BEETHOVEN Sinfonia n. 6 “Pastorale” STRAVINSKIJ La sagra della primavera Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia direttore Myung-whun Chung
Venezia, Teatro La Fenice, 16 dicembre 2023
È fuori discussione che Beethoven, come tutto il cosiddetto classicismo viennese, resti il faro per orchestre e direttori, una costante imprescindibile da cui si dipana la storia della sinfonia. Proprio con Beethoven il concetto sinfonico si espande, sia sotto il profilo strutturale che sonoro in senso stretto. Da tempo non vi rinuncia Myung-whun Chung, nuovamente alla testa dell’Orchestra della Fenice, ed in particolare con la Sesta Sinfonia “Pastorale”, già inclusa nel programma diretto a Ravello l’anno scorso, allora con l’Orchestra di Santa Cecilia (vedi la nostra recensione web del 1° agosto 2022). Il Beethoven di Chung non si scosta più di tanto da certe tradizioni, ovvero non è un Beethoven della ricerca e della rivoluzione formale, che non si apre a nuove vedute, pur restando rigoroso e preciso nell’esplicitare articolazioni ed equilibri, limando il cantabile verso una certa morbidezza di tinte, accogliendo proporzioni prospettiche nelle sonorità tra archi e fiati. È in effetti una Pastorale placida, dove solo il “temporale” incute sprazzi contratti di inquietudine. Natura e tradizioni pagane si infuocano invece nel celeberrimo Sacre di Stravinskij, votato alla continua deflagrazione, dirompente nella lettura di Chung per la dimensione continuamente tagliente e graffiante, ma allo stesso tempo seducente, fra tempi dall’irruenza cinetica violenta, impetuosa, travolgente. Chung – sempre rigorosamente a memoria – ha una capacità di sintesi unica per una partitura così complessa per quanto oramai di repertorio, con cui tiene in pugno l’orchestra come un giocattolo, in una visione a grandi campate, dove l’essenzialità ritmica resta il filo conduttore, mentre la ruvidezza timbrica lascia ampie libertà all’orchestra della Fenice, impegnata in un’esecuzione eccellente, tra le migliori ascoltate. Dinamiche e articolazioni restano compresse in un vortice ineluttabile dal potere magnetico. Ne esce un Sacre totalmente opposto alla Pastorale, permeato da un’autentica visione cupa e opprimente in cui regna un’inesorabile energia distruttiva. Ovazioni, coronate da un inatteso micro-bis di una sezione finale del Sacre, ancora incredibilmente migliore di quanto appena ascoltato, rompendo felicemente una tradizione decennale che alla Fenice escludeva i fuoriprogramma dai concerti in stagione.
Mirko Schipilliti