STRAUSS Träumerei am Kamin, Vier letzte Lieder op. 150, Sinfonia domestica op. 53 soprano Malin Byström Filarmonica della Scala, direttore Vasily Petrenko
Milano Teatro alla Scala, 30 ottobre 2021
Debutto scaligero inatteso per il direttore russo Vasily Petrenko, quale sostituto di Marc Albrecht, indisposto. L’omonimia con l’attuale direttore stabile dei Berliner Philharmoniker ha prodotto in sala simpatici, e disattesi, commenti entusiastici da parte di coloro che speravano in un clamoroso colpo fortunato. Per l’assiduo frequentatore del Piermarini, invece, sarà parso ancora più arguto ricordare con quale programma, nel 2016, si presentò Kirill Petrenko alla Scala, proponendo, egli, due dei tre brani ascoltati nella serata del 31 ottobre, ossia i Vier letzte Lieder e la Sinfonia domestica.
Tornando alla prova di Vasily Petrenko, in caso di cambio al vertice così a ridosso del concerto, è ovvia una certa indulgenza di fondo nell’ascoltatore. Indulgenza in buona parte ricompensata dall’esecuzione, d’indubbio livello virtuosistico da parte della Filarmonica scaligera, con equilibri di notevole spessore per tutta la sezione degli ottoni, esposta, come è noto in Strauss, ad un ruolo principale, sia dal punto di visto melodico che interpretativo. Nessuna sbavatura, timbri luminosi, accorata dolcezza dove occorre, soprattutto nell’idilliaco Träumerei am Kamin, sfrontata sicurezza nella ricca Sinfonia domestica. Prova accomunata, per qualità, dagli archi, puntuali, caldi, vibranti e dalle parti soliste.
Nei Vier letzte Lieder, invece, l’ascolto è risultato frammentato dagli applausi fuori luogo al termine di ogni numero e da un generico scollamento tra l’interprete Malin Byström e il direttore. Dove Petrenko ha offerto una lettura molto teatrale, quasi operistica, accentuando soprattutto i timbri orchestrali, rarefacendo la tessitura per aiutare il soprano nei gravi, ma senza nulla aggiungere in termini interpretativi ad una partitura che, resa così, regala solo l’ascolto d’una pagina di bellezza stupefacente, perdendo di vista quello sguardo retrospettivo di tutto un lungo percorso che dai primi anni del compositore, accompagna lo stesso al suo ultimo porre lo sguardo verso la vocalità da lui tanto amata. Malin Byström interpreta, invece, da liederista, con una acuta attenzione verso la parola, il suo saperla porre in un contesto sinfonico ricco di rimandi tra il testo poetico e la parte vocale.
Notevole successo finale per la Byström, soprano dal registro medio-acuto saldo e per Vasily Petrenko, sorretto da una Filarmonica della Scala in grande spolvero.
Emanuele Amoroso