SCHUBERT Ouverture dal Fierrabras D 786; Sinfonia n. 7 in MI D 729 (completata da Dünser/Venzago) BARTÓK Concerto per pianoforte n. 3 in MI pianoforte Ying Li Deutsche Staatsphilharmonie Rheinland-Pfalz, direttore Mario Venzago
Milano, Sala Verdi del Conservatorio, 11 ottobre 2023
È stata una bella inaugurazione quella di mercoledì 11 ottobre per la stagione 2023/2024 della Società dei Concerti, con la pianista Ying Li e la Deutsche Staatsphilharmonie Rheinland-Pfalz, diretta da Mario Venzago. La ventiquattrenne Ying Li è sostanzialmente una musicista del vivaio della Società dei Concerti, che l’ha lanciata due anni fa premiandola nella prima edizione del Premio Internazionale Antonio Mormone (l’edizione in corso, destinata a concludersi nel giugno del 2025, è dedicata al violino) e che continua a sostenerla offrendole importanti possibilità di esibirsi. Cinese di nascita e statunitense di formazione, ha percorso tutte le usuali tappe dei vincitori dei grandi concorsi internazionali, dagli studi al Conservatorio Centrale di Pechino al perfezionamento ai prestigiosi Curtis Institute of Music di Philadelphia e Juilliard School di New York, ma per sua fortuna – e nostra – non suona nello stile impeccabile, anonimo e noioso della maggior parte dei giovani super-talenti sformati anno dopo anno dalla poderosa macchina da guerra delle scuole di perfezionamento e dei concorsi internazionali. Suona lasciando una sua impronta, come ha dimostrato in una pagina ben poco virtuosistica e tutta luci e ombre come il Terzo concerto per pianoforte e orchestra, composto da Béla Bartók quasi sul letto di morte. Sul morbido tappeto sonoro creato dalla Deutsche Staatsphilharmonie Rheinland-Pfalz Ying Li ha declamato il primo tema del Concerto con un tocco incisivo e luminoso ma alieno da durezze e soprattutto lasciandosi andare a un fraseggio arioso e quasi rassegnato, proprio come deve essere per le composizioni degli ultimi anni di Bartók, un fraseggio dalle venature neoclassiche che lei ha reso con un’eleganza leggera e svagata, mettendo molto bene a fuoco ogni dettaglio della partitura. È una pianista attenta, Ying Li, una pianista attenta e lucida nel cogliere il senso profondo che si nasconde dietro la superficie, in questo caso lucida e levigata, delle note. Questo approccio era particolarmente evidente nel secondo movimento, dove è riuscita a far cantare una melodia per sua natura quasi immobile, che si sostanzia in spogli accordi, e ha trovato tra l’alto un’ottima intesa con l’orchestra, merito anche di Mario Venzago, che sul podio sembra fare l’istrione a beneficio del pubblico, ma che alla prova dei fatti fa suonare l’orchestra con molta precisione e trova il giusto equilibrio dei piani sonori. Nel finale Ying Li ha mostrato di possedere un’ottima reattività digitale, per quanto il volume di suono non sia di quelli che lasciano l’uditorio a bocca spalancata, e ha confermato la sua straordinaria capacità di cogliere ogni dettaglio della partitura, soprattutto nella sezione in fugato. Il bis, la parafrasi lisztiana sul Rigoletto, era piena di vezzi e un poco manierata nel fraseggio, ma spumeggiante come una coppa di champagne.
In apertura di serata la Deutsche Staatsphilharmonie Rheinland-Pfalz ha presentato una Ouverture del Fierrabras ben amalgamata nei colori anche se ritmicamente un poco fiacca, mentre nella seconda parte una nuova ricostruzione o per essere più precisi orchestrazione (Schubert ha lasciato lo spartito completo per pianoforte) della Settima sinfonia in MI D 729, curata da Richard Dünser e dallo stesso Venzago, una delle cinque sinfonie incompiute schubertiane alle quali si deve aggiungere l’“Incompiuta” per eccellenza, la Sinfonia in si D 759. La sinfonia in MI D 729 è considerata una chiave decisiva per capire l’evoluzione del sinfonismo schubertiano, ma alla prova dell’ascolto appare essere ben al di sotto delle sinfonie “ufficiali” del catalogo schubertiano. L’orchestrazione della coppia Dünser/Venzago si è rivelata efficace e questa esecuzione milanese è stata priva di macchie, però la Sinfonia in MI scorre dall’inizio alla fine senza infamia e senza lode, visto che la fantasia del compositore non prende mai il volo e gli spunti tematici non vengono sviluppati in modo convincente: in questo caso la “melodia infinita” di Schubert si avvicina molto alla noia. A sottrarre i presenti — solo poco più di metà della Sala Verdi del Conservatorio, ma sul versante del pubblico sono tempi grami per quasi tutte le stagioni concertistiche — ci ha pensato Venzago, proponendo un bis di Johann Strauss assolutamente fuori contesto, ma rigeneratore per la platea e perfetto per chiudere con leggerezza e allegria una serata che era pure sempre un’inaugurazione.
Luca Segalla
Foto: Camilla Borò