Opera Festival come spericolato tenore belcantista; da allora sono passati circa vent’anni in cui si è visto ed ascoltato molto poco in Italia, perché ingaggiato in altri Paesi europei e soprattutto negli Stati Uniti: al Metropolitan è il Lord Arturo Talbo di riferimento. A 48 anni la sua voce è intatta, i suoi acuti appassionanti (nella cavatina del primo atto e nel duetto del terzo). Ha anche approfondito il legato ed i bemolle; magnifico, infine, il Fa sopracuto nel concertato finale.
Sir Riccardo Forth è interpretato da Franco Vassallo e Sir Giorgio Valton da Nicola Ulivieri. Vassallo dimostra ancora di essere un grande baritono, mentre avrei preferito un Sir Giorgio dal timbro più scuro, anche se Ulivieri sa comunque essere convincente.
Lord Gualtiero Valton era Roberto Lorenzi. Completavano il cast due giovani talenti dal progetto “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma, Rodrigo Ortiz e Irene Savignano rispettivamente nei ruoli di Sir Bruno Robertson ed Enrichetta di Francia.
Il Coro del Teatro dell’Opera, diretto da Roberto Gabbiani, occupa parte della platea e dei palchi con ottimi effetti stereofonici.
La produzione può essere vista ed ascoltata su operaroma.tv e su YouTube (vedi sotto).
Giuseppe Pennisi