RACHMANINOV Lieder soprano Asmik Grigorian pianoforte Lukas Geniušas
Napoli, Teatro di San Carlo, 1° dicembre 2024
Il recital che Asmik Grigorian ha dedicato alle romanze di Sergej Rachmaninov si è dimostrato una straordinaria immersione nella musica vocale da camera del compositore russo, naturalizzato statunitense. La cantante ci ha proposto un programma di sedici Lieder, con cui ha disegnato un arco emotivo variegato, in cui si alternavano momenti di inquieta malinconia a attimi di luminosa tenerezza.
La cantante ha scelto, come sempre fa nei suoi concerti, di presentarsi con un abito pudico, niente affatto vistoso, quasi claustrale, a differenza delle abitudini della maggior parte delle sue pur raffinate colleghe, come a voler concentrare l’attenzione del pubblico solo sulla parte più intima e spirituale del canto.
La sua voce è un mirabile esempio di versatilità, con una emissione raffinata e fluida che le consente passaggi di registro e di intensità drammatica senza increspature, con un equilibrio perfetto tra dizione e musicalità. La sua vocalità naturalmente “slava” si sposava perfettamente con i versi di Puškin, Aleksej Tolstoi, Mej, e degli altri poeti messi in musica da Rachmaninov.
In questi Lieder, romanticamente introspettivi, la Grigorian ha saputo trovare un delicato bilanciamento tra intensità drammatica e finezza esecutiva. Con il suo timbro caldo e profondo, color d’oro brunito, la linea di canto agile e potente, capace di fraseggi delicatissimi, ma di grande intensità espressiva, la Grigorian ha percorso le partiture con una aderenza che andava al di là dei confini della mera tecnica, per abbracciare una dimensione dell’interpretazione che si può dire, senza tema di apparire iperbolici, al limite del trascendentale.
In tutte le composizioni, il soprano ha dato una ulteriore prova della eccezionale gamma espressiva di cui dispone. Fin dall’avvio, con “Non cantare, bella fanciulla”, ha rivelato la sua natura di interprete fuori dal comune; ma anche in lavori brevissimi, come “Tutto mi ha tolto”, ha mostrato la sua capacità di scavare in profondità nelle emozioni umane. In brani come “Tutto mi ha tolto”, “Oh, non rattristarti”, “Com’è bello qui”, “Ti aspetto”, “Crepuscolo”, ha saputo esplorare le sfumature più sottili del testo, trasformando ogni Lied in un microcosmo emotivo; è una grande attrice, oltre che formidabile cantante, come ha dimostrato nella Rusalka che nel contempo sta portando in scena sullo stesso palcoscenico (qui la recensione).
Al pianoforte, Lukas Geniušas si è mostrato in sintonia quasi simbiotica con la cantante. La sua capacità di adattarsi alle diverse sfumature emotive è emersa negli accompagnamenti ai Lieder, ma si è palesata anche nei suoi quattro interventi da solista: l’Hopak (una danza popolare ucraina) dall’opera La fiera di Soročincy di Modest Musorgskij, il celebre “Volo del calabrone” di Rimskij-Korsakov, e due Preludi di Rachmaninov (Op. 32 n. 12 in Sol diesis minore e Op. 32 n. 13 in Re bemolle).
I lunghissimi applausi finali, culminati con la concessione di due bis da parte della cantante, hanno testimoniato il profondo coinvolgimento del pubblico in una esperienza di ascolto che si può definire per certi versi assolutamente unica.
Lorenzo Fiorito
Foto: Luciano Romano