SCHUBERT Sinfonia n. 8 in si minore “Incompiuta” D 759; Sinfonia n. 9 in do maggiore “La grande” D 944 Le Concert des Nations, direttore Jordi Savall
Verona, Teatro Filarmonico, 3 ottobre 2022
Il percorso che da alcuni anni sta realizzando Jordi Savall – giunto a una maturità musicale avanzata e pare inarrestabile – interrotto a tratti dalla pandemia, lo ha portato ad affrontare in concreti risultati anche inattesi il repertorio classico a partire dall’integrale sinfonica beethoveniana, per giungere a Schubert con la celeberrima Incompiuta e La grande. Non si tratta solo di performance concertistiche e discografiche, ma di veri e propri progetti nati coinvolgendo su strumenti storici musicisti provenienti da tutta Europa insieme alla sua affezionata formazione Les Concert des Nations. Proprio a queste pagine di Schubert è stato dedicato un disco uscito di recente per Alia Vox e una serie di concerti in Europa, avviati al teatro Filarmonico di Verona, in chiusura della stagione sinfonica “Il Settembre dell’Accademia” promossa dall’Accademia Filarmonica.
Va premesso che oggi non esiste un progetto così strutturato portato avanti da un’orchestra su strumenti storici, progetto che – ha ricordato lo stesso Savall in un breve discorso – aspira ad accogliere una buona metà di giovani di provenienza internazionale e una metà complessiva composta da donne, e che ha già iniziato a dedicarsi alle sinfonie di Mendelssohn (l’Italiana in due versioni) e Schumann.
La lettura schubertiana tocca momenti sorprendenti, definendo dettagli apparentemente sfuggenti. Savall dirige pochissimo, non è incisivo o comunicativo, lavora molto prima attraverso lunghe e meticolose prove; in concerto dà le minime indicazioni per lasciare l’orchestra libera aprendo con essa un dialogo continuo. Les Concert des Nations vive di individualità fortissime, compagine composta da musicisti di prim’ordine, che eccellono non solo in momenti solistici, ma anche in sezioni, come quelle dei violini, dal suono tanto compatto e omogeneo, specie in passaggi di notevole difficoltà tecnica, raramente così nitidi, in una straordinaria unità di intenti.
Fin dall’apertura dell’Incompiuta, alcuni accenti si susseguono in inquietanti apparizioni; il secondo tema ci inonda di una leggerezza che spinge verso una dimensione di abbandono e serenità autentica fuori da ogni conflitto, sia timbrico che ritmico o armonio.
Non è solo il contrasto in senso genericamente classico a interessare a Savall, il discorso si infittisce sempre più di particolari, a volte magici, che fatichiamo a ritrovare nella consuetudine di ascolti spesso usurati o cristallizzati. La consolidata abitudine di essere cresciuta nella pratica dell’integrale delle sinfonie di Beethoven in questi ultimi tre anni, ha maturato nell’orchestra equilibri in cui i fiati – ad esempio – hanno assunto precisi ruoli timbrici, con un loro autentico colore. Nell’Andante con moto, ad esempio, tutto risulta calibrato nel minimo dettaglio, fino a cogliere un esemplare e chiaro fraseggiare anche nella sfera del pianissimo. È un’idea – rara – del suonare esattamente insieme in un unico sentire, secondo una cultura dell’ascolto reciproco fondamentale.
Nella Grande l’orchestra si accende di un sinfonismo intenso in cui brillano i fiati, i corni soprattutto, mostrandoci variegate articolazioni; il vibrato negli archi non è mai abolito ma dosato con sapienza, le chiuse di ogni frase portano ventate di freschezza. Uno Schubert che predilige infine una dimensione di raccoglimento, dove il fortissimo volge attratto dal pianissimo in una poetica del dramma interiore. Successo caldissimo con ripetute ovazioni.
Mirko Schipilliti
Foto: Studio Brenzoni