MOZART Requiem in re minore KV 626 L. Bendžiŭnaitė, A. Bonitatibus, M. Schmitt, M. Brook; Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, direttore Trevor Pinnock Ensemble vocale Continuum, direttore del Coro Luigi Azzolini.
Anima Mundi: Cattedrale di Pisa, 14 settembre 2022.
Serata incantevole quella trascorsa nella Cattedrale di Pisa, quella nel centro della Piazza dei Miracoli che ospita anche la famosa Torre pendente, dove Anima Mundi, il Festival della Musica Sacra dell’Opera Primaziale Pisana, lo propone orma da più di vent’anni. Questo è l’anno di Trevor Pinnock, chiamato a dirigere artisticamente la rassegna e, occasionalmente, dal podio.
Nella serata di cui diamo conto, tre brani legati alla liturgia funebre: il Libera me, Domine in re minore per coro, archi e basso continuo di Franz Joseph Haydn, poi l’Ave Verum in re maggiore KV 618 di Wolfgang Amadeus Mozart; infine il capolavoro del programma il Requiem in re minore KV 626 sempre di Wolfgang Amadeus Mozart. I due brevissimi brani hanno permesso al pubblico e all’orchestra di scaldare i muscoli e prepararsi emotivamente alle atmosfere funebri sì, ma anche estremamente espressive del Requiem. Dopo un Haydn accantonato prestissimo, il programma proponeva un Ave Verum che l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento e l’Ensemble vocale Continuum, preparato da un bravissimo Luigi Azzolini, centra con inimmaginabile precisione. Pathos e sensibilità vengono risvegliati da un’esecuzione al limite della perfezione e ogni dettaglio agogico e dinamico corrisponde. Breve ma intensa l’emozione che coinvolge tutto il pubblico e subito dopo, senza soluzione di continuità, ecco entrare in sala i solisti del Requiem. Lauryna Bendžiŭnaitė, soprano; Anna Bonitatibus, contralto; Maximilian Schmitt, tenore; e Matthew Brook, basso. Saranno qualità pura che impreziosirà il quadro.
Un quadro equilibrato e raffinato che viene mano a mano proposto con pennellate di armonia pura disegnate senza alcuna sbavatura. L’Orchestra ha volumi contenuti ed il Coro è precisissimo. Le agogiche sono esili, quasi impalpabili, la composizione si spiega sotto il segno della continuità fra i dodici numeri e nulla la disturba. Ma a dire il vero, soprattutto con il valore assoluto delle voci soliste che si sentono, i brividi non ci sono. Mai uno scarto agogico, mai una dinamica piena. Orchestra e Coro si limitano ad essere pertinenti alle richieste del direttore, ma non presentano affatto le paure e le angosce, le intrattenibili inquietudini che il compositore stava attraversando nei giorni della composizione. Tutto fila dritto, quasi con cautela. I violini si sentono poco e descrivono soltanto marginalmente i dubbi di quei momenti. Anche il Coro, pure perfettamente in tempo, non risuona in quei pieni in fortissimo descritti da Mozart stesso. L’esecuzione prosegue e lascia un po’ di amaro in bocca per quel che si sarebbe, presumibilmente, potuto apprezzare se al timbro e all’agilità ammaliante della voce di Anna Bonitatibus si fossero rivolte quelle attenzioni che il direttore avrebbe potuto lasciarle, o se alla voce possente e piena di Matthew Brook si fosse lasciato un po’ più di spazio. Trevor Pinnock va avanti, e aggiunge una medaglia fra la collezione dei trofei che l’hanno per tanto tempo insignito dell’Ordine dei «pionieri della prassi esecutiva storicamente informata», delle esecuzioni con orchestre dotate di strumenti d’epoca, senza cogliere quella differenza che gli sta davanti, di un’Orchestra giovane e con strumenti attuali e un Coro che è specialista della Musica d’oggi.
Lo spettacolo è stato suggestivo e bellisimo, in quella cornice così non scontata che è la Cattedrale di Pisa, gli applausi sono arrivati copiosi e Anima Mundi edizione 2020 ha dimostrato di essere una delle migliori rassegne di musica sacra in giro per il Paese.
Davide Toschi