Concerto di Christian Tarabbia (organo) e Gruppo Vocale Bequadro, direttore Giuseppe Manzini
Borzonasca (GE), Santuario SS. Crocifisso, 24 agosto 2019
Il Festival «Armonie Sacre percorrendo le Terre di Liguria», organizzato dall’Associazione Rapallo Musica, ha raggiunto il traguardo della ventunesima edizione: integrato dall’anno scorso nell’ambito più ampio del Festival Organistico del Nord Ovest, vi gioca di fatto la parte del leone, inanellando nell’estate del 2019 ben sedici appuntamenti (su ventitré totali del F.O.N.O.) disseminati lungo l’intero arco della regione, da Ventimiglia a Levanto, imperniandosi su alcuni momenti-chiave come la rituale serata con orchestra alla Basilica di Rapallo (di cui abbiamo riferito per Musica in passate edizioni) e, per la prima volta quest’anno, un concerto al Santuario N.S. di Montallegro, uno dei luoghi più significativi del Tigullio, per il culto e non solo.
Di questi appuntamenti l’organo è spesso protagonista unico, ma in diversi casi è impegnato in un dialogo con altri strumenti o con le voci: per il concerto al Santuario del Ss. Crocefisso di Borgonasca, Christian Tarabbia e il Gruppo Vocale Bequadro hanno optato per la formula dell’alternanza, presentandosi insieme soltanto per il primo bis, O salutaris Hostia di Edward Elgar. Nei primi due brani offerti al pubblico, Zum Abendsegen di Mendelssohn e Abendlied di Rheinberger, l’ensemble veronese diretto da Giuseppe Manzini ha subito colpito per le notevoli qualità: intonazione ineccepibile, equilibrio tra le sezioni, qualità di queste ultime e delle singole voci, eloquenza testuale mantenuta per tutte le lingue affrontate lungo il palinsesto. Un programma che ha saputo coniugare qualità e accessibilità, alimentata dal gruppo grazie a un ulteriore elemento di suggestione visiva e sonora: variando cioè la disposizione dei cantori al fine di assecondare la diversa natura dei brani. Per Immortal Bach di Knut Nystedt il coro si è posizionato su tre lati, in pratica circondando il pubblico: questa soluzione permette di conferire una dimensione molto affascinante alla «decostruzione» operata dall’autore norvegese sul corale bachiano «Komm, süßer Tod». Se l’evocazione della Glassharmonica in Stars di Erik Esenvalds è prevista in partitura, e funzionale a costruire il particolare incanto evocativo di questa composizione, nelle pagine per doppio coro che hanno fatto seguito il differente posizionamento di coro piccolo (solisti) e coro grande si è tradotto in una concreta impronta interpretativa. In Ave Maria Angelus Domini di Franz Biebl la collocazione dei solisti in fondo alla chiesa ha conferito un carattere davvero «celestiale» ai loro interventi, mentre in A Hymn to the Virgin di Britten la separazione è immanente nella struttura del pezzo, in quanto il primo coro canta in inglese, il secondo in latino: la disposizione invertita rispetto a Biebl (coi solisti al presbiterio) accentua il carattere responsoriale del brano, con esiti assai suggestivi; pregevole anche la riuscita di Genuit Puerpera di Giovanni Bonato, per il quale gli uomini cantavano di fronte e le donne ai lati del pubblico.
Da parte sua, Tarabbia ha selezionato un gruppo di pagine anch’esse di un certo impatto ma caratterizzate per lo più da un’origine non prettamente organistica, come la Passacaille dall’Armide di Lully (ovviamente nella storica trascrizione per clavicembalo di D’Anglebert), il «Largo» dal Concerto per liuto di Vivaldi (a dire il vero non molto idiomatico in questa versione organistica) o il Grande Offertorio in Do di Donizetti, che pur essendo autografo si basa sulla Sinfonia de La Parisina: una pagina che conserva nella versione organistica un piglio operistico oggi un poco spiazzante, ma assolutamente non inusuale all’epoca, e per la quale è stato assai interessante l’incontro con le sonorità pressoché coeve dell’organo dei F.lli Serassi (1821) che impreziosisce il piccolo Santuario.
Roberto Brusotti